Commento al Vangelo del 17 Novembre 2019 – p. Fernando Armellini

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Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 17 novembre 2019.
Se sei interessato a tutti i sui commenti al Vangelo, puoi leggerli qui.

Coraggio, alzate il capo!

Quando si verificano sconvolgimenti politici, quando ci sono guerre, fame, pestilenze e la situazione di miseria diviene intollerabile, si diffondono facilmente dicerie sulla fine del mondo. Per dar credito alle loro farneticazioni, gli adepti delle sette fondamentaliste si rifanno anche ad alcuni testi biblici. Il piรน citato รจ il seguente: โ€œNegli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dallโ€™orgoglio, attaccati ai piaceri piรน che a Dioโ€ (2 Tm 3,1-4).

Queste situazioni di disagio si riscontrano in ogni epoca, perciรฒ chi vuole fare previsioni sulla fine del mondo non ha difficoltร  a stabilire delle date. รˆ ciรฒ che fanno i Testimoni di Geova.

Gli ultimi tempi per gli autori del NT non sono quelli che verranno fra milioni dโ€™anni, ma quelli in cui stiamo vivendo, quelli che sono iniziati con la Pasqua.

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Non รจ facile capire il senso di ciรฒ che sta accadendo in questi ultimi tempi. I nostri occhi sono come velati, appannati. Troppe realtร  rimangono avvolte nel mistero: disgrazie, assurditร  inspiegabili, contraddizioni, segni di morte. Difficile scorgere un progetto di Dio in tutto questo.

Impiegando un linguaggio e delle immagini apocalittiche, Gesรน vuole togliere il velo che cโ€™impedisce di vedere il mondo con gli occhi di Dio. Quando egli sembra annunciare la fine del cosmo, non sta riferendosi โ€œallaโ€ fine del mondo, sta aiutandoci a capire โ€œilโ€ fine del mondo.

Apocalisse non significa catastrofe, ma rivelazione, svelamento.

Abbiamo bisogno che la parola di Cristo ci illumini e, fra gli sgorbi tracciati dagli uomini, ci permetta di scorgere i tratti del capolavoro che il Signore sta dipingendo.

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œSignore stammi vicino, ho posto in te la mia speranzaโ€.

Prima Lettura (Ml 3,19-20)

Cosรฌ dice il Signore: 19 โ€œEcco, sta per venire il giorno rovente come un forno.
Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno venendo li incendierร  โ€“ dice il Signore degli eserciti โ€“ in modo da non lasciar loro nรฉ radice nรฉ germoglio.
20 Per voi invece, cultori del mio nome, sorgerร  il sole di giustizia con raggi benefici e voi uscirete saltellanti come vitelli di stalla.

Il profeta Malachia vive in un tempo molto difficile. Gli esuli deportati a Babilonia nel 587 a.C. sono tornati ormai da parecchi anni. Si sono fidati delle parole dei profeti che avevano assicurato un regno di pace e di giustizia, eccoli invece in una societร  dove i furti, i soprusi, le violenze contro i deboli non accennano a diminuire. Ci sono tutte le ragioni per perdere la fiducia in Dio e nei mediatori della sua parola, i profeti. Alcuni cominciano a manifestare apertamente la loro delusione e il loro sconforto: โ€œรˆ inutile โ€“ dicono โ€“ servire Dio. Che vantaggio riceviamo dallโ€™aver osservato i suoi comandamenti o dallโ€™aver camminato in lutto davanti al Signore degli eserciti? Dobbiamo invece proclamare beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano e, pur provocando Dio, restano impunitiโ€ (Ml 3,14-15).

Malachia sente questo genere di discorsi e non sโ€™indigna. Capisce che quando si ha il cuore amareggiato ci si sfoga in questo modo. Capisce che il popolo non ha bisogno di rimproveri, ma di parole di consolazione e di speranza, per questo cerca di infondere coraggio. รˆ vero โ€“ dice โ€“ che le circostanze sono drammatiche, ma non si puรฒ vacillare, bisogna continuare fedeli al Signore e presto si vedrร  la differenza fra il giusto e lโ€™empio, fra chi serve Dio e chi non lo serve (Ml 3,18).

รˆ a questo punto che inizia la nostra lettura.

โ€œSta per venire โ€“ annuncia Malachia โ€“ il giorno rovente come un fornoโ€ฆโ€ (v.19). Il Signore ha deciso di colpire i malvagi e di far trionfare i giusti, sta per provocare un grande incendio, sta per inviare un diluvio di fuoco, terribile. Coloro che commettono ingiustizia saranno bruciati come paglia, mentre per i giusti โ€œsorgerร  il sole di giustizia con raggi beneficiโ€ (vv.19-20).

Altri profeti hanno parlato di questo sconvolgimento cosmico e allโ€™immagine del fuoco ne hanno aggiunte altre. Hanno detto: nel momento del passaggio dal mondo antico al mondo nuovo, il sole e la luna cesseranno di dare la loro luce e le stelle cadranno (Gl 2,10-11); quello sarร  un giorno dโ€™ira, di angoscia, di afflizione, di rovina, di sterminio e gli uomini tremeranno dallo spavento (Sof 1,14-18).

Cosa significano queste espressioni drammatiche? Si tratta di immagini o, come sostengono i seguaci di certe sette, di informazioni su ciรฒ che accadrร  alla fine del mondo?

Di questi cataclismi, di queste catastrofi si parla non solo nellโ€™Antico e nel Nuovo Testamento, ma soprattutto nella cosiddetta letteratura apocalittica che ha raggiunto il suo apice proprio al tempo di Gesรน e degli apostoli.

Si tratta di immagini colorite che sarebbe ingenuo e fuorviante interpretare alla lettera.

Lโ€™ira di Dio non รจ che unโ€™espressione del suo incontenibile amore. Con questo antropomorfismo โ€“ molto frequente nella Bibbia โ€“ il profeta vuole mettere in risalto la passione del Signore per il suo popolo che sta soffrendo, vuole ricordare a tutti la serietร  del suo amore, il suo coinvolgimento nel patto che lo lega allโ€™uomo e, infine, la sua vittoria contro ogni male, contro ogni ostacolo che si frapponga alla sua opera di salvezza.

Il fuoco non รจ appiccato alle persone, ma scagliato contro tutto ciรฒ che impedisce allโ€™uomo di vivere: lโ€™ingiustizia, lโ€™invidia, la bramosia di arricchire, gli odi, le violenze, la corruzione morale.

Il fuoco รจ lโ€™immagine dellโ€™intervento di Dio nel mondo per porre fine ad ogni forma di male. Come nessun filo dโ€™erba secca puรฒ sfuggire alle fiamme, cosรฌ nessuna forma di male โ€“ dice il profeta โ€“ potrร  sottrarsi allโ€™intervento purificatore e salvatore di Dio.

Il messaggio di questa prima lettura, pertanto, non รจ di paura, ma di consolazione e di speranza.

Quando Malachia afferma che gli empi saranno distrutti, non sta affermando che il Signore un giorno punirร  severamente i cattivi scagliandoli nelle fiamme dellโ€™inferno.

Il suo fuoco annienta, come paglia, non gli uomini, ma il male che รจ in ogni uomo.

Il popolo che ha ascoltato questo messaggio incoraggiante e forse lo stesso Malachia pensavano a un intervento risolutore di Dio immediato o a breve termine.

Non accadde nulla.

Ci saremmo allora aspettati che gli israeliti, delusi, avessero accantonato tutti questi oracoli di bene considerandoli abbagli, allucinazioni, sogni di profeti illusi, invece li hanno conservati e hanno continuato ad attendere con fiducia incrollabile la venuta del โ€œgiorno rovente come un fornoโ€ e lโ€™apparizione del โ€œsole di giustiziaโ€.

Alla luce della Pasqua, oggi siamo in grado di rileggere e di comprendere questi testi.

Il sole di giustizia รจ Gesรน, il giorno rovente come un forno รจ quello della sua morte e risurrezione, il fuoco che distruggerร  tutto il male รจ lo Spirito che egli ci ha inviato, รจ la sua Parola, il suo Vangelo che ha giร  cominciato a rinnovare la faccia della terra.

Il mondo nuovo, il regno di Dio, รจ in mezzo a noi, anche se dovremo attendere la fine per verificare il pieno trionfo del bene nel cuore di ogni uomo.

Seconda Lettura (2 Ts 3,7-12)

Fratelli, 7 sapete come dovete imitarci: poichรฉ noi non abbiamo vissuto oziosamente fra voi, 8 nรฉ abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi. 9 Non che non ne avessimo diritto, ma per darvi noi stessi come esempio da imitare. 10 E infatti quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare neppure mangi.
11 Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. 12 A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesรน Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace.

Nella comunitร  di Tessalonica si stavano diffondendo dicerie pericolose: alcuni cristiani fanatici affermavano che questo mondo era ormai giunto alla fine e che Gesรน stava per tornare e dare inizio ad un mondo e ad unโ€™umanitร  nuova. Queste insensatezze derivavano da presunte visioni e da rivelazioni che qualcuno sosteneva di avere ricevuto da Dio.

Le storie che questi esaltati mettevano in circolazione turbavano notevolmente la comunitร .

Alcuni si erano convinti che, essendo imminente il ritorno di Cristo, non valeva la pena di continuare a lavorare. Perdevano tempo in pettegolezzi e vivevano alle spalle degli altri, gettando nel discredito e nel ridicolo tutti i credenti (v.11).

La situazione diveniva sempre piรน preoccupante e scandalosa.

Paolo fu costretto a intervenire.

Nellโ€™ultima parte della sua seconda lettera richiama decisamente i Tessalonicesi. Ricorda loro anzitutto lโ€™esempio della sua vita: io non sono mai stato un fannullone โ€“ dice โ€“ non sono mai stato di peso a nessuno; ho annunciato il Vangelo gratuitamente e non ho accettato elemosine. โ€œBen sapeteโ€ฆ che ho lavorato con fatica e sforzo, giorno e notte, per non essere di peso ad alcuno di voiโ€ (v.8).

Lโ€™indipendenza economica รจ un motivo di grande orgoglio per Paolo che piรน volte nelle sue lettere ritorna sullโ€™argomento (1 Ts 2,9; 1 Cor 4,12; 2 Cor 11,7-10; 12,13-18). Agli anziani di Efeso dice: โ€œNon ho desiderato nรฉ argento, nรฉ oro, nรฉ la veste di nessuno. Voi sapete che alle necessitร  mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie maniโ€ (At 20,33-34).

Dopo aver presentato lโ€™esempio della propria vita, Paolo cita ai tessalonicesi un proverbio popolare: โ€œChi non vuol lavorare neppure mangiโ€ (v.10) e, una volta ancora, ricorda ai cristiani la necessitร  di vivere del proprio lavoro (v.12).

Il โ€œmondo nuovoโ€ รจ un dono di Dio, ma per essere costruito ha bisogno dellโ€™impegno dellโ€™uomo.

Chi non lavora, chi non mette a disposizione dei fratelli tutte le sue capacitร  non collabora alla costruzione del regno di Dio.

Vangelo (Lc 21,5-19)

5 Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesรน disse: 6 โ€œVerranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterร  pietra su pietra che non venga distruttaโ€. 7 Gli domandarono: โ€œMaestro, quando accadrร  questo e quale sarร  il segno che ciรฒ sta per compiersi?โ€.
8 Rispose: โ€œGuardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: โ€œSono ioโ€ e: โ€œIl tempo รจ prossimoโ€; non seguiteli. 9 Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarร  subito la fineโ€.
10 Poi disse loro: โ€œSi solleverร  popolo contro popolo e regno contro regno, 11 e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. 12 Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. 13 Questo vi darร  occasione di render testimonianza. 14 Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15 io vi darรฒ lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, nรฉ controbattere. 16 Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; 17 sarete odiati da tutti per causa del mio nome. 18 Ma nemmeno un capello del vostro capo perirร . 19 Con la vostra perseveranza salverete le vostre animeโ€.

Luca scrive il suo Vangelo verso lโ€™anno 85 d.C.: nei cinquantโ€™anni che sono trascorsi dalla morte e risurrezione di Gesรน sono accaduti fatti tremendi. Ci sono state guerre, rivoluzioni politiche, catastrofi, il tempio di Gerusalemme รจ stato distrutto, i cristiani sono vittime di ingiustizie e persecuzioni.

Come spiegare avvenimenti tanto drammatici?

Qualcuno ricorre alle parole del Maestro: โ€œVi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificantiโ€ฆ metteranno le mani su di voiโ€ (vv.11-12). Ecco la spiegazione! โ€“ si comincia a dire โ€“ Gesรน aveva previsto tutto.

Le disgrazie (specialmente la distruzione del tempio di Gerusalemme) sono segni della fine del mondo che si avvicina e del Signore che sta per tornare sulle nubi del cielo.

Il Vangelo di oggi vuole rispondere a queste false attese e corregge lโ€™interpretazione errata che alcuni davano alle parole del Maestro.

Giร  allora il suo linguaggio apocalittico si prestava ad essere frainteso.

Esaminiamo il brano nei dettagli.

Alcune persone si accostano a Gesรน che si trova nel tempio e lo invitano ad ammirarne la bellezza: le enormi pietre di calcare bianco squadrate in modo perfetto dagli operai di Erode, le decorazioni, gli ex-voto, la vite dโ€™oro che pende dalle pareti del vestibolo e che si estende sempre piรน attraverso i tralci offerti dai fedeli, la facciata ricoperta di placche dโ€™oro dello spessore di una monetaโ€ฆ Con ragione i rabbini sostenevano: โ€œChi non ha visto il tempio di Gerusalemme non ha contemplato la piรน bella fra le meraviglie del mondoโ€.

La risposta di Gesรน รจ sorprendente: โ€œDi tutto quello che ammirate non resterร  pietra su pietraโ€. Stupiti allora gli chiedono: โ€œQuando accadrร  questo e quale sarร  il segno che ciรฒ sta per compiersi?โ€ (vv. 5-7).

Gesรน non puรฒ specificare la data: non la conosce, come non conosce il giorno e lโ€™ora della fine del mondo (Mt 24,36). Egli non รจ un mago, un indovino, per questo non risponde.

Come mai Luca introduce questo episodio? Lo fa per una sua preoccupazione pastorale: vuole mettere in guardia le sue comunitร  da chi confonde i sogni con la realtร . Alcuni esaltati attribuivano a Gesรน predizioni che erano soltanto frutto di speculazioni stravaganti.

Lโ€™evangelista invita i cristiani a smettere di inseguire fole ed a riflettere sullโ€™unica cosa che deve interessare: cosa fare, concretamente, per collaborare allโ€™avvento del mondo nuovo, del regno di Dio.

I โ€œfalsi profetiโ€ hanno sempre rappresentato un pericolo serio per le comunitร  cristiane e Luca ricorda che anche Gesรน si รจ premurato di mettere in guardia i suoi discepoli da coloro che assicurano che la fine del mondo รจ vicina. Ha raccomandato vivamente: โ€œNon seguiteli!โ€ (vv. 8-9). La fine non verrร  presto; la gestazione del mondo nuovo sarร  difficile e lunga.

Cosa accadrร  nel tempo che intercorre tra la venuta del Signore e la fine del mondo?

Gesรน risponde a questa domanda ricorrendo al linguaggio apocalittico.

Parla di sollevazioni di popoli contro popoli, di terremoti, carestie e pestilenze, di fatti terrificanti, di segni grandi nel cielo (vv. 10-11). Questi verranno ripresi ed esplicitati poco dopo: โ€œVi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per lโ€™attesa di ciรฒ che dovrร  accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolteโ€ (Lc 21,25-26). Che intende dire?

Una delle idee ricorrenti al tempo di Gesรน era che il mondo fosse ormai troppo corrotto e che presto sarebbe stato sostituito da una realtร  nuova fatta germogliare da Dio. Si diceva che nel momento del passaggio dallโ€™antico al nuovo, gli uomini sarebbero stati colti da grande spavento, i popoli e le nazioni sarebbero stati sconvolti, ci sarebbero state violenze, malattie, disgrazie, guerre. Il sole sarebbe apparso durante la notte e la luna durante il giorno; gli alberi avrebbero cominciato a versare sangue, le pietre a spezzarsi e a lanciare urla.

Questo linguaggio, queste immagini erano molto note.

Gesรน se ne serve per dire ai discepoli che รจ imminente il passaggio fra le due epoche della storia. Il suo รจ un annuncio di gioia e di speranza: chi รจ nel dolore e attende il regno di Dio deve sapere che sta per spuntare lโ€™aurora di un nuovo, splendido giorno. Ecco la ragione per cui esorta i discepoli a non spaventarsi: non vi terrorizzate (v.9) e, un poco oltre, raccomanda: โ€œQuando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perchรฉ la vostra liberazione รจ vicinaโ€ (Lc 21,28).

Dopo aver invitato a considerare il tempo di attesa del suo ritorno come una gestazione che prepara il parto, Gesรน preannuncia le difficoltร  che i suoi discepoli dovranno affrontare (vv.12-19).

Quale sarร  il segno che il regno di Dio sta nascendo e per instaurarsi nel mondo?

Non i trionfi, gli applausi, lโ€™approvazione degli uomini, ma le persecuzioni.

Gesรน prevede per i suoi discepoli: la prigione, le calunnie, il tradimento da parte degli stessi familiari e dei migliori amici.

In queste situazioni difficili essi potranno essere tentati di scoraggiarsi, penseranno di avere sbagliato le scelte della loro vita.

Perchรฉ sopportare tante sofferenze e fare tanti sacrifici? Tutto inutile: gli empi continueranno sempre a prosperare, a commettere violenze, ad avere la meglio sui giusti. Gesรน risponde che questo non accadrร . Dio guida gli avvenimenti della vita degli uomini e orienta anche i progetti dei malvagi al bene dei suoi figli ed alla instaurazione del Regno.

โ€œMettetevi bene in mente di non preparare la vostra difesaโ€ โ€“ raccomanda ancora. Che significa? I discepoli dovranno forse attendersi liberazioni miracolose?

No. Gesรน li mette in guardia dal pericolo di fidarsi dei ragionamenti e dei calcoli che sono soliti fare gli uomini.

Se i suoi discepoli crederanno di potersi difendere utilizzando la logica di questo mondo, invece di quella di Dio, si porranno sullo stesso piano dei loro oppositori e perderanno.

Dovranno accettare serenamente il fatto che essi non possono ricorrere ai metodi di chi li perseguita: la calunnia, lโ€™ipocrisia, la corruzione, la violenza. Dovranno convincersi che la loro forza sta in ciรฒ che gli uomini considerano fragilitร  e debolezza. Sono pecore in mezzo ai lupi, non possono travestirsi da lupi.

Se davvero saranno coerenti con le esigenze della loro vocazione, sarร  Gesรน, buon pastore, a difenderli. Darร  loro una forza alla quale nessuno potrร  resistere: la forza della veritร , dellโ€™amore, del perdono.

Infine Gesรน richiama unโ€™espressione molto usata al suo tempo: โ€œNemmeno un capello del vostro capo perirร โ€. Non promette di preservare i suoi discepoli da qualunque sventura e pericolo. I cristiani perseguitati non devono attendersi liberazioni miracolose: perderanno i loro beni, il lavoro, la reputazione e forse anche la stessa vita a causa del Vangelo. Tuttavia,ย  nonostante le apparenze contrarie, il regno di Dio continuerร  ad avanzare.

Coloro che hanno sacrificato se stessi per Cristo, forse non coglieranno i frutti del bene che hanno seminato, ma devono coltivare la gioiosa certezza che i frutti saranno abbondanti. In questo mondo non verrร  riconosciuto il valore del loro sacrificio. Saranno dimenticati, forse maledetti, ma Dio โ€“ ed รจ il suo giudizio quello che conta! โ€“ darร  loro la ricompensa nella risurrezione dei giusti.

Fonte – Settimana News

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