La Messe è molta, ma gli operai sono pochi
Rendiamo grazie al Padre che ha fatto di noi un regno di sacerdoti e una nazione santa. Invochiamo la sua misericordia perché continui a donare alla sua Chiesa pastori che, con dedizione e compassione, consumino la loro vita per il gregge del Signore
Forse un po’ troppo abituati a ricevere questa informazione, ai nostri orecchi suona scontato che Dio non è muto, ma parla; non comanda, ma promette; non chiede, ma vuole donarsi; non impone, ma invita.
Eppure sono le caratteristiche fondamentali del suo agire, mai ovvie, e che richiedono all’uomo di porsi in ascolto, di rispondere al suo appello, coinvolgendo la propria libertà e responsabilità . Così è stato per Mosè, chiamato ad annunciare la prosperità per il suo popolo nella sequela di Dio (I Lettura), così per i dodici primi discepoli, invitati da Gesù ad annunciare il Regno con la stessa umiltà e potenza del Signore (Vangelo).
L’invito di Dio è gratuito, è l’espressione della sua volontà di comunione con l’uomo per renderlo collaboratore nell’opera di salvezza; chiede a chi lo accoglie la medesima gratuità per la quale ogni offerta non è una imposizione, ma dono libero e liberante. Solo così è possibile giungere all’estrema offerta di sé, a immagine di quella di Cristo che, quando eravamo ancora peccatori, ha donato la sua vita per noi (II Lettura).
don Tiberio Cantaboni
Fonte Edizioni San Paolo