Quando Gesรน si trova ad operare in Galilea molti si chiedevano chi fosse questo uomo che faceva parlare i muti e udire ai sordi, vedere ai ciechi e scacciar demoni.
Nel villaggio di Nazareth c’era chi si limitava a dire รจ il figlio del carpentiere Giuseppe.
Marco, raccontandoci l’episodio in cui Gesรน chiede ai suoi discepoli ma la gente cosa dice di me, vuole mostrare agli uditori del suo tempo, che la confusione, che dopo la morte di Gesรน รจ avvenuta sul tracciare l’identikit della sua figura esisteva ai tempi del Gesรน storico.
Marco scrive il suo Vangelo a metร del I secolo.
[ads2]In quel periodo si avevano tante visioni:
Docetismo che sosteneva che in Cristo non esiste la natura umana con la negazione della sofferenza.
Il Cerinitianesimo che aveva come maestro Cerinto che considerava Gesรน come un profeta e Cristo sarebbe disceso su di lui sottoforma di colomba al momento del battesimo e gli fa conoscere Dio come Padre e risale in cielo prima della passione.
L’adozionismo si รจ diffuso con gli ebioniti e accentua l’umanitร di Cristo e si vede in lui uno strumento storico contingente subordinato alla potenza del Padre.
Le discussioni sulla figura di Gesรน proseguono fino al IV secolo quando con il Concilio di Nicea vengono delimitati i confini della sua figura.
Nicea afferma che Gesรน รจ consustanziale e coeterno con il Padre smontando ogni altra dottrina sulla figura del Cristo.
La figura di Gesรน si comprende quando, come il Messia stesso ci insegna, ci si interroga su chi sono io per te.
Il rischio nel considerare solo chi รจ Gesรน รจ di farlo diventare un personaggio della cultura, un grande campione di etica come direbbe Nitsche ma niente di piรน.
Marco nel suo Vangelo รจ preoccupato a indicare l’identitร del discepolo.
Tutti noi in forza del battesimo siamo discepoli e tutti dobbiamo interpellarci ma chi รจ Gesรน per me?
Pietro il primo della classe risponde in maniera precisa: Tu sei il Cristo il Figlio di Dio.
Gesรน lo rimprovera e cosรฌ rimprovera gli altri apostoli che erano con Lui.
Gesรน li sprona ad una sequela perchรฉ รจ solo con l’esperienza personale con Lui si riesce a comprendere le veritร dottrinali.
Il cristianesimo non รจ dottrina รจ incontro con Cristo nella preghiera e nella vita di tutti i giorni a contatto con i fratelli.
I discepoli devono conoscerlo nell’ambito della Pasqua che passa attraverso la sofferenza.
Teniamo conto del contesto culturale che vivono i discepoli al tempo di Gesรน.
Essi vivono in realtร geografiche circondate da culture che hanno la visione di divinitร potenti che non possono soffrire.
Gesรน smonta loro questa visione e parla loro di prendere la croce e seguirlo.
In quel tempo, la croce era la pena di morte che l’Impero romano attribuiva agli emarginati. Prendere la croce e seguire Gesรน voleva dire, in definitiva, accettare di essere emarginato dal sistema ingiusto che legittimava l’ingiustizia.
Il cristiano non puรฒ accettare la vita comoda.
Non una croce per se stessa, il dolore per il dolore. Ma la croce come segno rivelatore di una vita data, offerta, spesa per gli altri. ร il ยซperยป che qualifica la croce come cristiana.
La croce non come segno da ostentare per difendere uno spazio religioso, una nazione, ma da vivere in una logica di accoglienza e di servizio.
La croce unisce non divide. E’ il segno distintivo del cristiano che cerca di mostrare nella vita con la forza della testimonianza.
Dio stessa l’ha vissuta la dimensione della Croce non l’ha proposta agli altri l’ha vissuta lui stessa dopo averla proposta.
Non รจ un Maestro qualunque รจ il Dio che vive lui stesso quello che propone.
Allora solo comprendendo questo passaggio dobbiamo per la Croce avere il giusto rispetto.
Quante volte si entra in Chiesa e si fa quei segni di Croce che sembra piรน uno “scacciar mosche” che un segno di saluto nei confronti del Signore accompagnato magari da quegli inchini da “gazzella” che non hanno nessun senso.
Con il segno di Croce noi bussiamo all’intimitร del Signore.
Crisostomo ci offre una bella pagina di riflessione:
Un tempo la croce era un segno di condanna, ora invece รจ principio di salvezza. Essa รจ diventata per noi causa di innumerevoli benefici, ci ha liberato dall’errore, ha illuminato quelli che giacevano nelle tenebre, ha liberato noi che ci eravamo ribellati a Dio, ha fatto degli estranei dei familiari, ha reso vicini quanti erano lontani. Essa รจ la distruzione della inimicizia, la protezione della pace, il tesoro di beni innumerevoli. Grazie ad essa non andiamo piรน errando nel deserto, abbiamo conosciuto la vera via, non avanziamo al di fuori della via regale. Abbiamo trovato la porta, non temiamo le frecce infuocate del diavolo perchรฉ abbiamo visto la fonte. Per questo non siamo piรน in stato di vedovanza, abbiamo accolto lo sposo; grazie alla croce non temiamo piรน il lupo rapace, perchรฉ il buon pastore รจ in mezzo a noi. Perciรฒ non temiamo il tiranno, siamo in attesa del Signore. Perciรฒ facciamo festa celebrando la memoria della croce. Anche Paolo ci ordina di celebrare la festa della croce. Dice: Facciamo festa non con lievito vecchio, ma con azzimi di sinceritร e di veritร (1Cor., 5,8). In seguito ne spiega il motivo: Cristo nostra pasqua รจ stato immolato! Vedi come Paolo ordina di celebrare la festa della croce? E Cristo รจ stato immolato sulla croce. Dove vi รจ il sacrificio, lร vengono annullati i peccati, lร vi รจ la riconciliazione con il Signore, lร vi sono festa e gioia. Cristo nostra Pasqua รจ stato immolato per noi. Dimmi: dove รจ stato immolato? Su un albero elevato. Nuovo รจ l’altare del sacrificio, poichรฉ nuova ed eccezionale รจ anche la vittima. Vittima e sacerdote sono una cosa sola… Perchรฉ viene immolato fuori dalla cittร e fuori dalle mura? Perchรฉ tu sappia che il sacrificio รจ universale, perchรฉ tu sappia che l’offerta รจ fatta per tutta la terra, perchรฉ tu sappia che la purificazione non riguarda solo una parte ma concerne tutti”.
Viviamola la Croce e rispettiamola.
don Michele Cerutti | via Qumran
XXIV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
- Colore liturgico: bianco
- Is 50, 5-9; Sal 114; Gc 2, 14-18; Mc 8, 27-35.
Mc 8, 27-35
Dal Vangelo secondo Marco
- Pubblicitร -
In quel tempo, Gesรน partรฌ con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarรจa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: ยซLa gente, chi dice che io sia?ยป. Ed essi gli risposero: ยซGiovanni il Battista; altri dicono Elรฌa e altri uno dei profetiยป.
Ed egli domandava loro: ยซMa voi, chi dite che io sia?ยป. Pietro gli rispose: ยซTu sei il Cristoยป. E ordinรฒ loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciรฒ a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverรฒ Pietro e disse: ยซVa’ dietro a me, Satana! Perchรฉ tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uominiยป.
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: ยซSe qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perchรฉ chi vuole salvare la propria vita, la perderร ; ma chi perderร la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverร ยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 13 – 19 Settembre 2015
- Tempo Ordinario XXIV, Colore verde
- Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 4
Fonte: LaSacraBibbia.net
