Spesso pensiamo che essere discepoli di Gesรน, colui che ha vinto la sofferenza, la malattia, la morte, significhi essere preservati da ogni prova e da ogni dolore. E ci sorprendiamo se la malattia o addirittura la morte toccano i nostri cari o la nostra persona. Talvolta riteniamo che il cercare di seguire fedelmente la volontร di Dio e i suoi comandamenti ci debba mettere al riparo dalle sofferenze degli altri uomini. Ma Gesรน invece ci dice che il dolore e la sofferenza fanno parte del nostro limite creaturale, e che anche i discepoli devono accettare di portare la loro croce dietro di lui, come lui stesso lโha portata.
La croce Parola di Dio
Luciano di Samosata sbeffeggiava i cristiani che โvenerano lโuomo che รจ stato crocifisso in Palestinaโ, e โadorano quel sofista crocifissoโ che li ha persuasi che sono tutti fratelli (Per. mort. 11-13). Giustino affermava che i pagani โin questo credono di dimostrare la nostra follia, dicendo che noi diamo il secondo posto, dopo lโimmutabile ed eterno Dio, creatore di tutte le cose, ad un uomo posto in croceโ (Apol. 1,13,4). Sempre Giustino fa dire allโebreo Trifone: โColui che voi chiamate Cristo fu senza onore nรฉ gloria, tanto da incorrere nellโestrema delle maledizioni previste dalle legge: fu infatti crocifissoโ (Dial. 32,1). Siamo lโunica religione che ha per emblema un condannato a morte, un torturato, un crocifisso!
โLa stoltezza dellโannunzio cristiano sta proprio nella pretesa che un avvenimento casuale, la crocifissione di Cristo, assuma un valore assoluto e definitivo. La sapienza di Dio si manifesta in questa stoltezza: nella morte in croce di Cristo e nellโannuncio di questo evento fatto con linguaggio non sapienteโ (M. Brunini).
Paolo parla addirittura della โparola della Croceโ (1 Cor 1,18). โLa ยซparola della croceยป, ยซho lรณgos toรป stauroรปยป, รจ una locuzione esclusiva di Paoloโฆ Il lรณgos della croce รจ lโannuncio di Cristo crocifisso, la concentrazione piรน densa e maggiormente appropriata del vangeloโ (M. Brunini).
ร il โkerygmaโ, ossia la predicazione del Cristo, che ci ha redento per la potenza della sua passione e morte. La parola della croce รจ, dunque, il vangelo della croce. I Giudei chiedono segni potenti, i pagani la sapienza. Solo la Croce รจ vera potenza e vera sapienza (1 Cor 1,22).
Dio si rivela nella debolezza
Cosรฌ, รจ nella nostra debolezza, nel nostro portare la nostra croce che si rivela la potenza di Dio. Paolo esclama: โGesรน fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio. E anche noi, che siamo deboli in lui, saremo vivi con lui per la potenza di Dio nei vostri riguardiโ (2 Cor 13,4).
ร questa la particolare linea di condotta di Dio: โDio non ha forse dimostrato stolta la sapienza di questo mondo…? ร piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazioneโ (1 Cor 1,20-21). Dio non si rivela e agisce lร dove cโรจ sapienza, potenza, nobiltร , grandezza umana, ma lo si incontra nella insensatezza, nella debolezza, nella bassezza, nella piccolezza (cfr Dt 7,7-8).
Elogio dellโโasteniaโ
In Cristo Gesรน cโรจ un continuo passaggio dalla debolezza di Dio alla nostra debolezza. Cosรฌ che, se la debolezza di Dio รจ potenza, anche la nostra debolezza รจ potenza, e se la stoltezza di Dio รจ sapienza, anche la nostra follia partecipa della sapienza divina.
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โIl termine ยซastheneiaยป, ยซdebolezzaยป, nellโepistolario paolino รจ associato alla precarietร umana dellโApostolo che comporta malattie, fatiche, privazioni e disagi di vario genere (cfr 4,11-12; 2 Cor 11,23-30; 12,9-10)โฆ Rimanda allโantitesi tra ยซdebole/forteยป che si manifesta nellโagire paradossale di Dio (1 Cor 1,25.27)โ (R. Fabris).
โDio considera il terreno dellโยซasteniaยป come il luogo privilegiato per far brillare la potenza della grazia divinaโ (G. Ravasi). Ecco perchรฉ Paolo esclama: โMi vanterรฒ quindi ben volentieri delle mie debolezze, perchรฉ dimori in me la potenza di Cristo. Perciรฒ mi compiaccio nelle mie infermitร , negli oltraggi, nelle necessitร , nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, รจ allora che sono forteโ (2 Cor 12,9-10). โContro una visione utilitaristica ed efficientista, comโรจ quella in cui siamo immersi, le parole di Paolo risuonano con tutta la forza provocatrice che esse avevano anche nel mondo greco, ove era la forma perfetta ad essere segno di pienezza, di autenticitร , di divinitร . Il cristianesimo, che ha nella ยซstoltezzaยป e nello ยซscandaloยป della croce โ per usare una celebre locuzione paolina โ il suo centro vitale, riabilita ed esalta il sofferenteโ (G. Ravasi). ร giร la posizione di Gesรน, che di fronte ai farisei che gli chiedevano se lโuomo nato cieco fosse cosรฌ per colpa sua o dei suoi genitori, risponde: โNรฉ lui ha peccato nรฉ i suoi genitori, ma รจ cosรฌ perchรฉ si manifestassero in lui le opere di Dioโ (Gv 9,3). โLa malattia non come segno di reiezione bensรฌ di elezione, non come sede di maledizione ma di benedizione, non come luogo satanico bensรฌ come orizzonte teofanico: ยซSi manifestano in lui le opere di Dioยปโ (G. Ravasi).
โIl nostro ยซnullaยป รจ assunto da Dio per renderci testimoni umili e annunciatori stolti del lรณgos della croceโฆ In questo stupefacente orizzonte รจ possibile riconoscere, con occhi nuovi, le nostre ferite per aderire, con fede e umiltร , allo svelamento del Dio Trinitร che, nella croce di Cristo, si rivela nella sua debolezzaโฆ In compagnia di Cristo crocifisso le mie debolezze, la mia impotenza, le mie passioni, i miei istinti, i miei bisogni e desideri, il mio nulla possono diventare la via che conduce a Dio. Puรฒ essere la fatica della malattia, che pone in contatto con la precarietร del corpo; dischiude alla dipendenza dagli altri; toglie quel poco o tanto di potere che credevamo di avere e di esercitare. Puรฒ trattarsi dellโapatia. Quel certo tono depresso, che rende scontenti e fa trascinare senza prospettive per il futuro. Anche il passato, con le ferite dellโorigine non sempre rimarginate, puรฒ alimentare la dolorosa sensazione dellโincomprensione, della scarsa considerazione, della non accoglienza e soprattutto del poco amore da parte degli altri. Infine, le ferite legate agli insuccessi personali, spirituali, professionali o familiariโ (M. Brunini).
Marcello Brunini afferma che bisogna cominciare a โconsiderare le ferite come parte di se stessi, a riconciliarsi con esse accettando questa semplice veritร : la ferita che mi abita รจ parte di me. Essa รจ il luogo dove lโimpotenza mi avvolge, dove il dolore si mostra e si fa sentire; il luogo dove la tristezza mi assaleโ; occorre quindi โfare spazio al dolore, spesso soffocato e ritenuto insopportabile e anche inutileโฆ In questo modo la ferita si trasforma in feritoiaโฆ Anche da risorto il Cristo si รจ lasciato le ferite come ยซornamentoยป. Qualcosa del genere puรฒ accadere anche a noi se, avvolti nel suo amore, accogliamo come feritoie le ferite che, da condanna, si aprono a diventare unโopportunitร per un cambiamento radicale dellโesistenzaโ.
Ogni nostra situazione di sofferenza puรฒ diventare luogo di maturazione, di approfondimento spirituale, di conversione, di salvezza, di maggior capacitร di comprensione e di condivisione con i fratelli che sono in difficoltร . Davvero ogni nostra โferitaโ puรฒ trasformarsi in โferitoiaโ che ci apre ad unโesperienza privilegiata con il Signore.
Carlo Miglietta
Il commento alle letture di domenica 3 settembre 2023 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ โBuona Bibbia a tuttiโ.



