Clarisse Città della Pieve – Commento al Vangelo del 10 Aprile 2022

La domenica delle Palme non c’è una vera omelia, perché non si legge un Vangelo come siamo abituati a fare la domenica, perché ci viene consegnata tutta la Passione di Gesù, dall’ultima cena (giovedì santo) fino alla morte e alla sepoltura di Gesù (sabato santo), passando per quel mistero di sofferenza e di salvezza che è la morte di Gesù. È dolorosa anche solo a leggerla, ricordate che impatto ebbe il film che non faceva che trasporre in immagini quello che l’immaginazione non sa accostare a ciò che leggiamo, è dolorosa perché vediamo le sofferenze di un giusto, ma anche perché è uno specchio nel quale non ci vogliamo guardare. Ho pensato che riflettere su chi compare ci può aiutare.

Gesù: è Lui che dà l’avvio a tutto, è Signore non solo nella sua persona, ma anche perché è “padrone della scena”, non è uno travolto dalla cattiveria degli altri, è perfettamente consapevole e sceglie di fare la volontà del Padre. Inizia col dire che ha desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con i suoi amici, sapendo che Giuda lo tradirà, Pietro lo rinnegherà e gli altri non lo capiranno e, impauriti, fuggiranno: eppure gli vuole bene lo stesso. Nel processo dà l’ultima testimonianza al suo popolo, ma questa la condurrà alla passione. Sarà rinnegato 3 volte da Pietro e tre volte dal suo popolo, mentre Pilato prova a scarcerarlo, e 3 volte sulla croce gli sarà chiesto di salvare sé stesso: a tutto questo risponderà che non sanno quello che fanno. Come dice subito Pilato: Gesù è il Re, è maestoso ed ha una missione da compiere, così importante che il velo del tempio, che nascondeva il volto di Dio, si strappa a metà per lasciare veder il volto vero e definitivo di Dio: Gesù in croce è fin dove è disposto ad arrivare Dio per noi.

Pietro: parte convinto, anche un po’ guascone, perché è convinto di essere forte e che Gesù lo ha scelto perché è il migliore; nel momento più umiliante, in mezzo al rinnegamento, lo sguardo di Gesù fulmina questa immagine fasulla e abbraccia la verità di Pietro. In quella notte terribile Pietro scoprirà il volto vero di Gesù che da sempre gli vuole bene gratuitamente, che lo ha accolto quando lui non pensava nemmeno di avere qualche problema. È come se fosse Adamo nascosto e impaurito che si sente accolto e amato da Dio. Un pianto amaro, perché vero, e grato. Pietro non sarà più lo stesso, quello sguardo sarà la cifra del suo vangelo, la definitiva lavanda dei piedi per aver parte con Gesù.

Giuda: qualcosa dentro si è rotto irrimediabilmente tra lui e Gesù, è focalizzato solo nel venderlo, è disposto a pervertire un gesto d’amore svendendolo per un tradimento. Gesù gli impedisce di stare nel male più buio senza avere la possibilità di un lampo di verità, uno specchio: da come è scritto non sembra nemmeno che lo abbia baciato realmente ma che sia stato illuminato nell’atto di procedere, quasi come il Padre della parabola che non lascia dire al figlio di trattarlo come un operaio. Dopo questo esce dalla scena per non ricomparire più: sembra quasi che si sia inabissato col suo peccato.

I sommi sacerdoti: loro portano a compimento quello che Erode aveva provato a fare, non c’è posto per Gesù in questo mondo, un Messia così è da eliminare a qualsiasi costo. Loro sono la strada della parabola del seminatore che non sa e non vuole accogliere il seme di vita nuova pazientemente gettato dal Seminatore, sono quelli che lottano e uccidono in nome di Dio sapendo nel loro intimo che loro Dio non sanno neanche come si chiami. Ogni uomo chiuso nel proprio orgoglio narcisista non può accogliere la luce perché, semplicemente, preferisce le tenebre. Sono quelli che saranno avvertiti della resurrezione da parte delle loro guardie e che gli diranno di insabbiare e mentire fino all’ultimo, neanche una breccia al dubbio, sono proprio come Giuda che quando esce dal cenacolo è nella notte più buia.

Pilato: qui è raccontato quasi come una figura neutra, non c’è il travaglio descritto in Giovanni; è l’immagine dell’uomo tiepido, non sembra cattivo, eppure non fa il bene che in quel momento sente di dover fare. Pilato è convinto che Gesù sia innocente e che ci sia dietro solo gelosia e ripicche, ma alla fine non si vuole sporcare le mani. In fondo lo fa per fermare la folla, e quindi c’è sempre un motivo buono per fare una cosa sbagliata…

I buoni: Giuseppe d’Arimatea, il cireneo, le donne di Gerusalemme, il buon ladrone, il centurione. Loro sono gli outsider, quelli sui quali non scommetteresti mai, troppo poveri (di spirito?), troppo nel pianto, troppo miti o misericordiosi o operatori di pace … in fondo loro compiono le beatitudini che Gesù aveva proclamato, sono anche gli unici che incontrano Gesù veramente e ne vengono trasformati. A loro il Padre ha mostrato il Figlio e nel Figlio hanno intravisto il Padre. È proprio vero che Tu Padre hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli.

Ora tocca a te: ti lascerai svelare dalla Passione del Signore o ti nasconderai dietro alle infinite siepi? Ai: “non ho tempo” o ai: “troppo alto per me”? il Signore della storia è il tuo salvatore, se accetterai di stare nella sua luce che ti svela scoprirai anche come Lui è venuto per salvarti, sempre e comunque, come quella croce è lo strumento più potente mai esistito per trasformare il nostro cuore, per smascherare la menzogna del peccato che ti racconta di un dio cattivo e che tu non vali nulla, per lasciarti contemplare un Dio d’amore che per amor tuo non ha paura di scendere così in basso per farti risorgere con Sé. Buona settimana santa.

FonteSito web delle Clarisse

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