LโIMPORTANZA DEL CIBO NELLโEBRAISMO
Nellโebraismo, chi mangia diventa tuttโuno con il cibo assunto: noi diventiamo ciรฒ che mangiamo. Cosรฌ Adamo ed Eva non si limitano a cogliere il frutto dellโalbero della conoscenza del bene e del male: lo โmangianoโ (Gen 3,1-7), per indicare che davvero vogliono essere eticamente autonomi, diventare arbitri assoluti nella scelta di ciรฒ che รจ bene e di ciรฒ che รจ male.
Ezechiele รจ invitato da Dio a mangiare il rotolo del libro della Parola di Dio, cioรจ a farla intimamente propria prima di predicarla (Ez 3,1-4). Anche Giovanni, nellโApocalisse, รจ invitato a divorare il libro della Parola di Dio (Ap 10,8-11).
I โBANCHETTI DI COMUNIONEโ CON DIO
Il banchetto รจ anche mezzo per entrare in comunione con Dio. Tutte le religioni orientali presentavano, tra i loro riti, banchetti sacri, in cui il mangiare la vittima permetteva in qualche modo di partecipare alla vita della stessa divinitร invocata. Anche lโebraismo prevedeva pasti sacri: basti pensare ai โsacrifici di comunioneโ previsti dalla Torah (Lv 3,1-17), come sul Sinai, come conclusione dellโAlleanza (Es 24,4-11, come allโingresso nella Terra Promessa (Dt 27,1-7).
In questi banchetti sacri Dio non mangia: Israele rifiuta lโidea che Dio possa nutrirsi di sacrifici (Gdc 6,18.22; 13,15-20): Dio dice: โSe avessi fame, a te non lo direi: mio รจ il mondo e quanto contiene. Mangerรฒ forse la carne dei tori, berrรฒ forse il sangue dei capri?โ (Sl 50,12-13). Il banchetto non avviene โconโ Dio, ma โdavantiโ a Dio, che perรฒ รจ presente con il suo popolo. Lโunica eccezione รจ il pasto imbandito da Abramo e Sara sotto la quercia di Mamre, quando il Signore promette un figlio agli anziani coniugi: โCosรฌ, mentre Abramo stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli (ndr: i tre personaggi divini) mangiaronoโ (Gen 18,1-15).
I primi cristiani dicevano di sรฉ, presentandosi ai pagani: โAras non habemusโ, โNoi non abbiamo altariโ, sottolineando la mancanza nel cristianesimo del sacrificio tradizionale, sostituito dal banchetto eucaristico. Non cโera allโinizio lโaltare, cโera solo la tavola. Lโaspetto conviviale รจ primario per la comprensione dellโEucarestia.
LโEUCARESTIA โMIMOโ PROFETICO
Per capire i testi neotestamentari di istituzione dell’Eucarestia bisogna avere ben presente quel genere letterario, cosรฌ frequentemente adoperato soprattutto nei libri profetici (1 Re 11,29-32; 22,10-12; Ger 1,13-15; 13,1-14; 32ยธ Ez 3,24-5,17โฆ) ma anche nel Nuovo Testamento (Mc 11,1-11.12-19โฆ), che รจ il โmimoโ. Nella Bibbia, infatti, un posto particolarissimo occupano le azioni simboliche: sono piรน di trenta, e precedono o accompagnano le esposizioni orali. Proprio per significare che la Parola di Dio non รจ puro โafflatus vocisโ, ma fatto che si compie, storia concreta, il profeta, su ordine divino, la incarna in gesti simbolici – rivelativi. Talora sono vere pantomime, piccole โscenetteโ, brevi โspot pubblicitariโ che devono servire a imprimere bene, nella mente degli astanti, un determinato concetto o una particolare rivelazione.
Farsi mangiare dagli uomini
Quando Gesรน istituisce lโEucarestia, opera anzitutto un mimo profetico. Quanto compie nellโultima cena รจ โlโultima parabola di Gesรนโ (J. Jeremias). Porgendo il pane, dice: โQuesto รจ il mio corpo dato per voiโ; offrendo il calice: โQuesto รจ il mio sangue, versato per voiโ (Lc 22,19-20): il primo significato di questa azione รจ che egli si รจ donato totalmente agli uomini, che la sua vita รจ stata oblazione piena per la vita dei fratelli, che si รจ interamente consumato per essi, e che egli รจ diventato, offrendosi per loro come il pane e il vino, il loro sostegno e la loro sopravvivenza. โDistribuendo il pane, Gesรน manifesta con le parole che ยซsi dร perยป. Facendo circolare il calice, dichiara che ยซversa il suo sangueยป. I due gesti di Gesรน ne ricevono un valore simbolico: il dono della propria persona a vantaggio dei discepoli, che giunge fino allo spargimento del sangueโ (X. Lรฉon-Dufour). โDavanti ai suoi discepoli Gesรน fa un mimo della sua morte, rappresentandola davanti a loro; รจ lโatteggiamento di un profeta e di un martire che porta la missione fino al suo compimento, dando alla sua propria morte un significato di amore e di servizioโ (A. Marchadour).
Il comando di imitare Gesรน
Due comandi accompagnano lโazione profetica: il primo รจ: โPrendete, mangiateโฆ; beveteโ (Mc 14,22; Mt 26,26.28): i discepoli non sono solo oggetto passivo di questa autodonazione del Cristo, ma sono invitati a prenderne parte attiva, a partecipare al suo amore, ad accettare la sua vita come dono, a riempirsi consapevolmente e responsabilmente di lui. Da questo nasce il secondo comando: โFate questo in memoria di meโ (Lc 22,19; 1 Cor 11,24): Gesรน ordina che anche i suoi discepoli si facciano pane e bevanda per gli altri, divengano cibo per tutti, si lascino โmangiareโ dai fratelli.
โFarsi mangiareโ come Gesรน
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Quando Gesรน comanda ai suoi: โFate questo in memoria di meโ (Lc 22,19; 1 Cor 11,24-25), vuole innanzitutto dire che anche i suoi dovranno farsi dono totale agli altri, sacrificarsi โfino alla fineโ (Gv 13,1), svuotarsi totalmente per gli altri, diventare come lui solo amore, agape, caritร , comunione, condivisione, servizio. โGesรน non ha dato un pezzo di pane agli uomini ma tutto se stesso, la sua vita (corpo e sangue), e chiede ai discepoli di fare altrettanto. Il pane (spezzato), e il vino (versato) simboleggiano quanto egli ha compiuto; ma per essere in linea con lui, per rispettare il suo volere non basta rinnovare i simboli senza ripetere sul piano storico ciรฒ che essi significanoโ (O. da Spinetoli).
Questo รจ โlโaspetto fondamentale e proprio della logica cristiana: io devo essere paneโฆ ร forse la conseguenza piรน armonica con la pratica eucaristica, certamente la piรน difficileโฆ Amore sino alla fine: non dare del pane, ma essere io pane che nutre, questa รจ lโestrema e semplice istanza del mistero del paneโ (S. Maggioni).
Celebrare lโEucarestia allora non deve essere una pia abitudine, ma un gesto che mi coinvolge a fondo, che cambia la mia vita sul modello di quella del Cristo: รจ lโatto del mio proposito di diventare, come Gesรน, dono totale, servizio disinteressato, comunione vivente con i fratelli. โE’ troppo comodo ridurre il proprio impegno allo spezzamento del pane (invece che del proprio corpo) e al versamento del vino, o assistere a tale rito senza fare nulla di quello che Cristo ha fatto prima di ritualizzare il suo operato. Appellarsi alla sua ยซpresenzaยป e alla sua azione (magica) attraverso i simboli รจ dimenticare volutamente le sue precise intenzioni. Gesรน ha parlato di donazione, di spargimento, di spezzamento, non di presenza… La partecipazione eucaristica non รจ un atto devozionale, ma una prova di coraggio, una decisione presa davanti a tutti di ยซdarsiยป e ยซspargersiยป per la moltitudine, come Cristoโ (O. da Spinetoli).
Nella lettura biblica del mimo eucaristico il primo significato รจ quindi lโinvito al dono totale agli altri, sullโesempio del Maestro. Gli altri significati (la presenza reale di Cristo, il sacrificio della Nuova Alleanza, un segno escatologicoโฆ), ci sono certamente e sono importantissimi, ma sono a questo secondari e da questo traggono luce e comprensione.ย
Carlo Miglietta
Il commento alle letture di domenica 11 giugno 2023 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ โBuona Bibbia a tuttiโ.



