Commento al Vangelo del 11 ottobre 2017 – Paolo Curtaz

Insegnaci a pregare chiedono i discepoli vedendo Gesù pregare. Perché dobbiamo pregare? Per dirci “cristiani”? Perché ci hanno insegnato così? Perché conviene farlo? La principale ragione è che siamo chiamati a pregare perché Gesù ha pregato.

Affascinati dall’intimo rapporto che Gesù ha con il Padre, i discepoli lo hanno seguito mentre di notte si ritirava in solitudine e stava in lungo colloquio con Dio. Certo ogni discepolo era avviato alla vita di preghiera, recitava le benedizioni del mattino e frequentava la sinagoga e il tempio. Ma Gesù testimonia una preghiera completamente nuova, intima, una relazione famigliare con Dio che nessuno mai si sarebbe aspettato. E così i discepoli chiedono di essere introdotti a questo modo unico di pregare.

Gesù li accontenta e consegna loro il Padre nostro, la preghiera dei figli. Poche richieste essenziali, la consapevolezza che Dio è un padre che ci ama, il valore del riconoscere la sua presenza in mezzo a noi. Anche noi oggi, Signore, ammettiamo che la nostra preghiera, spesso, è distratta o superficiale, tutta intenta a chiedere invece che a dialogare e ti diciamo con fede: Insegnaci a pregare.

Paolo Curtaz – qui il commento nel suo blog

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

 Lc 11, 1-4
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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