Card. Raniero Cantalamessa – Quarta Predica di Quaresima in Vaticano – 24 Marzo 2023

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Alle ore 9 di questa mattina, nellโ€™Aula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, lโ€™Em.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la prima Predica di Quaresima.

Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: “Chi ha orecchi ascolti ciรฒ che lo Spirito dice alle Chiese” โ€“ Un piccolo contributo ai lavori del Sinodo.

La successiva predica di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 31 marzo.

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MYSTERIUM FIDEI! Riflessioni sulla Liturgia

Santo Padre, Venerabili Padri, fratelli e sorelle, dopo quelle sullโ€™evangelizzazione e sulla teologia, vorrei proporre oggi alcune riflessioni sulla liturgia e sul culto della Chiesa, sempre con lโ€™intenzione di apportare un contributo, per quanto modesto e indiretto, ai lavori del sinodo. La liturgia รจ il punto di arrivo, ciรฒ a cui tende lโ€™evangelizzazione. Nella parabola evangelica, i servitori sono inviati per le strade e i crocicchi per invitare tutti al banchetto. La Chiesa รจ la sala del banchetto e lโ€™Eucarestia โ€œil pasto del Signoreโ€ (1 Cor 11, 20) in essa preparato.

Partiamo, nelle nostre riflessioni, da una parola della Lettera agli Ebrei: Per accostarsi a Dio โ€“ essa dice โ€“, bisogna, anzitutto, โ€œcredere che egli esisteโ€ (Eb 11, 6). Prima ancora, perรฒ, di credere che egli esiste (che รจ giร  un essersi accostati), รจ necessario avere almeno il โ€œsentoreโ€ della sua esistenza. Questo รจ ciรฒ che chiamiamo il senso del sacro e che un autore famoso chiama โ€œil numinosoโ€, qualificandolo come โ€œmistero tremendo e affascinanteโ€ . Santโ€™Agostino ha sorprendentemente anticipato questa scoperta della moderna Fenomenologia religiosa. Rivolto a Dio, nelle Confessioni, dice: โ€œQuando ti ho conosciuto per la prima voltaโ€ฆ, ho tremato di amore e di spavento: contremui amore et orroreโ€ . E altrove dice: โ€œRabbrividisco e ardoโ€ (et inhorresco et inardesco): rabbrividisco per la distanza, ardo per la somiglianzaโ€ .

Se venisse a mancare del tutto il senso del sacro, verrebbe a mancare il terreno stesso, o il clima, in cui sboccia lโ€™atto di fede. Charles Pรฉguy ha scritto che โ€œla spaventosa penuria e indigenza del sacro รจ il marchio profondo del mondo modernoโ€. Se รจ caduto il senso del sacro, ne รจ rimasto, perรฒ, il rimpianto che qualcuno ha definito, laicamente, โ€œnostalgia del Totalmente Altroโ€ .

I giovani, piรน di tutti, avvertono questo bisogno di essere trasportati fuori dalla banalitร  del quotidiano, di evadere, e hanno inventato dei modi loro propri di soddisfare questo bisogno. รˆ stato osservato da studiosi della psicologia di massa che i giovani che partecipavano un tempo a famosi concerti rock, come quelli dei Beatles, di Elvis Presley o il Woodstock Festival del 1969, erano trasportati fuori dal loro mondo quotidiano e proiettati in una dimensione che dava loro lโ€™impressione di qualcosa di trascendente e di sacro.

Non diversamente avviene per quelli che partecipano oggi ai mega-raduni di cantanti e complessi canori. Il fatto di essere in tanti e di vibrare allโ€™unisono con una massa amplifica allโ€™infinito la propria emozione. Si ha il sentimento di far parte di una realtร  diversa, superiore, che dร  luogo a una sorta di โ€œdevozione. Il termine โ€œfanโ€ (abbreviazione di fanatic, cioรจ fanatico) รจ il corrispettivo secolarizzato di โ€œdevotoโ€. La qualifica di โ€œidoliโ€ data ai loro beniamini ha una profonda corrispondenza con la realtร .

Questi raduni di massa possono avere il loro valore artistico e veicolare talora messaggi nobili e positivi, come la pace e lโ€™amore. Sono โ€œliturgieโ€, nel senso originario e profano del termine, cioรจ spettacoli offerti al pubblico, per dovere, o per ottenerne il favore. Non hanno perรฒ nulla a che vedere con lโ€™autentica esperienza del sacro. Nel titolo โ€œDivina liturgiaโ€, lโ€™aggettivo divina รจ stato aggiunto proprio per distinguerla dalle liturgie umane. Cโ€™รจ una differenza qualitativa tra le due cose.

Proviamo a vedere attraverso quali mezzi la Chiesa puรฒ essere, per gli uomini dโ€™oggi, il luogo privilegiato di una vera esperienza di Dio e del trascendente. La prima occasione a cui si pensa, anche per la somiglianza esterna, sono i grandi raduni promossi dalle varie Chiese cristiane. Pensiamo, per esempio, alle giornate mondiali della gioventรน, e agli innumerevoli eventi โ€“ congressi, convegni e convocazioni โ€“ a cui prendono parte decine (a volte centinaia) di migliaia di persone in tutto il mondo. Non si conta il numero di persone per le quali tali eventi sono stati lโ€™occasione di una esperienza forte di Dio e lโ€™inizio di un rapporto nuovo e personale con Cristo.

Quello che fa la differenza tra questo tipo di incontri di massa e quelli descritti sopra รจ che qui il protagonista non รจ una personalitร  umana, ma Dio. Il senso del sacro che in essi si sperimenta รจ lโ€™unico veramente genuino, e non un suo surrogato, perchรฉ รจ suscitato dal Santo dei Santi, e non da un โ€œidoloโ€.

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Questi, tuttavia, sono eventi straordinari, ai quali non tutti e non sempre possono partecipare. Lโ€™occasione per eccellenza e piรน comune, per unโ€™esperienza del sacro nella Chiesa, รจ la liturgia. La liturgia cattolica si รจ trasformata, in poco tempo, da azione a forte impronta sacrale e sacerdotale, in azione piรน comunitaria e partecipata, dove tutto il popolo di Dio ha la sua parte, ognuno con il proprio ministero.

Vorrei cercare di dire come io vedo e spiego a me stesso questo cambiamento. Non รจ assolutamente per ergermi a giudice del passato, ma per comprendere meglio il presente. Il presente nella Chiesa non รจ mai rinnegamento del passato, ma suo arricchimento; oppure, come in questo caso, superamento del passato recente per recuperare quello piรน antico e originario.

Nellโ€™evoluzione della Chiesa intesa come popolo, avviene qualcosa di simile a ciรฒ che avviene con la Chiesa intesa come edificio. Pensiamo ad alcune celebri basiliche e cattedrali: quante trasformazioni architettoniche nel corso dei secoli per rispondere ai bisogni e ai gusti di ogni epoca! Ma รจ sempre la stessa Chiesa, dedicata allo stesso santo. Se cโ€™รจ una tendenza generale in atto in epoca moderna, รจ quella di riportare tali edifici โ€“ quando ciรฒ รจ possibile e ne vale la pena โ€“ alla loro struttura e stile originari. La stessa tendenza รจ in atto per la Chiesa come popolo di Dio e in particolare per la sua liturgia. Il Concilio Vaticano II ne รจ stato un momento decisivo, ma non lโ€™inizio assoluto. Esso ha raccolto i frutti di tanto lavoro precedente.

Non รจ certo il caso di addentrarci qui nella storia secolare della Liturgia โ€“ altri lโ€™hanno fatto e proprio dal punto di vista che ci interessa Vorrei solo evidenziare lโ€™evoluzione che riguarda il senso del sacro. Allโ€™inizio della Chiesa e per i primi tre secoli, la liturgia รจ davvero una โ€œliturgiaโ€, cioรจ azione del popolo (laos, popolo, รจ tra le componenti etimologiche di leitourgia). Da san Giustino, dalla Traditio Apostolica di santโ€™Ippolito ed altre fonti del tempo, ricaviamo una visione della Messa certamente piรน vicina a quella riformata di oggi che a quella dei secoli che abbiamo alle spalle. Che cosa รจ avvenuto dopo di allora? La risposta รจ in una parola che non possiamo evitare: clericalizzazione! In nessun altro ambito essa ha agito piรน vistosamente che nella liturgia.

Il culto cristiano, e in particolare il sacrificio eucaristico, si trasformรฒ rapidamente, in Oriente e in Occidente, da azione del popolo in azione del clero. Per secoli e secoli, la parte centrale della Messa, il Canone, era pronunciato in latino dal sacerdote, a bassa voce, dietro una cortina o un muro (quasi un tempio nel tempio!), fuori della vista e dellโ€™ascolto del popolo. Il celebrante alzava la voce solo alle parole finali del Canone: โ€œPer omnia saecula saeculorumโ€, e il popolo rispondeva โ€œAmen!โ€ a ciรฒ che non aveva sentito e tanto meno capito. Lโ€™unico contatto con lโ€™Eucaristia, annunciato dal suono delle campane o del campanello, era il momento dellโ€™elevazione dellโ€™Ostia.

Cโ€™รจ un evidente ritorno a ciรฒ che avveniva nel culto dellโ€™Antico Testamento, quando il Sommo Sacerdote entrava nel Sancta sanctorum, con incensi e sangue delle vittime, e il popolo rimaneva fuori tremante, sopraffatto dal senso della maestร  e inaccessibilitร  di Dio.

Il senso del sacro รจ qui fortissimo, ma, dopo Cristo, รจ esso quello giusto e genuino? Nella Lettera agli Ebrei leggiamo: Voi infatti non vi siete avvicinati โ€ฆ a un fuoco ardente nรฉ a oscuritร , tenebra e tempesta, nรฉ a squillo di tromba e a suono di paroleโ€ฆLo spettacolo, in realtร , era cosรฌ terrificante che Mosรจ disse: Ho paura e tremo (Es 19, 16-18; Dt 9,19). Voi invece vi siete accostatiโ€ฆ a Gesรน, mediatore dellโ€™alleanza nuova, e al sangue purificatore, che รจ piรน eloquente di quello di Abele (Ebr 12, 18-24). Cristo รจ penetrato oltre il velo e non ha richiuso il varco dietro di sรฉ (Ebr 10,20).

Il sacro ha cambiato il modo di manifestarsi: non piรน come mistero di maestร  e potenza, ma come infinita capacitร  di farsi da parte, di nascondimento. Dopo la consacrazione, il celebrante dice o canta: โ€œMistero della fede!โ€Alcuni di noi piรน anziani ricorderanno che una volta lโ€™esclamazione era inserita addirittura nel mezzo della formula di consacrazione del vino: โ€œHic est enim calix sanguinis mei, novi et aeterni testamenti -Mysterium fidei!- qui pro vobis et pro multis effundetur in remissionem peccatorumโ€. Come se la Chiesa si fermasse, a metร  del racconto, stupefatta di quello che stava dicendo!

La riforma ha fatto bene, naturalmente, a spostare tale esclamazione alla fine della consacrazione, ma dovremmo non perdere il senso di stupore racchiuso in essa e soprattutto capire quale deve essere il motivo vero del nostro stupore. Esso deve essere dello stesso genere di quello che si legge nei carmi del Servo di Jahvรฉ:

Cosรฌ si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poichรฉ vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciรฒ che mai avevano udito.
(Is 52, 15- 53,1)

Stupore e meraviglia, sรฌ, ma davanti a che cosa? Non alla maestร , ma allโ€™umiliazione del Servo! Uno che aveva acutissimo questo sentimento era san Francesco dโ€™Assisi: โ€œLโ€™umanitร  trepidi โ€“ scriveva in una sua lettera a tutto lโ€™Ordine โ€“, lโ€™universo intero tremi e il cielo esulti quando sullโ€™altare, nelle mani del sacerdote, รจ il Cristo, figlio del Dio vivoโ€. Ma โ€œtrepidare e tremareโ€ per che cosaโ€? Ascoltiamo il seguito: โ€œO umiltร  sublime! O sublimitร  umile, che il Signore dellโ€™universo, Dio e Figlio di Dio, cosรฌ si umili da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane! Guardate, fratelli, Iโ€™umiltร  di Dio!โ€ .

Si tratta solo di non sciupare questa possibilitร  offerta dalla liturgia rinnovata con improvvisazioni arbitrarie e bizzarre, e mantenere la necessaria sobrietร  e compostezza, anche quando la Messa viene celebrata in situazioni e ambienti particolari.

In tutte le preghiere eucaristiche passate e presenti, lโ€™invito che segue immediatamente la consacrazione รจ sempre quello a ricordare: โ€œUnde et memoresโ€, โ€œfacendo dunque memoriaโ€. รˆ la risposta al comando di Gesรน: โ€œFate questo in memoria di me!โ€ Ma, di lui, che cosa dobbiamo soprattutto ricordare? โ€œOgni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signoreโ€ (1 Cor 11, 26).

Cerchiamo di andare una volta oltre le parole, o meglio di dare alle parole un contenuto esistenziale e non solo rituale. Riportiamoci al momento in cui Gesรบ le pronunciรฒ; cerchiamo โ€“per quanto i racconti evangelici ci permettono di sapere โ€“ di cogliere in quali condizioni interiori quella parola โ€œFate questo in memoria di me!โ€, uscรฌ dalla bocca del Redentore. Egli vede con chiarezza a che cosa sta andando incontro. Piรน volte ne ha parlato, ma come da lontano. Ora il momento รจ giunto; non cโ€™รจ piรน neppure lโ€™intervallo di tempo ad attenuare lโ€™angoscia. Le parole: โ€œQuesto รจ il calice del mio sangueโ€ non lasciano dubbi. รˆ uno che sta andando incontro alla morte e a una morte orribile. โ€œQui pridie quam patereturโ€: il giorno prima di soffrire la passione โ€ฆ

E cosa avviene intorno a lui? Gli apostoli trovano il modo di discutere ancora una volta su chi รจ il piรน grande (Lc 22, 24-27), come fratelli che litigano per spartirsi lโ€™ereditร  intorno al letto di morte del proprio padre. Uno di loro, fra poche ore, lo venderร  per 30 denari: โ€œIn qua nocte tradebaturโ€: nella notte in cui veniva tradito. In queste condizioni istituisce il sacramento con il quale si impegna a rimanere con i suoi fino alla fine del mondo. Dove trovare un mistero piรน โ€œtremendo e affascinanteโ€ di questo? Il giorno che il Signore ci concedesse, per un attimo solo, di gettare uno sguardo fino al fondo di questo abisso di amore e di dolore, credo che non potremmo piรน vivere come prima. Questo spiega perchรฉ san Pio di Pietrelcina sembrava lottare nella Messa e non riuscire a portare a termine la consacrazione.

Ma adesso dobbiamo completare la nostra rivisitazione della Messa. Essa non consiste solo nel Canone con la consacrazione; ci sono anche la Liturgia della Parola e la Comunione. Noi abbiamo a disposizione alcuni mezzi che in passato non esistevano, per valorizzare la Liturgia della Parola e fare anche di essa lโ€™occasione per una esperienza del sacro. Grazie al cammino che la Chiesa ha fatto nel frattempo in molti campi, noi abbiamo un accesso nuovo, piรน diretto, alla Parola di Dio. Essa puรฒ risuonare con una ricchezza e intelligenza piรน grandi che non nel passato.

Lโ€™attuale liturgia รจ ricchissima di Parola di Dio, disposta sapientemente, secondo lโ€™ordine della storia della salvezza, in un quadro di riti spesso riportati alla linearitร  e semplicitร  delle origini. Dobbiamo valorizzare questi mezzi. Niente puรฒ fare breccia nel cuore dellโ€™uomo e fargli sentire la trascendente realtร  di Dio, meglio che una vivente parola di Dio, proclamata con fede e aderenza alla vita, durante la liturgia. La fede โ€“ dice san Paolo โ€“ nasce dallโ€™ascolto della parola di Cristo: Fides ex auditu (Rm 10, 17).

Tante parole di Gesรบ, magari ascoltate poco prima nel Vangelo del giorno, al momento della consacrazione tornano a risuonare nel cuore, come pronunciate di nuovo dal loro autore vivo e realmente presente sullโ€™altare. Io ricorderรฒ sempre il giorno che, dopo aver commentato nel Vangelo la parola di Gesรบ: โ€œEcco, ora qui cโ€™รจ piรน di Giona; ora qui cโ€™รจ piรน di Salomoneโ€ (cf. Mt 12, 41-42), rialzandomi dalla genuflessione dopo la consacrazione, mi venne da esclamare dentro di me, convinto e pieno di stupore: โ€œEcco, ora qui cโ€™รจ piรน di Salomone!โ€.

Anche la lettura dallโ€™Antico Testamento, dal confronto con il brano evangelico, sprigiona significati nuovi e illuminanti. Nel passaggio dalla figura alla realtร , la mente โ€“ diceva santโ€™Agostino โ€“ si accende come โ€œuna torcia in movimentoโ€ . Come ai due discepoli di Emmaus, Gesรบ continua a spiegarci โ€œquello che in tutte le Scritture si riferisce a luiโ€ (cf. Lc 24,27).

E poi, dicevo, la Comunione. Come puรฒ la liturgia fare, anche di questo momento, lโ€™occasione per una esperienza del sacro, non solo a livello individuale, ma anche comunitario? Direi, con il silenzio. Esistono due specie di silenzio: un silenzio che possiamo chiamare ascetico e un silenzio mistico. Un silenzio con il quale la creatura cerca di elevarsi fino a Dio e un silenzio provocato da Dio che si fa vicino alla creatura. Il silenzio che segue la Comunione รจ un silenzio mistico, come quello che si osserva nelle teofanie dellโ€™Antico Testamento. Dopo la comunione dovremmo ripetere a noi stessi la parola del profeta Sofonia (1,7): โ€œSilenzio alla presenza del Signore Dio!โ€ Non dovrebbe mancare mai qualche momento, anche se breve, di assoluto silenzio dopo la Comunione.

La tradizione cattolica ha sentito il bisogno di prolungare e dare piรน spazio a questo momento di personale contatto con il Cristo eucaristico e ha sviluppato nei secoli, soprattutto a partire dal sec. XIII, il culto dellโ€™Eucaristia fuori della Messa. Esso non รจ un culto a parte, staccato e indipendente dal sacramento; รจ un continuare a โ€œfare memoriaโ€ di Cristo: dei suoi misteri e delle sue parole, un modo di โ€œricevereโ€ Gesรบ sempre piรน in profonditร  nella nostra vita. Un modo di interiorizzare il mistero ricevuto. Lโ€™adorazione eucaristica รจ il segno piรน chiaro che lโ€™umiltร  e il nascondimento di Cristo nellโ€™Eucaristia non ci fanno dimenticare che siamo in presenza del โ€œSantissimoโ€, di colui che, con il Padre e lo Spirito Santo, ha creato il cielo e la terra.

Dove essa viene praticata โ€“ da parrocchie, individui e comunitร  โ€“ i suoi frutti sono visibili, anche come momento di evangelizzazione. Una chiesa piena di fedeli in perfetto silenzio, durante unโ€™ora di adorazione davanti al Santissimo esposto, farebbe dire a chi entrasse, per caso, in quel momento: โ€œQui cโ€™รจ Dio!โ€. Ricordo il commento di un non-cattolico, al termine di unโ€™ora di adorazione eucaristica silenziosa, in una grande chiesa parrocchiale degli Stati Uniti, gremita di fedeli: โ€œAdesso capisco โ€“disse a un amico โ€“ cosa intendete voi cattolici quando parlate di โ€œpresenza realeโ€!

Se cโ€™รจ un motivo per cui io rimpiango il latino, รจ che con la sua scomparsa stanno scomparendo dallโ€™uso alcuni canti nati per questi momenti e che sono serviti a generazioni di credenti di tutte le lingue per esprimere la loro calda devozione al Gesรบ dellโ€™Eucaristia: lโ€™Adoro te devote, lโ€™Ave verum, il Panis angelicus. Essi sopravvivono ormai quasi solo per la musica che artisti celebri hanno scritto su quei testi.

Noi โ€œministri di Cristo e dispensatori dei misteri di Dioโ€ (1 Cor 4,1) e, in modi diversi, ogni fedele impegnato nel culto della Chiesa, potremmo sentirci schiacciati e impotenti davanti a un compito cosรฌ sublime. Ne avremmo tutte le ragioni. Come aiutare gli uomini di oggi a fare, nella liturgia, una esperienza del sacro e del soprannaturale, noi che sperimentiamo in noi stessi tutta la pesantezza della carne e la sua refrattarietร  allo spirito? Anche qui la risposta รจ sempre la stessa: โ€œAvrete forza dallo Spirito Santo!โ€ Egli, che รจ definito โ€œlโ€™anima della Chiesaโ€, รจ anche lโ€™anima della sua liturgia, la luce e la forza dei riti.

รˆ un dono che la riforma liturgica del Vaticano II abbia messo nel cuore della Messa lโ€™epiclesi, cioรจ lโ€™invocazione dello Spirito Santo: prima sul pane e sul vino e poi sullโ€™intero corpo mistico della Chiesa. Io ho un grande rispetto per la veneranda preghiera eucaristica del Canone Romano e amo utilizzarla ancora, qualche volta, essendo quella con cui fui ordinato sacerdote. Non posso, perรฒ, non notare con rammarico la totale assenza in essa dello Spirito Santo. Al posto dellโ€™attuale epiclesi consacratoria sul pane e sul vino, troviamo, in esso, la formula generica: โ€œSantifica, o Dio, questa offerta con la potenza della tua benedizioneโ€ฆโ€.

รˆ stata, anche questa, una triste conseguenza della polemica tra Oriente e Occidente. Essa ha spinto, in passato, noi Latini a mettere tra parentesi il ruolo dello Spirito Santo per attribuire tutta lโ€™efficacia alle parole dellโ€™istituzione e ha spinto i Greci a mettere tra parentesi le parole dellโ€™istituzione per attribuire tutta lโ€™efficacia allโ€™azione dello Spirito Santo. Come se il mistero si compisse per una specie di reazione chimica di cui si puรฒ determinare lโ€™istante preciso in cui avviene.

Cโ€˜รจ tuttavia una perla che il Canone Romano ha tramandato di generazione in generazione e che la riforma liturgica ha giustamente conservato e inserito in tutte le nuove preghiere eucaristiche: appunto la dossologia finale: โ€œPer Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, nellโ€™unitร  dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoliโ€: Per ipsum, cum ipso et in ipso est tibi, Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, omnis honor et gloria per omnia saecula saeculorum.

Questa formula esprime una veritร  fondamentale che san Basilio ha formulato nel primo trattato scritto sullo Spirito Santo. Sul piano dellโ€™essere, o dellโ€™uscita delle creature da Dio, scrive, tutto parte dal Padre, passa per il Figlio e giunge a noi nello Spirito; nellโ€™ordine della conoscenza, o del ritorno delle creature a Dio, tutto comincia con lo Spirito Santo, passa per il Figlio Gesรน Cristo e ritorna al Padre . Essendo la liturgia il momento per eccellenza del ritorno delle creature a Dio, tutto in essa deve partire e prendere slancio dallo Spirito Santo.

Il messale antico conteneva tutta una serie di preghiere che il sacerdote doveva recitare in preparazione alla Messa. Oggi non potremmo preparaci alla celebrazione meglio che con una breve, ma intensa preghiera allo Spirito Santo perchรฉ rinnovi in noi lโ€™unzione sacerdotale e metta nel nostro cuore lo stesso impulso che mise nel cuore di Cristo di offrici al Padre in sacrificio di soave odore. Lโ€™Epistola agli Ebrei dice che Gesรบ, โ€œmosso da Spirito eterno, offrรฌ se stesso senza macchia a Dioโ€ (Ebr 9,14). Preghiamo affinchรฉ quello che รจ avvenuto nel Capo possa avvenire anche in noi, membra del suo corpo.

1.Rudolph Otto, Il Sacro (Das Heilige, 1917).
2.St. Augustine, Confessions, VII, 10.
3.Ib. XI, 9.
4.Max Horkheimer.
5.Cf. Mario Righetti, Storia Liturgica, vol. III (La Messa), Milano 1966.
6.Francesco dโ€™Assisi, Lettera al capitolo generale, 2 (FF 221).
7.Agostino, Ep. 55, 11, 21.
8.Cf. Basilio di Cesarea, Sullo Spirito Santo XVIII, 47 (PG 32 , 153).