Commento al Vangelo del 15 marzo 2017 – don Antonello Iapicca

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BERE AL CALICE DI GESU’ CHE CI PURIFICA E CONSACRA NEL SUO STESSO SERVIZIO PER OGNI UOMO

Ogni giorno, come una risacca, riemerge in noi il medesimo desiderio, la solita concupiscenza: “alla destra e alla sinistra” del potere, per dirigere la vita e sfuggire alla morte. Come Giacomo e Giovanni siamo figli della carne: nostra madre, come ogni madre, aspira ai primi posti, illudendosi di sfuggire cosรฌ al dolore e al fallimento.

Concepiti nel peccato “non sappiamo cosa chiedere” a Dio e alla vita, sempre in cerca di fatti ed emozioni nuove, di qualcosa che ci colmi che neanche conosciamo. Facciamo i capricci e basta, come i bambini. E, ciechi sulla nostra debolezza, ci “sdegniamo” delle pretese altrui. Ma la vita ogni giorno ci porta “a Gerusalemme”, e la Quaresima ce lo ricorda. La storia ci presenta un “calice” attraverso le difficoltร , i problemi e i fallimenti.

Per esempio, questo calice รจ tuo marito; forse non lo hai mai guardato cosรฌ, o forse sรฌ, ma non ne hai mai bevuto sino in fondo. Hai sorseggiato un pochino, e subito la sua violenza, la superficialitร  e l’indifferenza, la debolezza cronica che lo rende incapace di prendere decisioni, ti ha dato alla testa; e il demonio ha avuto buon gioco per dirti di non accostarti piรน a lui, che nel vino รจ mescolato il veleno, un’altro sorso e moriresti. Quanti giorni sono che non gli parli? Quante mormorazioni mentre gli stiri le camice?

Per questo la Quaresima viene in tuo aiuto, cosรฌ come a ciascuno di noi, tutti disposti superbamente a bere di qualunque calice, per poi sputarne immediatamente il vino appena sorseggiato. In questo tempo la Chiesa ci invita di nuovo a prendere il calice che Cristo ci porge. E’ il suo, perchรฉ tuo marito, come tua moglie, tuo figlio e ogni altra persona, tutti sono stati riscattati e comprati al caro prezzo del sangue di Cristo. Non potremo sperimentare la Pasqua senza accostarci al calice del Signore, senza berne sino in fondo per gustare il suo amore.

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E’ vero, c’รจ del veleno, il demonio non ha mentito; c’รจ il peccato, e la morte che ne consegue. Ma ha nascosto l’altra parte della realtร , la veritร  piรน importante. Proprio il vino che vi รจ dentro รจ il sangue di Cristo, spremuto e pigiato nel tino della sua Croce. E’ piรน forte del peccato e della morte, ha assorbito e reso innocuo il veleno. Bere oggi al calice di Cristo significa, infatti, partecipare della Nuova Alleanza, attingere alla Coppa che chiude, come un sigillo, il Seder della notte di Pasqua, per uscire con Lui nella notte dove si รจ infilato Giuda per offrirsi proprio a lui.

In quel giardino Gesรน ci ha mostrato la libertร ; nessuno piรน libero di Lui, libero di donarsi spontaneamente a chi lo tradiva perchรฉ certo dell’amore del Padre. Convertirci significa quindi bere al calice di Cristo per gustare, misteriosamente, proprio al culmine del dolore, la libertร  che si fa pienezza e anticipo della terra promessa. Non temere allora per qualche brivido, per il dolore che ti ha procurato tuo marito. Esci con Cristo da te stessa e consegnati a Giuda, allo sposo che mentre ti baciava ti ha tradito.

Proprio lรฌ sperimenterai la Pasqua del tuo matrimonio, la resurrezione dell’amore autentico che si incarna nel “servizio” gratuito e disinteressato. E’ di questo che ha bisogno ogni matrimonio, come ogni altra relazione, con i figli, con gli amici, con i nemici. Solo entrando nella storia concreta di ogni giorno si puรฒ sperimentare la libertร  conquistata da Cristo quando ha superato la barriera della morte.

E lรฌ, all’ultimo posto, dietro a tutti – alla moglie, al marito, ai fratelli, al figlio, al collega – l’orizzonte si allarga e diveniamo “i primi”, ovvero le “primizie” di coloro che hanno vinto la morte. L’ultimo posto, infatti, รจ l’unico che compie il naturale desiderio di essere i primi: primi come Gesรน, il Primogenito, guardando tutto dal basso verso l’alto, capovolgendo criteri e gerarchie, nella follia di un conteggio che fa saltare la matematica dell’orgoglio.

E’ il paradosso divino al quale siamo chiamati: il Padre “celeste” guarda tutto dall’alto abbracciando il senso pieno di ogni esistenza, dal concepimento alla morte, dove ogni particolare รจ incastonato nel suo progetto totale, proprio perchรฉ, nel suo Figlio, ha deposto lo sguardo sull’ultimo posto della terra, il piรน distante dal Cielo. In esso, infatti, si comincia a contare dall’ultimo posto, quello del suo Re e Signore: cosรฌ “tra di voi” nella Chiesa, nelle famiglie cristiane, ovunque vi sia un fratello del Primo tra i risorti dalla morte.

Coraggio allora, il Signore “ci chiama a sรฉ” e ci annuncia che “berremo al suo calice”. Non importa se non sappiamo “il posto” che ci sarร  assegnato nel Regno dei Cieli: lรฌ la carne non saprร  distinguere un posto da un altro, perchรฉ “Cristo sarร  tutto in tutti”. Sulla terra, l’ultimo posto che ha preso il Signore, ci ammaestra e prepara a quello che occuperemo in Cielo: dove siamo con Cristo รจ giร  il Paradiso; piccoli con il piรน piccolo per essere i piรน grandi con il piรน grande nell’amore.

don Antonello Iapicca

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Dal Vangelo secondo Matteo 20,17-28

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesรน prese in disparte i Dodici e lungo la via disse loro: โ€œEcco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dellโ€™uomo sarร  consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perchรฉ sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterร โ€.
Allora gli si avvicinรฒ la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli, e si prostrรฒ per chiedergli qualcosa. Egli le disse: โ€œChe cosa vuoi?โ€. Gli rispose: โ€œDiโ€™ che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regnoโ€. Rispose Gesรน: โ€œVoi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?โ€.
Gli dicono: โ€œLo possiamoโ€. Ed egli soggiunse: โ€œIl mio calice lo berrete; perรฒ non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma รจ per coloro per i quali รจ stato preparato dal Padre mioโ€.
Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesรน, chiamatili a sรฉ, disse: โ€œI capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non cosรฌ dovrร  essere tra voi; ma colui che vorrร  diventare grande tra voi, si farร  vostro servo, e colui che vorrร  essere il primo tra voi, si farร  vostro schiavo; appunto come il Figlio dellโ€™uomo, che non รจ venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per moltiโ€.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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