Commento al Vangelo del 15 Settembre 2019 – Piccole Suore della Sacra Famiglia

GLI CORSE INCONTRO

  1. Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”.

La liturgia di questa domenica è il “Vangelo nel Vangelo”. Luca presente tre parabole di intensa profondità, che ci rivelano il cuore misericordioso di Dio nostro Padre.

Gesù si trova nel contesto di un banchetto con i peccatori, che si avvicinano a Lui con desiderio di attingere vita dalle sue parole. Mentre il capitolo quattordici presenta Gesù che prende cibo con i farisei, in questo capitolo quindici Egli mangia con gli emarginati, gli esclusi a causa della loro situazione irregolare.

I farisei e gli scribi criticano Gesù per il suo stare con i peccatori. Questi erano considerati moralmente colpevoli o non osservanti della Legge. I pubblicani, invece, erano ritenuti disonesti e impuri per il contatto con i Romani, popolo pagano, e per il fatto che approfittavano di maggiorare le tasse a proprio vantaggio.

Accostiamoci a Gesù sapendo di trovare sempre accoglienza. Egli desidera “venire a pranzo” con noi, cioè condividere la nostra vita ed entrare in comunione. Il nostro peccato non è un ostacolo per Dio. Egli ci perdona, basta che ci riconosciamo bisognosi di misericordia e che la domandiamo con cuore contrito e disposto a cambiare vita.

  1. Ed egli disse loro questa parabola:

Qualche esegeta ritiene che Luca abbia scritto solo una parabola, alla quale ne siano state aggiunte altre due in seguito.

  1. “Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?

Con il solito stile retorico, Gesù coinvolge l’uditore nel racconto che presenta.

Dio si comporta verso di noi come fa il pastore che non è disposto a perdere neppure una delle sue pecore. Ricordiamo che i pastori condividevano la vita con il gregge. Oltre a costituire un mezzo di sussistenza, ogni pecora era conosciuta dal suo pastore, con affetto.

Sembra imprudente che il pastore lasci incustodite le pecore, tuttavia la sproporzione serve ad instillare nel cuore la grande attenzione che il Padre ha per ciascuno di noi.

  1. Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6. va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.

Il pastore non si ferma alla fatica e si pone in spalle la pecora, talmente stremata da non essere in grado di camminare da sola. È tale la gioia di aver ritrovato la sua pecora, che non può contenere il suo gaudio e chiama tutti a far festa con lui.

Così il Signore ci cerca, ci ritrova, ci mette sulle sue spalle, fa festa ogni volta che noi ci perdiamo e che abbiamo bisogno del suo aiuto per uscire dalla palude in cui ci siamo infangati. Non teme di sporcarsi, di ferirsi pur di strapparci dal pericolo. Gli stiamo a cuore più di quanto noi stiamo a cuore a noi stessi.

  1. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

La gioia di Dio per la salvezza di uno solo di noi è condivisa con tutti i santi del Cielo. Siamo parte di un grande corpo mistico, che comprende sia la Chiesa celeste che quella terrestre. La salvezza di uno è la gioia per tutti, anche per i novantanove giusti che non si sono perduti.

  1. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova?

Nella seconda parabola la protagonista è una donna che perde una moneta, parte della sua dote, ricevuta dal padre al momento del matrimonio. Ogni donna teneva con cura il suo patrimonio legato alla benda attorno alla fronte e alla nuca. La donna della parabola con cura cerca la moneta, caduta nelle fessure della sua povera casa palestinese, non pavimentata, in mezzo ai vasi e alle giare. Accende la lampada a olio posta sul moggio (secchio graduato per misurare granaglie e simili) per vederci meglio, dal momento che la casa era formata da un’unica stanza senza finestra. Si aiuta con la scopa e tende l’orecchio per sentire tintinnare la moneta.

  1. E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”.

L’elemento comune con la parabola precedente è la gioia del ritrovamento, condivisa con le vicine di casa.

  1. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte”.

La gioia di Dio è condivisa con gli angeli, che sono contemporaneamente anche testimoni della sua gioia.

  1. “Un uomo aveva due figli.

Gesù ha scelto appositamente il caso due figli perché descrive chiaramente una divergenza di comportamento.

  1. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue

La Palestina era una terra di emigrazione. È plausibile che il figlio più giovane si allontani per andare a vivere all’estero. Non era usuale, però, che il padre dividesse il suo patrimonio prima della morte.

  1. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.

Ricevuto il denaro, il giovane si allontana dal proprio paese e sperpera tutto il capitale, invece di impiegarlo in modo produttivo. In questo modo commette la grave colpa di vanificare il dono ricevuto, costato tante fatiche al padre.

  1. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.

Come se non bastasse l’incapacità personale a gestire il suo patrimonio, il giovane subisce anche le conseguenze di una carestia, che è subentrata nella zona. Da ricco e possidente, diventa un misero mendicante e un impuro dal punto di vista religioso.

  1. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i

Per un ebreo dover lavorare per conto di uno straniero e fare il guardiano di animali immondi, come i porci, è il massimo dell’abiezione, cioè di una vergognosa degradazione. Il giovane non poteva cadere più in basso di così sia moralmente che fisicamente.

  1. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava

Il giovane viene privato di qualsiasi relazione, non ha nessuno che pensi alla sua vita, nemmeno facendogli l’elemosina di un po’ di cibo. Persino i porci vengono nutriti, lui no. Non riceve nessun gesto di compassione, nessuna umanità.

  1. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!

Una volta toccato il fondo, il giovane comincia a rinsavire, non per effetto di una conversione, ma per mancanza di sostentamento. “Quando gli Israeliti sono costretti a mangiare carrube, si convertono” dice un proverbio rabbinico. Così avviene. Il giovane si confronta con i dipendenti del padre e considera che essi sono più fortunati di lui, il figlio.

Lontani da Dio non possiamo sperimentare che solitudine, abbandono, indigenza. Voltando le spalle al Padre non possiamo che cadere nel male e nel disonore.

  1. Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”.

Il figlio prodigo è mosso dal bisogno piuttosto che da motivi più nobili. Tuttavia prende la decisione di tornare a casa, sperando che il padre lo riaccolga almeno come dipendente, se non come figlio. Comprende di non avere più alcun diritto. Spera solo in un po’ di compassione e in un trattamento da servo.

  1. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.

Finalmente il giovane prende la strada del ritorno. La situazione si capovolge completamente. Il protagonista ora è il padre che impedisce al figlio di umiliarsi.

“Lo vide”: scruta l’orizzonte e attende il figlio, senza invadere la sua libertà; attende la sua decisione autonoma, senza condizionamenti.

“Ne ebbe compassione”: le viscere del padre sono come quelle di una madre che si muovono in profondità per il figlio. Tutto diverso dal padrone dei porci, che neppure gli dava di che nutrirsi.

“Gli corse incontro”: il padre supera tutte le convenienze. Pur se anziano, pur se non è dignitoso per un padrone, si mette a correre.

“Gli si gettò al collo”: il figlio è lacero, sporco, impuro moralmente per cui il padre contrae impurità. Eppure, superando tutte le regole, lo avvolge in un affettuosissimo abbraccio.

  1. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”.

Il figlio inizia la sua confessione, ma il padre lo interrompe e non gli permette nemmeno di chiedere di essere un dipendente.

  1. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai

Il padre reintegra il figlio nella completa dignità, simboleggiata dalla veste preziosa, dall’anello al dito (che permetteva di imprimere il sigillo che rendeva validi gli atti legali); i sandali (utilizzati solo dagli uomini liberi, mentre gli schiavi camminavano a piedi nudi).

  1. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,

Tutta la famiglia (non si parla della madre…) e i servi vengono coinvolti nella gioia del padre, che ordina un banchetto speciale, cucinando il vitello fatto ingrassare apposta per le grandi occasioni.

  1. perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far

Il padre ormai aveva considerato come morto il giovane figlio che si era allontanato. Ora che è tornato è come una nuova nascita, un ritorno in vita.

Dio Padre ci riabbraccia per il suo grande amore, non per il frutto del nostro sforzo personale. L’incontro con Lui è una festa.

  1. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze;

Il figlio maggiore entra in scena nel racconto. La musica e le danze lo attirano mentre torna dal lavoro. Già si capisce che non si era coinvolto nella gioia del ritorno del fratello minore.

  1. chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”.

Il servo che viene interrogato mette l’accento sul vitello cucinato piuttosto che sul figlio che ritorna a casa dal padre.

  1. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a

Il figlio maggiore rifiuta di entrare alla festa. Per la seconda volta è il padre che esce per cercare un figlio, che, in questo secondo caso, si è perduto, pur rimanendo in casa. I contrasti familiari feriscono profondamente e ci vuole tanto coraggio di perdonare per riuscire a ricucire i rapporti incrinati. Fin quando si vuole far valere i propri presunti diritti non sarà possibile creare comunione.

Entriamo anche noi nella logica di Dio Padre: accogliere chi è debole, perdonare chi ha peccato, far festa per ognuno che ritorna a casa. Dio non è il giudice inflessibile che commina le pene; è il Padre/Madre che ha viscere di compassione per noi poveri suoi figli adottivi. Gli siamo costati cari e vuole fare festa quando ci vede da lontano sulla strada del ritorno.

  1. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei

Il figlio maggiore lavora per il padre come se fosse un suo servo. Non capisce che è tutto suo dal momento che partecipa della stessa famiglia.

Evitiamo anche noi di fare discriminazioni, di confrontarci con gli altri, di ritenerci defraudati se il padre è buono non solo con noi. Consapevoli di essere colmi di amore gratuito non siamo invidiosi che Dio riversi anche negli altri la sua compiacenza e le sue benedizioni. Siamo felici di essere già salvi accanto a lui e di poter lavorare per il suo Regno. Non impediamo che anche altri partecipino a questa grande gioia.

  1. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”.

Il figlio maggiore disprezza a tal punto il fratello da chiamarlo “tuo figlio”, come se non fosse per nulla suo fratello.

  1. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;

Ammiriamo questo padre che, invece di dare sfogo a tutta la sua ira per il comportamento geloso del suo figlio maggiore, si rivolge a lui con tono affettuoso, cerca di conquistare la fiducia anche del figlio disperso in casa. Al di sopra di tutto conta la comunione e il padre la persegue con pazienza e misericordia.

Anche noi credenti impariamo dal Padre misericordioso a far cadere ogni avversione, a rimuovere ogni incomprensione, a tendere sempre e solo alla comunione.

  1. ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.

Nel Cielo ci sarà sempre un clima di festa, un banchetto di comunione. A questo ci invita Dio  Padre, che ci invita a rallegrarci per ogni persona che si rinnova nell’incontro con la sua misericordia.

Se vogliamo rimanere in comunione con Dio, dobbiamo vivere in comunione con i fratelli e condividere con loro la nostra gioia. Non sappiamo come abbia reagito il figlio maggiore. Questo importa poco, perché ciò che conta è che il padre è andato incontro anche a lui, cercando di conquistare con il suo affetto anche questo figlio legalista e ligio al dovere, ma duro di cuore.

Ognuno di noi può contare sul perdono di Dio, sia che si allontani da Lui sia che si erga giudice degli altri. Non aspettiamo a convertirci però… Subito, all’istante, decidiamo di tornare a Dio Padre, per essere in comunione con Lui e fra di noi. Feriti dal suo amore misericordioso, rinnovati dal suo perdono non potremo far altro che riversarlo sui nostri fratelli.

Suor Emanuela Biasiolo delle Piccole Suore della Sacra Famiglia

Letture della
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Il Signore si penti del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

Dal libro dell’Esòdo
Es 32,7-11.13-14

 
In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”».
 
Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione».
 
Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre”».
 
Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 50 (51)

R. Ricordati di me, Signore, nel tuo amore.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.
 
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.
 
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi. R.

Seconda Lettura

Cristo è venuto per salvare i peccatori.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
1 Tm 1,12-17

 
Figlio mio, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.
 
Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
 
Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Parola di Dio

Vangelo

Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15, 1-32
 

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
 
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
 
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
 
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
 
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
 
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore

Oppure forma breve: Lc 15,1-10

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