ASCENSIONE DEL SIGNORE
Letture: At 1,1-11; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20
Innanzitutto, che cosa significa “Ascensione” del Signore? Il Vangelo di Marco pone l’Ascensione di Gesรน nel giorno stesso di Pasqua (Mc 16,19), Luca, invece, nella prima Lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, la colloca dopo 40 giorni (At 1,3): ma nella Bibbia il numero “40” indica un tempo compiuto, un periodo voluto da Dio…
Certamente Gesรน Risorto fu visto come tale per un arco di tempo preciso, dopo di che Egli non si manifestรฒ piรน in apparizione. “Ascensione” รจ un’immagine in linguaggio spazio-temporale per esprimere proprio che da un certo momento Cristo non fu piรน rinvenibile all’interno del limite della nostra percezione umana: Egli รจ il Vivente al di fuori dello spazio e del tempo, nell’eternitร e nell’infinito di Dio, “in cielo”.ย
Ecco perchรฉ nel Nuovo Testamento si parla indifferentemente di resurrezione o di ascensione-glorificazione-esaltazione (At 2,32-33; 5,30-31; Rm 8,34; Ef 1,20; 4,9; Fil 2,8-9; 1 Pt 3,21-22; Lc 24,26…). Anzi, in Giovanni la glorificazione di Gesรน comincia giร sulla Croce, quando “elevato da terra, attirerร tutti a sรฉ” (Gv 12,32-33; cfr 3,14; 8,28): รจ tutta un’unica azione, un unico movimento, un unico momento, l'”Ora” di Gesรน (Gv 2,4; 7,30; 8,20; 12,23.27; 16,25.32; 17,1), con la quale Egli torna al Padre (Gv 13,1; 14,12-28; 16,5-10.28), che โtutto gli sottomette ai suoi piedi e lo costituisce su tutte le cose a capo della Chiesaโ (seconda Lettura: Ef 3,1-13).
La Liturgia celebra perciรฒ oggi l’alteritร del Signore Vivente dalla nostra realtร terrena: a noi che viviamo sempre piรน abbarbicati sul senso del possesso, ubriachi del mito dell’avere, della stabilitร , della sicurezza, essa richiama con forza la caducitร del mondo e la relativitร delle cose umane: siamo “pellegrini e stranieri sulla terra” (Sl 119,54; 1 Pt 1,17; 2 Pt 2,11; Eb 11,13), in viaggio permanente verso l’Assoluto di Dio. I cristiani devono sempre ricordare che sono “nel mondo… ma non sono del mondo” (Gv 17,11.16), che per ora sono “in esilio lontano dal Signore” (2 Cor 5,6), che “non hanno quaggiรน una cittร stabile, ma che cercano quella futura” (Eb 13,13): la loro “patria รจ nei cieli” (Fil 3,20).
Ci esorta Paolo: “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassรน, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassรน, non a quelle della terra… Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impuritร , passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che รจ idolatria…” (Col 3,1-2.5). Il cristiano contesta quindi con la sua vita l’idolatria di questo mondo, riconoscendolo come “realtร penultima”: solo il Regno di Dio รจ “la meta” (Fil 3,14). Perciรฒ fonda la sua vita non sulla logica mondana, ma sulla novitร della rivelazione di Dio-Amore; e vive nell’attesa della beata speranza, come afferma la seconda Lettura (Ef 3,1-13), anelando di ricongiungersi con il suo Signore, con l’ansia con cui l’innamorata attende l’innamorato (Ct 3,1-4; 5,2), la sposa lo Sposo, implorando: “Maranathร , Vieni, Signore!” (Ap 22,17).
Un altro insegnamento odierno รจ che spetta ai discepoli prolungare nel mondo l’incarnazione del Figlio di Dio, facendosi segni concreti del suo amore per gli uomini, diventando essi stessi, per i fratelli, la prima esperienza della bontร e della salvezza di Dio. Noi siamo il primo sacramento di Cristo per il mondo: le nostre gambe sono le gambe con cui Gesรน arriva oggi ad ogni uomo, le nostre braccia sono le braccia con cui Gesรน lo soccorre, la nostra bocca quella con cui il Cristo lo consola e gli annuncia la salvezza. Siamo chiamati ad essere, per il mondo, i tramiti, i mediatori della salvezza. Ma in questa grande e difficile missione non siamo soli. Gesรน ci promette la “forza dello Spirito Santo” (At 1,8) e ci rassicura: “Ecco, io sono con voi sempre, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
Il commento alle letture della domenica a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ โBuona Bibbia a tuttiโ.
