LA FESTA DELLA LIBERTA’ CHE NASCE DALLA MISERICORDIA
https://youtu.be/9aPUvznhRVk
“Bisognava far festa”. Ma dov’รจ la festa nella nostra vita? Shows televisivi, discoteche, e alcool e droghe, e fine settimana sulla neve, e le liturgie delle domeniche allo stadio, e compleanni per stupire, e molto altro per ritrovarsi a festeggiare senza festa, mentre la vita rimane un angolo buio rischiarato ad intermittenza.
L’incombere della fine, della morte, infatti, non ci abbandona neanche nei momenti piรน lieti: “Ora, soltanto se cโรจ una risposta alla morte, lโuomo puรฒ essere veramente contento. Ma, se esiste questa risposta, allora รจ essa lโeffettiva e valida autorizzazione alla gioia, ciรฒ che puรฒ veramente costituire il fondamento di una festa” (Joseph Ratzinger). Proprio la risposta alla morte รจ il cuore del vangelo di oggi, espressa nella gioia del ritrovamento del figlio da parte del Padre. Il figlio piรน giovane cercava la pienezza della vita, e per questo ha tagliato con suo padre allontanandosi dalla sua casa. Si รจ avviato perรฒ su un cammino che lo ha condotto alla morte. S’era perduto progressivamente esaurendo l’ereditร ricevuta, perdendo con essa la sua identitร , al punto di non riconoscersi piรน neanche come figlio. In casa lo era, poteva aprire il frigorifero e mangiare a sazietร , la sua dignitร di figlio ne costituiva l’essere e il ruolo, era ed ora non รจ piรน. E’ morto. Ma quello che a prima vista sembra un esito tragico e definitivo, si rivela il momento decisivo per il suo cuore inquieto. La ricerca della felicitร si infrange sulla rivelazione cruda e amara della menzogna che lo aveva sedotto. Ritrova cosรฌ un brandello della propria dignitร , e una consapevolezza misteriosa lo fa sperare d’essere riaccolto. E rientra in se stesso. La misericordia di Dio non lo aveva abbandonato, era lรฌ accanto a lui, non lo aveva limitato, aveva rispettato la sua libertร , anche a costo di vederlo precipitare nell’inferno. Il Padre non aveva smesso un istante di essere padre, anche mentre il figlio aveva rifiutato di essere figlio; ma, per quanto egli si fosse allontanato sfigurando la somiglianza con suo padre, era comunque rimasto suo figlio: proprio perchรฉ libero era figlio, anche se ha usato la libertร per farsi e fare del male: figlio libero di un Padre libero. E’ questo il piรน grande paradosso che rivela l’essenza del cristianesimo: nell’abisso del male provocato dalla perversione della libertร appare piรน fulgido l’immutabile amore di Dio. Proprio perchรฉ creato a immagine e somiglianza del Dio libero, accanto al proprio compimento nell’amore, all’uomo si presenta sempre anche la possibilitร di peccare interpretando e usando perversamente della libertร che lo fa somigliante al Creatore; come รจ accaduto ai progenitori, creato per amare nella libertร di chi nulla difende, sedotto dal demonio, l’uomo puรฒ peccare, “fallire il bersaglio” secondo l’etimologia ebraica del termine, difendendosi e chiudendosi agli altri per soddisfare le concupiscenze della carne. Ma se l’uomo รจ stato libero di rivolgersi contro il suo Creatore, Dio รจ libero di amarlo ancor di piรน, di guardarlo con una piรน grande misericordia, e con essa, strapparlo al destino di morte che si รจ preparato. Lo sguardo del padre che, nell’attesa, scrutava alla finestra il ritorno del figlio prodigo, era andato ben oltre l’orizzonte dove giunge l’occhio umano. Come la nube della Presenza-shekinร di Dio aveva accompagnato il Popolo sui sentieri dell’esilio, quello sguardo d’amore e gravido di misericordia aveva accompagnato il figlio con una pazienza a noi sconosciuta. La misericordia di Dio, infatti, non ha misura, supera infinitamente quella dei farisei, i piรน puri e intransigenti religiosi, ai quali la parabola era rivolta. Essa risplende negli occhi del Padre che erano sempre stati fissi su quel suo figlio perduto, sino a farsi in lui memoria e nostalgia proprio mentre scendeva in quel letamaio dove era precipitata la sua vita. “Rientrando in se stesso” il figlio ritrova la traccia di quell’amore, un’ombra forse di quello sguardo paterno che lo attirava a sรฉ. Confuso nel deserto della sua anima, il ragazzo percepisce la voce paterna che parla al suo cuore e lo fa “levare”, risuscitare secondo l’originale greco, per tornare da lui. Non si riconosce piรน come figlio, ma riconosce il Padre. Di se stesso aveva ritrovato solo quell’ultimo brandello di dignitร che lo legava alla vita, ma tanto รจ bastato. Non era importante chi e che cosa egli fosse diventato, quanto chi era suo Padre. Risuscitato dall’inferno il figlio si pone allora in cammino, sospinto nella conversione dalla memoria paterna riaccesa in lui dalla Grazia. E in quel cammino, a che punto non ci รจ dato sapere perchรฉ esso รจ quello pensato e diverso per ciascun uomo, il Padre accorre ad abbracciare e accogliere “il figlio smarrito e ritrovato, morto e ritornato in vita”. In quell’abbraccio di misericordia si compie e materializza quello invisibile che lo aveva accompagnato istante dopo istante, impercettibile perchรฉ rispettoso della libertร del figlio. Tutti noi siamo questo figlio ferito, perduto e ritrovato perchรฉ egli รจ, innanzi tutto, immagine del Figlio di Dio crocifisso e trafitto da ogni peccato, perduto nell’oscuritร della tomba, ritrovato nella risurrezione. Il Padre lo ha atteso al ritorno dagli inferi, e in Lui ha riabbracciato ciascuno di noi. La Madre, la Vergine Maria sotto la Croce, lo ha atteso, seguendolo nel suo strazio, e una spada a trapassarle l’anima senza perรฒ cancellare in Lei la certezza della risurrezione, come la Chiesa che ci segue senza disperare mai della nostra salvezza, anche quando non vogliamo avere nulla a che fare con lei. Nella Comunitร dei figli perduti e ritrovati possiamo contemplare l’opera della misericordia di Dio capace di riaccendere la memoria della nostra identitร ; attraverso l’ascolto della Parola e della predicazione, i sacramenti e la dolcezza della comunione con i fratelli, possiamo “levarci” dalla morte, dal peccato e dal fallimento. In questo cammino di ritorno impariamo a vivere ogni relazione, ad essere padri e madri, figli, sposi e spose, amici, fidanzati: con gli occhi del cuore e della mente incollati invincibilmente su chi ci รจ vicino e si allontana, ci rifiuta, nelle piccole come nelle grandi cose, per seguirlo con amore e misericordia; senza smettere di riconoscere in lui l’identitร di figlio libero di un Padre libero; senza dimenticare l’amore nel quale siamo stati riscattati e perdonati noi per primi, per attendere con pazienza la sua conversione, fosse anche sino all’ultimo istante della vita, nella speranza che รจ certezza della vittoria di Dio su ogni peccato. Siamo chiamati a guardare tutti con il cuore immerso nella festa del perdono paterno, sperando e desiderando per chi ci รจ accanto la stessa gioia che non ha fine, riconoscendo nei loro passi il cammino che ad essa conduce, accompagnando l’abbraccio misericordioso e paziente del Padre che non abbandona nessuno.
[toggle title=”LEGGI IL BRANO DEL VANGELO” state=”close”]
- Pubblicitร -
Lc 15, 1-3. 11-32
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: ยซCostui accoglie i peccatori e mangia con loroยป. Ed egli disse loro questa parabola:
ยซUn uomo aveva due figli. Il piรน giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio piรน giovane, raccolte tutte le sue cose, partรฌ per un paese lontano e lร sperperรฒ il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciรฒ a trovarsi nel bisogno. Allora andรฒ a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandรฒ nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornรฒ in sรฉ e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerรฒ, andrรฒ da mio padre e gli dirรฒ: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono piรน degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzรฒ e tornรฒ da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettรฒ al collo e lo baciรฒ. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono piรน degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito piรน bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perchรฉ questo mio figlio era morto ed รจ tornato in vita, era perduto ed รจ stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udรฌ la musica e le danze; chiamรฒ uno dei servi e gli domandรฒ che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello รจ qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perchรฉ lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignรฒ, e non voleva entrare. Suo padre allora uscรฌ a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che รจ tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciรฒ che รจ mio รจ tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perchรฉ questo tuo fratello era morto ed รจ tornato in vita, era perduto ed รจ stato ritrovato”ยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
[/toggle]
