Commento al Vangelo del 13 Maggio 2018 – Don Francesco Cristofaro

Ascensione del Signore.

Prima Lettura At 1, 1-11

Dagli Atti degli Apostoli

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

Pensiero.

Dopo quaranta giorni dalla sua risurrezione Gesù ascende al cielo. Prima di questo momento, è apparso più volte ai suoi discepoli e agli apostoli dando loro molte prove e parlando del regno di Dio. Lo Spirito Santo li avrebbe resi testimoni a Gerusalemme, in Galilea, fino agli estremi confini della terra. Essi dovranno continuare, manifestandola attraverso la loro parola e le loro opere, la missione di Cristo. I discepoli dovranno manifestare che realmente Cristo li ha salvati e redenti. Per questo non basta annunziare il Vangelo. È necessario che essi facciamo vedere concretamente nella loro vita i frutti della trasformazione della Parola di Gesù nel loro corpo, nella loro anima, nel loro spirito. Lo stesso vale per noi. Potremo dire tante parole ma non creare nulla nel cuore di chi li riceve. E’ la vita, sono i fatti realizzati in Cristo che attraggono i cuori.

Seconda Lettura Ef 4, 1-13
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni

Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose.
Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

Pensiero.

Fa più danni un cristiano che da scandalo che dieci atei. L’esortazione di Paolo a comportarci da veri cristiani è per tutti. Non possiamo amare o credere a parole. La fede e l’amore richiedono necessariamente dei comportamenti autentici. Dobbiamo manifestare al mondo tutta la bellezza del corpo di Cristo. Per questo occorre la partecipazione di ciascun discepolo. Come? Vivendo della più piena obbedienza alla Parola, allontanandosi dalla trasgressione dei Comandamenti, estirpando ogni vizio dal proprio corpo e dalla propria anima, ponendo ogni attenzione all’osservanza anche dei più piccoli precetti della Legge, ognuno secondo quanto è chiamato ad essere e a fare.

Vangelo Mc 16, 15-20

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Pensiero.

C’è una verità che tutti stiamo dimenticando o che non riteniamo più fondamentale. Il comando che Gesù ha donato ai suoi discepoli prima di ascendere al cielo è stato questo: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura». Noi che cosa stiamo dicendo? Che il Vangelo non serve più per la salvezza. Siamo salvati comunque dalla misericordia del Signore che ci porterà tutti in paradiso. Responsabile sarà quella Chiesa, quel ministro che non annuncerà più il vangelo e permetterà che le anime andranno perdute. Se la Parola non viene seminata, la Chiesa entra in un coma profondo. Apparentemente le macchine delle opere sembrano mantenerla in vita, invece sono proprio esse la causa della sua morte. È verità eterna. La Chiesa vive seminando la Parola. Una comunità vive, seminando il Vangelo.

Mi metto in discussione

  1. Mi impegno a mostrare con la vita ciò che annuncio con la bocca?
  2. Vivo il mio ministero nell’obbedienza alla Parola del Signore?
  3. Credo nell’importanza della semina quotidiana del Vangelo?

don Francesco Cristofaro

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