Commento al Vangelo del 17 Giugno 2018 – d. Giacomo Falco Brini

Abbiamo visto domenica scorsa i parenti di sangue e i teologi di Gerusalemme dare del pazzo e dell’indemoniato al Signore Gesù. Ma chi è il pazzo e chi è l’indemoniato (=pieno del diavolo) per la Bibbia? Gesù e il suo discepolo che l’ascolta? Oppure chi si mette a discutere all’infinito/contestarlo e non si cura delle sue parole che ci avvertono con premuroso affetto? Se il vangelo è per il credente principio di discernimento, non c’è cosa che avvenga nella realtà che non debba essere letta con questa chiave. Osservate come Gesù parla del regno di Dio. Nelle due parabole di oggi si parla di un regno simile a un uomo che getta un seme nella terra, nonché delle caratteristiche di quel seme (senape). Gesù ci descrive il regno di Dio come qualcosa di molto piccolo, apparentemente insignificante. Qualcosa che avanza molto lentamente ma inesorabilmente, anche a prescindere da ogni umana collaborazione (Mc 4,27). Qualcosa che di fronte alle altre realtà umane appare sicuramente più piccolo e inerme, ma la cui storia si fa così profonda che anche esse giungono a riconoscerlo (Mc 4,32).

Il regno di Dio si scorge dentro la nostra storia. E la sua logica, la sua dinamica, richiede fede e pazienza, proprio come al saggio contadino che semina fiduciosamente in terra è richiesta, dalla stagione invernale che lo rende forzatamente inoperoso, la pazienza dell’attesa. Il seme del regno di Dio cresce nella storia grazie alla potenza nascosta nel segreto della terra. La Parola di Dio è questo seme che, annunciato nella debolezza/stoltezza della predicazione (1Cor 1,21), a suo tempo darà infallibilmente frutto, anche se nel suo percorso dovrà attraversare vari insuccessi (Mc 4,1-20). Dunque fondamentale, nella logica del regno, è saper attendere con pazienza. Proprio ciò che l’”homo velox” contemporaneo rifugge, così abituato al “tutto e subito” e così concentrato nelle sue progettazioni per controllare e verificare i risultati del suo operare, affinché si materializzino il più rapidamente possibile. Risulta inevitabile, alla luce di questa prima parabola, porci la domanda come credenti: nella vita camminiamo in avanti con la logica evangelica, oppure siamo anche noi preda delle odierne ansie da risultato (possibilmente senza attesa, senza fatica, senza dolore e senza insuccessi) che la cultura dominante sparge abbondantemente dappertutto?

La seconda parabola, ben unita alla prima, ci ricorda che il successo per Dio non è come il successo umano, ovvero quella merce che il diavolo vende all’uomo tanto abilmente. Infatti, che cos’è il successo davanti a Dio? Chi è l’uomo/la donna veramente realizzato/a nella vita? Il criterio più comune del pensiero dominante è, è stato e sempre sarà: quell’uomo/donna con più potere, visibilità, denaro, fama, anche con più salute. Quell’uomo/donna con più titoli, che produce di più, che ottiene maggiori risultati. C’è oggi un nuovo tipo di questo/a uomo/donna. Si chiama influencer. In realtà è solo una nuova edizione dello stesso tipo di uomo/donna. Lì si ode la voce del mondo che risuona dicendo: “fatti seguire! Perché quanti più sono coloro che ti seguono, tanti più saranno i tuoi soldi. Quanto più ti mostrerai agli altri, tanto più crescerà la tua fama e quindi la tua sicurezza e felicità”. Invece la voce di Dio ribatte dicendo: “ascolta Gesù e segui solo Lui! Perché? Perché davanti a me una vita veramente realizzata, di successo, è solo quella vita che ama e si dona agli altri. Quella vita che mette da parte ogni impulso di controllo e di dominio sugli altri, rivestendo il grembiule per servirli (Gv 13,4-5). Alla fine solo l’amore ti darà pace, sicurezza e felicità, tutto il resto è passeggero e inganna il tuo cuore: quel cuore che non potrà mai raggiungere la felicità se non si dona agli altri per amore”.

Non sono e non saranno mai i progetti e le capacità umane a cambiare né noi né il mondo. E’ sotto gli occhi di tutti, che una umanità asservita solo alle imponenti e potenti scoperte della scienza e della tecnologia, si impoverisce profondamente. Quanti uomini stanchi di vivere, quanta disperazione c’è in giro dietro la maschera sorridente del successo! Quanti fatti accadono per rammentarcelo! Basta aprire i quotidiani ogni giorno: è sufficiente un piccolo insuccesso per mandare “in tilt” un uomo o una donna che si è fatto/a fagocitare dal successo! Invece la semina di Dio, alla lunga, ha un successo sicuro e duraturo, perché generato e custodito da Lui stesso. Fidiamoci. Egli guida saldamente la nostra storia anche se bagnata di violenza dalla vera pazzia della vita: perseverare nel peccato, cioè rifiutare di avere a che fare con Dio. Quando uno si fida di Dio, vede nel tempo arrivare il suo successo, vede anche gli altri riconoscerlo, persino i suoi nemici! (Mc 4,32). Vede la propria e l’altrui storia come Maria (Lc 1,49-53).

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