Alle ore 9 di questa mattina, nellโAula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, lโEm.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la quinta Predica di Quaresima (prima, seconda, terza, quarta).
Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: โMa voi, chi dite che io sia?โ (Matteo 16,15).
IO SONO LA VIA, LA VERITA’ E LA VITA
Nel nostro itinerario, attraverso il Quarto Vangelo, alla scoperta di chi รจ Gesรบ per noi, siamo giunti allโultima tappa. Entriamo in quelli che si รจ soliti definire โi discorsi di addioโ di Gesรบ ai suoi apostoli. Questa volta non tento nemmeno di fare un riassunto del contesto e metterne in luce le diverse unitร e suddivisioni. Sarebbe come voler tracciare riquadri e distinguere settori in una colata lavica che scende dal cratere. Andiamo perciรฒ direttamente alla parola che intendiamo raccogliere in questa meditazione:
Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: โVado a prepararvi un postoโ? Quando sarรฒ andato e vi avrรฒ preparato un posto, verrรฒ di nuovo e vi prenderรฒ con me, perchรฉ dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la viaโ. Gli disse Tommaso: โSignore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?โ. Gli disse Gesรน: โIo sono la via, la veritร e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. (Gv 14,3-6).
โIo sono la via, la veritร e la vitaโ: parole che una sola persona al mondo poteva pronunciare e ha pronunciato di fatto. Cristo รจ la via ed รจ la meta del viaggio. Come Verbo eterno del Padre, รจ la veritร e la vita; in quanto Verbo fatto carne, รจ la via.
Abbiamo avuto modo di contemplare Cristo come Vita, commentando la sua parola โIo sono il pane della vitaโ, come Veritร commentando lโaltra sua parola โIo sono la luce del mondoโ. Concentriamoci perciรฒ su Cristo Via. Dopo aver contemplato Cristo come dono, abbiamo lโoccasione di contemplarlo come modello. โPoichรฉ โ scrive Kierkegaard โ il Medioevo si era sviato sempre piรน nellโaccentuare il lato di Cristo come modello, Lutero accentuรฒ lโaltro lato, affermando che egli รจ dono e che questo dono tocca alla fede di accettarloโ. Ma ora โ aggiungeva lo stesso autore โ si deve insistere anche su Cristo modello, se non si vuole che la dottrina sulla fede si risolva in una foglia di fico che copre le omissioni piรน anticristiane .
Gesรบ continua a dire a quelli che incontra โcioรจ a noi, in questo momento โ quello che diceva agli apostoli e a coloro che incontrava durante la sua vita terrena: โVenite dietro a meโ, oppure al singolare โSeguimi!โ La sequela (in Greco, acolouthia) di Cristo, รจ un tema sconfinato. Su di esso รจ stato scritto il libro piรน amato e piรน letto nella Chiesa, dopo la Bibbia, e cioรจ LโImitazione di Cristo. Noi ci limitiamo a dire su di esso quel tanto che ci serve per passare a qualche applicazione pratica, sempre di carattere spirituale e personale, come ci siamo prefissi in queste meditazioni.
Il tema della sequela di Cristo occupa un posto rilevante nel IV Vangelo. Seguire Gesรบ รจ quasi un sinonimo di credere in lui. Credere, tuttavia, รจ unโattitudine della mente e della volontร ; lโimmagine della โviaโ e del โcamminareโ mette in luce un aspetto importante del credere, che รจ il โcamminareโ, cioรจ il dinamismo che deve caratterizzare la vita del cristiano e la ripercussione che la fede deve avere nella condotta di vita. La sequela โ a differenza della fede e dellโamore โ non indica solo unโattitudine particolare della mente e del cuore, ma traccia al discepolo un programma di vita che implica una condivisione totale: del modo di vivere, del destino e della missione del Signore.
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Con il rilievo dato allโepisodio della lavanda dei piedi, Giovanni ha voluto sottolineare un ambito particolare e prioritario della sequela di Cristo, quello del servizio (Gv 13, 12-15). Ma non parlerรฒ del servizio. A questo tema ho dedicato lโultima predica della Quaresima scorsa e non รจ il caso di ripetermi. Anche perchรฉ credo di essere il meno qualificato a parlare di servizio, avendo esercitato, nella mia vita, quasi solo โil servizio della Parolaโ che, per quanto importante, รจ anche relativamente facile e piรน gratificante di molti altri servizi nella Chiesa.
Vorrei piuttosto parlare di ciรฒ che caratterizza la sequela di Cristo e la distingue da ogni altro tipo di sequela. Di un artista, di un filosofo, di un letterato, si dice che si รจ formato alla scuola di questo o quel rinomato maestro. Anche di noi religiosi si dice che ci siamo formati alla scuola, chi di Benedetto, chi di Domenico, chi di Francesco, chi di Ignazio di Loyola e chi di altri uomini o donne. Ma tra questa sequela e quella di Cristo cโรจ una differenza essenziale. Essa รจ espressa, come meglio non si potrebbe fare, dalle parole dello stesso Giovanni, alla fine del Prologo del suo Vangelo: โLa Legge fu data per mezzo di Mosรจ,la grazia e la veritร vennero per mezzo di Gesรน Cristoโ (Gv 1,17)
Per noi religiosi, questo significa: la regola ci รจ stata data per mezzo del nostro Fondatore o dalla nostra Fondatrice, ma la grazia e la forza di metterla in pratica ci viene soltanto da Gesรบ Cristo. Per noi e per tutti i cristiani allo stesso modo, quella parola significa anche unโaltra cosa, piรน radicale ancora: il Vangelo ci รจ stato dato dal Gesรบ terreno, ma la capacitร di osservarlo e metterlo in pratica ci viene soltanto dal Cristo risorto, mediante il suo Spirito!
San Tommaso dโAquino ha scritto, in proposito, delle parole che sulle labbra di un dottore meno autorevole di lui ci lascerebbe perplessi. Commentando il detto paolino โla lettera uccide, lo Spirito dร la vitaโ (2Cor 3,6), egli scrive: โPer lettera si intende ogni legge scritta che resta al di fuori dellโuomo, anche i precetti morali contenuti nel Vangelo; per cui anche la lettera del Vangelo ucciderebbe, se non si aggiungesse, dentro, la grazia della fede che sanaโ .
E poco prima ha detto esplicitamente che โla grazia che ci sanaโ non รจ altro che โla stessa grazia dello Spirito Santo che รจ data ai credentiโ . Lo aveva capito per esperienza personale santโAgostino e perciรฒ ha inventato quella sua straordinaria preghiera: โSignore, tu mi comandi di essere casto. Ebbene, dammi ciรฒ che mi comandi e poi comandami ciรฒ che vuoiโ.
Ecco perchรฉ tanta parte dei discorsi di Gesรบ nellโultima cena hanno per oggetto lo Spirito Paraclito che egli avrebbe inviato sugli apostoli. Ricordiamo qualcuna delle sue promesse al riguardo:
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrร lui, lo Spirito della veritร , vi guiderร a tutta la veritร , perchรฉ non parlerร da se stesso, ma dirร tutto ciรฒ che avrร udito e vi annuncerร le cose future. Egli mi glorificherร , perchรฉ prenderร da quel che รจ mio e ve lo annuncerร . (16,12-14)
Se Gesรบ รจ โla Viaโ (in greco, odรฒs), lo Spirito Santo รจ โla Guidaโ (in greco, odegรฒs, o odegรฌa). Cosรฌ lo definiva giร san Gregorio Nisseno , e cosรฌ lo invoca la Chiesa Latina nel Veni Creator. I due versetti โDuctore sic te praevio โ vitemus omne noxiumโ, significano infatti, โcon te che ci fai da guida (ductor) eviteremo ogni maleโ.
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Tra le varie funzioni che Gesรบ attribuisce al Paraclito, in questa sua opera a nostro favore, quella su cui vogliamo soffermarci รจ quella di Suggeritore: โIl Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderร nel mio nome, lui vi insegnerร ogni cosa e vi ricorderร tutto ciรฒ che io vi ho dettoโ (14,26). โEgli vi farร ricordareโ: la Volgata Latina traduceva con ipse suggeret vobis: egli vi suggerirร .
Il suggeritore, in teatro, sta nascosto dentro una cavitร ed รจ invisibile al pubblico: proprio come lo Spirito Santo che illumina tutto restando lui invisibile e, per cosรฌ dire, dietro le quinte. Il suggeritore pronuncia le parole sottovoce per non essere udito dal pubblico, e anche lo Spirito parla โsottovoceโ, sommessamente. A differenza, perรฒ dei suggeritori umani, egli non parla agli orecchi, ma al cuore; non suggerisce meccanicamente le parole del Vangelo, come da un copione, ma le spiega, le adatta, le applica alle situazioni.
Stiamo parlando, naturalmente, delle โispirazioni dello Spiritoโ, le cosiddette โbuone ispirazioniโ. La fedeltร alle ispirazioni รจ la via piรน breve e piรน sicura alla santitร . Noi non sappiamo in partenza qual รจ in concreto la santitร che Dio vuole da ognuno di noi; Dio solo la conosce e ce la svela a mano a mano che il cammino prosegue. Non basta perciรฒ avere un programma di perfezione ben chiaro, per poi realizzarlo progressivamente. Non cโรจ un modello di perfezione identico per tutti. Dio non fa i santi in serie, non ama la clonazione. Ogni santo รจ una invenzione inedita dello Spirito. Dio puรฒ chiedere a uno lโopposto di quello che chiede a un altro. Ne consegue che per raggiungere la santitร lโuomo non puรฒ limitarsi a seguire delle regole generali che valgono per tutti. Deve anche capire quello che Dio chiede a lui, e solamente a lui.
Ora quello che Dio vuole di diverso e di particolare da ognuno lo si scopre attraverso gli avvenimenti della vita, la parola della Scrittura, la guida del direttore spirituale, ma il mezzo principale e ordinario sono le ispirazioni della grazia. Queste sono delle sollecitazioni interiori dello Spirito nel profondo del cuore, attraverso le quali Dio non solo fa conoscere quello che desidera da noi, ma dร la forza necessaria, e spesso anche la gioia, per compierlo, se la persona acconsente.
Pensiamo a cosa sarebbe successo se Madre Teresa di Calcutta si fosse ostinata ad osservare le regole canoniche vigenti allora negli istituti religiosi. Fino allโetร di 36 anni, lei era una suora di una congregazione religiosa, fedele certamente alla sua vocazione e dedita al suo lavoro, ma nulla che facesse prevedere in lei qualcosa di straordinario. Fu durante un viaggio in treno da Calcutta a Darjeeling per il suo annuale ritiro spirituale che avvenne il fatto che cambiรฒ la sua vita. Lo Spirito Santo le โsussurrรฒโ allโorecchio del cuore un invito chiaro: lascia il tuo ordine, la tua vita precedente, e mettiti a mia disposizione per unโopera che io ti indicherรฒ. Tra le figlie di Madre Teresa questo giorno โil 10 Settembre del 1946 โ รจ ricordato con il nome di โGiorno dellโIspirazioneโ.
Quando si tratta di decisioni di rilievo per se stessi o per altri, lโispirazione deve essere sottoposta e confermata dallโautoritร , o dal proprio padre spirituale. Cosรฌ fece infatti Madre Teresa. Ci si espone al pericolo se ci si affida unicamente alla propria ispirazione personale.
Le buone ispirazioni hanno qualcosa in comune con lโispirazione biblica, a parte naturalmente lโautoritร e la portata che sono essenzialmente diverse. โDio disse ad Abramo โฆโ, โIl Signore parlรฒ a Mosรจโ: questo parlare del Signore non era, dal punto di vista della fenomenologia, qualcosa di diverso da quello che avviene nelle ispirazioni della grazia. La voce di Dio, anche sul Sinai, non risuonava allโesterno, ma dentro il cuore sotto forma di chiarezza, di impulsi, originati dallo Spirito Santo. I dieci comandamenti non furono incisi dal dito di Dio su tavole di pietra (ci รจ difficile perfino immaginarlo!), ma sul cuore di Mosรจ che poi le incise su tavole di pietra. โMossi da Spirito Santo, parlarono quegli uomini da parte di Dioโ (2 Pt 1,21); erano essi a parlare, ma mossi da Spirito Santo; ripetevano con la bocca quello che ascoltavano nel cuore. Dio, dice il profeta Geremia, scrive la sua legge nei cuori (Ger 31,33).Ogn
i fedeltร ad unโispirazione viene ricompensata da ispirazioni sempre piรน frequenti e piรน forti. Eโ come se lโanima si allenasse per giungere ad una percezione sempre piรน chiara della volontร di Dio e a una facilitร maggiore nel compierla.* * *
Il problema piรน delicato, circa le ispirazioni, รจ stato sempre quello di discernere quelle che vengono dallo Spirito di Dio da quelle che provengono dallo spirito del mondo, dalle proprie passioni, o dallo spirito maligno. Il tema del discernimento degli spiriti ha subรฌto nei secoli una notevole evoluzione. Allโorigine esso era concepito come il carisma che serviva a distinguere โ tra le parole, preghiere e profezie pronunciate nellโassemblea โ quali provenivano dallo Spirito di Dio e quali no. Nel suo esercizio comunitario, il carisma della profezia deve essere accompagnato, per lโApostolo, da quello del discernimento degli spiriti: โA un altro (viene dato) il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiritiโ (1 Cor 12,10).
Il senso originario del carisma, inteso da Paolo, sembra essere molto preciso e limitato. Riguarda la ricezione della profezia stessa, la sua valutazione, da parte di uno o piรน membri dellโassemblea, anchโessi dotati di spirito profetico. Anche questo, perรฒ, non sulla base di unโanalisi razionale, quanto di unโispirazione dello stesso Spirito. Il senso di discernere (diakrisis) oscilla dunque tra distinguere e interpretare: distinguere se a parlare รจ stato lo Spirito di Dio o uno spirito diverso, interpretare cosa lo Spirito ha voluto dire in una situazione concreta. A questo stesso dono del discernimento, si riferisce la nota raccomandazione dellโApostolo: โNon spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, ritenendo ciรฒ che รจ buono e rifiutando ogni specie di maleโ (1 Ts 5, 19-22).
Se dobbiamo tener conto dellโesperienza attuale dei movimenti pentecostali e carismatici, dobbiamo pensare che questo carisma consistesse nella capacitร dellโassemblea, o di alcuni in essa, di reagire attivamente a una parola profetica, a una citazione biblica, o a una preghiera, esprimendo โ con lโesclamazione โconfermo!โ, o con altri piccoli segni del capo e della voce- approvazione per la parola ascoltata, o mostrando, al contrario โ con il silenzio e col passare ad altro โ un giudizio negativo. In questo modo, la vera e la falsa profezia viene a essere giudicata โdai fruttiโ che produce, o non produce, come raccomandava appunto Gesรน (cf. Mt 7,16). Questo significato originario del discernimento degli spiriti โ detto per inciso โ potrebbe essere di grande attualitร anche oggi nei dibattiti e nelle riunioni, come quelli che ci cominciano a sperimentare nel dialogo sinodale.
In epoca successiva, nella spiritualitร sia orientale che occidentale, il carisma del discernimento degli spiriti, รจ servito soprattutto a discernere le ispirazioni del discepolo da parte di un anziano (come nel monachesimo), e piรน generalmente a discernere le proprie ispirazioni. Lโevoluzione non รจ arbitraria; si tratta infatti dello stesso dono, anche se applicato a soggetti e in contesti diversi: il contesto comunitario nel primo caso, quello personale nel secondo.
Vi sono dei criteri di discernimento che potremmo chiamare oggettivi. Nel campo dottrinale essi si riassumono per Paolo nel riconoscimento di Cristo come Signore: โNessuno che parli sotto lโazione dello Spirito di Dio puรฒ dire โGesรน รจ anatemaโ, e nessuno puรฒ dire โGesรน รจ Signoreโ se non sotto lโazione dello Spirito Santoโ (1 Cor 12, 3); per Giovanni si riassumono nella fede in Cristo e nella sua incarnazione:
Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perchรฉ molti falsi profeti sono comparsi nel mondo. Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesรน Cristo รจ venuto nella carne, รจ da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesรน, non รจ da Dio (1 Gv 4, 1-3).
Nel campo morale un criterio fondamentale รจ dato dalla coerenza dello Spirito di Dio con se stesso. Esso non puรฒ chiedere qualcosa che sia contrario alla volontร divina, cosรฌ come viene espressa nella Scrittura, nellโinsegnamento della Chiesa e nei doveri del proprio stato. Unโispirazione divina non chiederร mai di compiere degli atti che la Chiesa considera immorali, per quanti speciosi argomenti contrari la carne sia capace di suggerire in questi casi; per esempio, che Dio รจ amore e perciรฒ tutto quello che si fa per amore รจ da Dio.
A volte, perรฒ, questi criteri oggettivi non bastano perchรฉ la scelta non รจ tra bene e male, ma รจ tra un bene e un altro bene e si tratta di vedere qual รจ la cosa che Dio vuole, in una precisa circostanza. Fu soprattutto per rispondere a questa esigenza che santโIgnazio di Loyola sviluppรฒ la sua dottrina sul discernimento.
Ho quasi vergogna di parlare su questo tema in questa sedeโฆ, ma diciamo almeno qualcosa. Il santo invita a osservare le intenzioni โlui le chiama gli โspiritiโ โ che stanno dietro a una scelta e le reazioni che essa provoca . Si sa che quel che viene dallo Spirito di Dio porta con sรฉ gioia, pace, tranquillitร , dolcezza, semplicitร , luce. Quello che proviene dallo spirito del male, invece, porta con sรฉ turbamento, agitazione, inquietudine, confusione, tenebre. LโApostolo Paolo lo mette in luce contrapponendo tra loro i frutti della carne (inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, invidie) e i frutti dello Spirito che sono invece amore, gioia, pace, magnanimitร , benevolenza, bontร , fedeltร , mitezza, dominio di sรฉ.(Gal 5, 22).
Nella pratica, le cose, รจ vero, sono piรน complesse. Unโispirazione puรฒ venire da Dio e, nonostante ciรฒ, causare un grande turbamento. Ma questo non รจ dovuto allโispirazione che รจ dolce e pacifica come tutto quello che proviene da Dio; nasce piuttosto dalla resistenza allโispirazione o dal fatto che ci chiede qualcosa che non siamo pronti a dargli. Se lโispirazione รจ accolta, il cuore si trova ben presto in una pace profonda. Dio ricompensa ogni piccola vittoria in questo campo, facendo sentire allโanima la sua approvazione, che รจ la gioia piรน pura che esista al mondo.
Un campo in cui รจ molto importante praticare il discernimento โoltre quello delle intenzioni e delle decisioni โ รจ lโambito dei sentimenti. Nulla รจ piรน insidioso dellโamore. La natura รจ abilissima nel far passare come proveniente dallo spirito ciรฒ che invece proviene dalla carne. In questo campo รจ piรน che mai necessario tener conto del consiglio che il poeta latino Ovidio dava proprio a proposito dei mali dellโamore: โPrincipiis obstaโ: โOpponiti agli iniziโ Sero medicina paratur : โร troppo tardi per la medicina, quando il male, per i troppi indugi, ha acquistato vigoreโ .
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Il frutto concreto di questa meditazione deve essere una rinnovata decisione di affidarci in tutto e per tutto alla guida interiore dello Spirito Santo, come per una sorta di โdirezione spiritualeโ. Dobbiamo abbandonarci tutti al Maestro interiore che ci parla senza strepito di parole. Come bravi attori, dobbiamo tenere lโorecchio proteso, nelle grandi e nelle piccole occasioni, alla voce di questo โsuggeritoreโ nascosto, per recitare fedelmente la nostra parte nella scena della vita. ร quello che si intende con lโespressione โdocilitร allo Spiritoโ.
ร piรน facile di quanto si pensi, perchรฉ egli ci parla dentro, ci insegna ogni cosa e ci istruisce su tutto. Basta a volte una semplice occhiata interiore, un movimento del cuore, un attimo di raccoglimento e di preghiera. Scrive Giovanni nella sua Prima Lettera:
Quanto a voi, lโunzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri; la sua unzione vi insegna ogni cosa, รจ veritiera e non mentisce (1 Gv 2,27).
Su queste parole, santโAgostino instaura un insolito, vivace contraddittorio con lโApostolo. Nel suo commento alla Prima Lettera di Giovanni, scrive:
Io domando a Giovanni: โColoro ai quali tu rivolgevi queste parole avevano giร lโunzioneโฆ Perchรฉ allora hai scritto ad essi questa lettera? Perchรฉ istruirli?โโฆ Cโรจ qui un grande mistero sul quale occorre riflettere, o fratelli. Il suono delle nostre parole percuote le orecchie, ma il vero maestro sta dentroโฆ Noi possiamo esortare con lo suono della voce, ma se dentro non vโรจ chi insegna, si tratta di inutile strepito .
Se accogliere le ispirazioni รจ importante per ogni cristiano, รจ vitale per chi ha compiti di governo nella Chiesa. Solo cosรฌ si permette allo Spirito di Cristo di guidare lui stesso la sua Chiesa attraverso i suoi rappresentanti umani. Non รจ necessario che su una nave tutti i passeggeri stiano incollati con lโorecchio alla radio di bordo, per ricevere segnali sulla rotta, su eventuali iceberg e sulle condizioni del tempo, ma รจ indispensabile che lo siano i responsabili di bordo. Da una โispirazione divinaโ, coraggiosamente accolta da Papa san Giovanni XXIII, รจ nato il Concilio Vaticano II. Nello stesso modo sono nati, dopo di lui, altri gesti profetici, di cui quelli che verranno dopo di noi si accorgeranno.
Che in questa Pasqua il Signore risorto faccia risuonare, lui stesso, nel nostro cuore, qualcuno di quei suoi divini โIo Sonoโ che abbiamo meditato nella presente Quaresima! Soprattutto quello che proclama la sua vittoria pasquale:โIo sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrร e chiunque vive e crede in me, non morirร in eterno (11, 25-26).
1.Diario, X 1 A 154.
2.Tommaso dโAquino, Summa theologiae, I-IIae, q. 106, a. 2.
3.Ibid., q. 106, a. 1; cf giร Agostino, De Spiritu et littera, 21, 36.
4.Agostino, Confessioni , X, 29.
5.Gregorio Nisseno, De fide (PG, 45, 141C).
6.Cf. Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, IV Settimana (ed. BAC, Madrid 1963, pp. 262 ss).
7.Ovidio, Remedia amoris, V,91.
8.Agostino, Trattati sulla Prima Lettera di Giovanni, 3, 13.