Carlo Miglietta – Commento alle letture di domenica 13 Febbraio 2022

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Ha scritto il grande teologo Yves Congar che โ€œsecondo i Padri, i testi della Scrittura possono essere riferiti tanto alla Chiesa quanto allโ€™anima di ciascun fedele…; ogni anima รจ la Chiesa; quanto รจ detto dellโ€™una, puรฒ essere detto dellโ€™altraโ€. La chiamata del singolo discepolo di Cristo alla beatitudine della povertร  รจ quindi chiamata per tutta la Chiesa.

La predilezione per i poveri e la ricerca della povertร  sono pertanto una costante della storia della Chiesa, pur tra mille contraddizioni e cadute: basti pensare al monachesimo, ai grandi Ordini religiosi, specialmente a quello di Francesco dโ€™Assisi, lo โ€œsposo di Madonna Povertร โ€, alle schiere di โ€œSanti socialiโ€ di tutti i secoli, fino al moderno impulso al volontariato. Anche se non mancarono le voci che cercarono di attenuare la chiamata di tutti alla povertร , riducendola a โ€œconsiglioโ€ per alcuni, e rimproverando alla grande tradizione patristica di aver โ€œinterpretato la Scrittura in senso troppo letterale, di non aver visto chiaramente il ruolo necessario che avrebbe giocato un giorno il capitale, di aver misconosciuto lโ€™interesse che presentava non solo la conservazione, ma anche lโ€™accrescimento della piccola e media fortuna ยซper la prosperitร  generaleยปโ€œ (S. Giet).

โ€œIl giogo quasi servileโ€ sotto cui giaceva il โ€œproletariatoโ€ agli inizi della civiltร  industriale indusse Papa Leone XIII a comporre, nel 1891, la famosa enciclica, โ€œRerum novarumโ€, con cui diede un forte impulso alla dottrina sociale della Chiesa: i Pontefici successivi, a partire da Pio XI con la โ€œQuadragesimo annoโ€ (1931), ripresero nelle scadenze anniversarie dellโ€™enciclica le grandi tematiche di questo documento.

Ma con Papa Giovanni XXIII si fece strada addirittura lโ€™idea di โ€œChiesa dei poveriโ€; un mese prima del Concilio, nel messaggio radiofonico dellโ€™11 settembre 1962, egli affermรฒ: โ€œLa Chiesa รจ la Chiesa di tutti, ma oggi piรน che mai รจ la Chiesa dei poveriโ€. Il grande cardinal Lercaro voleva che sotto questa proposta profetica si svolgesse tutto il Concilio Vaticano II: nel suo intervento disse: โ€œDue terzi dellโ€™umanitร  sono in condizione di fame e attendono, dalla diffusione dello spirito evangelico, una perequazione di giustizia e di fraternitร , resa tanto piรน urgente dal confronto doloroso con le immense ricchezze che sono in mano di pochi… Noi non assolveremo il nostro compito e non risponderemo allโ€™ispirazione di Dio e allโ€™attesa degli uomini, se noi non poniamo il mistero di Dio nei poveri e lโ€™evangelizzazione dei poveri come il centro e lโ€™anima dellโ€™opera dottrinale e legislativa di questo concilioโ€. Durante il Concilio nacque il movimento โ€œLa Chiesa dei poveriโ€, con i cardinali Lercaro, Montini (il futuro Papa Paolo VI), Suenens, e a capo lโ€™arcivescovo di Recife (Brasile) Helder Camara.

In realtร  il tema della povertร  al Concilio fu insufficientemente trattato: ma โ€œpropriamente la mancanza di una chiara ยซteologia della povertร ยป non puรฒ essere imputata al Concilio, ma piuttosto alla situazione teologica trovata dal Concilio. Spesso nellโ€™ambito della discussione conciliare รจ stata lamentata questa carenza. Nรฉ, dโ€™altra parte, si poteva pensare di riuscire a improvvisarvi il rimedioโ€ (G. Colombo).

Eppure il Concilio tracciรฒ una strada per tutta la Chiesa, definendo la povertร  non tanto un problema etico, ma una questione eminentemente cristologica, inerente alla missione stessa del Salvatore: โ€œCome Cristo ha compiuto lโ€™opera della redenzione nella povertร  e nella persecuzione, cosรฌ pure la Chiesa รจ chiamata a prendere la stessa via, per comunicare agli uomini i frutti della salvezza. Gesรน Cristo, ยซsussistendo nella natura di Dio… spogliรฒ se stesso, prendendo la natura di servoยป (Fil 2,6-7) e per noi ยซda ricco che era si fece poveroยป (2 Cor 8,9): cosรฌ anche la Chiesa, quantunque per compiere la sua missione abbia bisogno di mezzi umani, non รจ fatta per cercare la gloria terrena, bensรฌ per diffondere, anche col suo esempio, lโ€™umiltร  e lโ€™abnegazione. Come Cristo infatti รจ stato inviato dal Padre ยซad annunziare la buona novella ai poveri, a guarire quelli che hanno il cuore contritoยป (Lc 4,18), ยซa cercare e salvare ciรฒ che era perdutoยป (Lc 19,10): cosรฌ pure la Chiesa circonda col suo amore quanti sono afflitti dalla umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti lโ€™immagine del suo Fondatore povero e sofferente, si premura di sollevarne lโ€™indigenza, e in loro intende servire a Cristoโ€ (Lumen Gentium, n. 8). Sono parole fortissime e normative per tutta la Chiesa: la Chiesa รจ chiamata a prendere la โ€œstessa via della povertร  e della persecuzioneโ€ del suo Maestro e Signore!

Le due encicicliche sociali di Giovanni XXIII, proposte alla riflessione โ€œdegli uomini tuttiโ€, la โ€œMater et Magistraโ€ (1961), e la โ€œPacem in terrisโ€ (1963) rilanciarono con forza il tema dellโ€™attenzione ai poveri e lโ€™urgenza dello sviluppo economico dei paesi piรน arretrati. La โ€œMater et Magistraโ€ affermรฒ che il diritto alla proprietร  privata รจ subordinato allโ€™interesse โ€œdel popolo interoโ€ (nella โ€œGaudium et spesโ€ il Concilio aggiunse: โ€œal bene di tutti i popoliโ€).

Il Pontefice successivo, Paolo VI, disse: โ€œLa povertร  รจ attualmente il problema piรน grave della Chiesaโ€. E nella โ€œPopulorum progressioโ€ (1967), enciclica tuttโ€™oggi di sconvolgente attualitร , si autodefinรฌ โ€œlโ€™avvocato dei popoli poveriโ€ (Populorum progressio, n. 4), e ammonรฌ che โ€œi popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dellโ€™opulenza. La Chiesa trasale davanti a questo grido dโ€™angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore allโ€™appello di suo fratelloโ€ (Populorum progressio, n. 3); nella sua lucida analisi, condannรฒ come si fosse โ€œmalauguratamente instaurato un sistema, che considera il profitto come motivo essenziale del progresso economico, la concorrenza come legge suprema dellโ€™economia, la proprietร  privata dei mezzi di produzione come un diritto assoluto, senza limiti nรฉ obblighi sociali corrispondentiโ€โ€œ (id., n. 26); โ€œรจ il principio fondamentale del liberalismo come regola degli scambi commerciali che viene qui messo in causaโ€ (id., n. 58); e concludeva: โ€œlo sviluppo รจ il nuovo nome della paceโ€ (id., n. 87). Paolo VI fondรฒ la Commissione Pontificia โ€œIustitia et paxโ€ per โ€œsuscitare in tutto il popolo di Dio la piena conoscenza del ruolo che i tempi attuali reclamano da lui, in modo da promuovere il progresso dei popoli piรน poveri, di favorire la giustizia sociale tra le nazioniโ€ (Motu Proprio Catholicam Christi Ecclesiam, pg. 27). E nella โ€œOctogesima adveniensโ€, nel 1971, il Pontefice affermรฒ: โ€œIl Vangelo ci inculca il rispetto privilegiato dei poveri e della loro particolare situazione nella societร โ€ (Octogesima adveniens, n. 12).

Nello stesso anno il Cardinale Michele Pellegrino, nella sua lettera pastorale โ€œCamminare insiemeโ€, ribadiva: โ€œRiconoscere secondo il Vangelo il valore della povertร  vuol dire rispettare e amare i poveri, mettersi dalla parte loro con una scelta preferenziale… La Chiesa non puรฒ fare altra scelta. Questa non รจ demagogia: รจ Vangeloโ€ (n. 12).

Tale chiamata a conversione fu raccolta con entusiasmo nei primi anni dopo il Concilio, soprattutto in quelle realtร  ecclesiali dove la povertร  e lโ€™ingiustizia erano piรน clamorose. Scriveva il vescovo latino-americano Samuel Ruiz: โ€œI poveri non potranno essere evangelizzati se noi siamo latifondisti; i deboli e gli oppressi si allontaneranno da Cristo, se noi ci mostriamo alleati dei potenti; gli ignoranti non potranno essere evangelizzati, se le nostre istituzioni religiose continueranno ad ammassarsi nelle grandi cittร  evitando le campagne ed il suburbioโ€.

Nel 1968, lโ€™Assemblea della Conferenza Episcopale Latino-Americana (Celam) a Medellin sottolineรฒ che lโ€™opzione per i poveri metteva in discussione in primo luogo la Chiesa stessa: nel documento XIV โ€œPovertร  nella Chiesaโ€ affermรฒ il dovere di realizzare una โ€œChiesa libera da legami temporali, convenienze e prestigio ambiguoโ€ (n. 18), veramente โ€œvicina ai poveriโ€ (n. 9). I Vescovi scrivevano: โ€œCi arrivano le lamentele sul fatto che la gerarchia, il clero e i religiosi sono ricchi e alleati dei ricchiโ€; denunciavano che contribuiscono a creare lโ€™immagine di una Chiesa ricca โ€œi grandi edifici, le case parrocchiali e dei religiosi, quando sono di qualitร  superiore a quella del quartiere in cui si trovano, i veicoli a volte lussuosi e le maniere di vestire ereditate da altre epocheโ€ (n. 2); e proponevano โ€œla povertร  come impegno che si assume volontariamente e per amore alla condizione dei bisognosi di questo mondoโ€ (n. 4): โ€œla nostra abitazione e il modo di vita siano modesti, il nostro modo di vestire semplice… Vogliamo rinunciare ai titoli onorificiโ€ (n. 12). Lโ€™โ€œimpegno ad una povertร  materialeโ€ ha un duplice significato: quello della โ€œpovertร  spiritualeโ€ e quello della โ€œdenuncia della mancanza ingiusta dei beni di questo mondoโ€ (n. 5). E nel documento II, โ€œLa Paceโ€, i vescovi giudicavano la โ€œsituazione di ingiustiziaโ€ come โ€œsituazione di peccatoโ€ e come โ€œviolenza istituzionalizzataโ€ (n. 15), invitando a โ€œcreare un ordine sociale giustoโ€ (n. 20), che difenda โ€œi diritti dei poveri e degli oppressiโ€ (n. 22), condannando โ€œenergicamente gli abusi… e le disuguaglianze eccessive tra ricchi e poveriโ€ (n. 23).

ย Nel 1979, nella prima enciclica di Giovanni Paolo II, la โ€œRedentor hominisโ€, il divario economico tra nord e sud venne descritto con i toni della parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro. Giovanni Paolo II nella โ€œSollecitudo rei socialisโ€, scritta nel 1988, nel ventesimo anniversario della โ€œPopulorum progressioโ€, ricordรฒ che il capitalismo liberista, come il marxismo collettivista, ha tendenza imperialistica e, con le sue leggi di mercato, appartiene alle โ€œstrutture di peccatoโ€ (Sollecitudo rei socialis, n. 38); e nella โ€œCentesimus annusโ€, redatta nel 1991 per commemorare il centenario della โ€œRerum novarumโ€, denunciรฒ come โ€œmoralmente inammissibileโ€ (Centesimus annus, n. 35) lโ€™ideologia capitalistica radicalizzata che rifiuta di riconoscere il dramma mondiale della povertร  e si affida fideisticamente al libero sviluppo delle forze di mercato (id., n. 42). In questa enciclica il Pontefice ribadiva, per la chiesa, lโ€™โ€œopzione preferenziale per i poveriโ€, e la necessitร  di incarnarla in stili personali di vita alternativi e nella modifica delle attuali strutture economiche di mercato (id., 57); โ€œLโ€™amore per lโ€™uomo e, in primo luogo, per il povero, nel quale la chiesa vede Cristo, si fa concreto nella promozione della giustizia… Ciรฒ sarร  possibile non solo attingendo al superfluo, che il nostro mondo produce in abbondanza, ma soprattutto cambiando gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le societร โ€ (id., n. 58).

Parole chiarissime del Magistero, quindi, a favore dei poveri e della lotta al loro fianco. E nel primo post-concilio i credenti furono spesso presi quasi da unโ€™ansia di incarnare concretamente lโ€™imperativo evangelico della scelta degli ultimi: fu il periodo in cui si videro vescovi che rinunciarono a residenze storiche per vivere in semplici appartamenti; cardinali che giravano con croci e pastorali di legno, rifiutando auto di lusso e autisti; religiosi e religiose che abbandonavano gli splendidi posti dove in genere sorgono i conventi per condividere le abitazioni degli operai, dei baraccati, dei poveri; nuove chiese piรน attente ad essere comunitร  di accoglienza e di servizio per tutti piuttosto che lussuosi edifici artistici; parroci che lasciavano sempre aperte le loro strutture, e che pubblicavano i bilanci economici fino a segnalare la spesa per lo spazzolino da denti… Fu il momento del โ€œboomโ€ dei preti-operai, dellโ€™impegno dei laici nei sindacati, nei partiti, nelle organizzazioni sociali… Il momento in cui la Chiesa sembrava davvero prendere coscienza di dover essere, come diceva monsignor Tonino Bello, con unโ€™espressione poi ripresa anche da Giovanni Paolo II, la โ€œChiesa del grembiule, lโ€™unico paramento liturgico della prima Messaโ€…

Papa Francesco ha fondato il suo Pontificato sulla scelta dei poveri, elaborando finalmente una vera teologia della povertร . Giร  nella โ€œEvangeli Gaudiumโ€ scriveva: โ€œQuando uno legge il Vangelo incontra un orientamento molto chiaro: non tanto gli amici e vicini ricchi bensรฌ soprattutto i poveri e gli infermi, coloro che spesso sono disprezzati e dimenticati, ยซcoยญloro che non hanno da ricambiarti ยป (Lc 14,14). Non devono restare dubbi nรฉ sussistono spiegaยญzioni che indeboliscano questo messaggio tanto chiaro. Oggi e sempre, ยซi poveri sono i destinataยญri privilegiati del Vangeloยป, e lโ€™evangelizzazione rivolta gratuitamente ad essi รจ segno del Regno che Gesรน รจ venuto a portare. Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo insepaยญrabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soliโ€ (n. 48); โ€œNel cuore di Dio cโ€™รจ un posto preferenziaยญle per i poveri, tanto che Egli stesso ยซsi fece poยญveroยป (2 Cor 8,9). Tutto il cammino della nostra redenzione รจ segnato dai poveriโ€ (n. 197); โ€œPer la Chiesa lโ€™opzione per i poveri รจ una categoria teologica prima che culturale, socioloยญgica, politica o filosofica. Dio concede loro ยซla sua prima misericordiaยป. Questa preferenza divina ha delle conseguenze nella vita di fede di tutti i cristiani, chiamati ad avere ยซgli stessi sentimenti di Gesรนยป (Fil 2,5). Ispirata da essa, la Chieยญsa ha fatto unโ€™opzione per i poveri intesa come una ยซforma speciale di primazia nellโ€™esercizio della caritร  cristiana, della quale dร  testimonianza tutยญta la tradizione della Chiesaยป. Questa opzione โ€“ insegnava Benedetto XVI โ€“ ยซรจ implicita nella fede cristologica in quel Dio che si รจ fatto poveยญro per noi, per arricchirci mediante la sua poverยญtร ยป. Per questo desidero una Chiesa povera per i poveriโ€ (n. 198).

La Chiesa ha pagato e paga pesantemente, ai nostri giorni, il suo schierarsi con gli ultimi, sopportando perciรฒ nuove forme di umiliazione e di martirio. Diceva giร  monsignor Helder Camara: โ€œFare giustizia รจ una grande caritร  ai nostri giorni, cosรฌ pieni di ingiustizia. E la grande povertร  per la Chiesa sta nellโ€™accettare di essere mal giudicata, di rischiare la propria reputazione, di perdere il proprio prestigio. Sta nellโ€™accettare di essere trattata da sovversiva, da rivoluzionaria, forse da comunista: ecco la povertร  che Gesรน chiede alla sua chiesa in questo tempo in cui viviamoโ€. E da monsignor Oscar Romero a tanti preti, religiosi e religiose, laici e laiche, uno stuolo di moderni martiri si sono immolati e si immolano nella difesa di Cristo sofferente nei fratelli.

Perchรฉ, come ci ricorda Papa Francesco nella โ€œGaudete et exsultateโ€, โ€œยซtutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto:ย Amerai il tuo prossimo come te stessoยป (Galย 5,14). Detto in altre parole: in mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni, Gesรน apre una breccia che permette di distinguere due volti, quello del Padre e quello del fratello. Non ci consegna due formule o due precetti in piรน. Ci consegna due volti, o meglio, uno solo, quello di Dio che si riflette in molti. Perchรฉ in ogni fratello, specialmente nel piรน piccolo, fragile, indifeso e bisognoso, รจ presente lโ€™immagine stessa di Dio. Infatti, con gli scarti di questa umanitร  vulnerabile, alla fine del tempo, il Signore plasmerร  la sua ultima opera dโ€™arteโ€. Ed รจ nel mettere in pratica il discorso di Gesรน delle Beatitudini, secondo Papa Francesco, che โ€œsi delinea il volto del Maestro, che siamo chiamati a far trasparire nella quotidianitร  della nostra vitaโ€ (nn. 60-63).

Carlo Miglietta


Il commento alle letture di domenica 13 febbraio 2022 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ โ€œBuona Bibbia a tuttiโ€œ.