Card. Raniero Cantalamessa – Seconda Predica di Quaresima in Vaticano – 1 Marzo 2024

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Alle ore 9 di questa mattina, nellโ€™Aula Paolo VI, il Predicatore della Casa Pontificia, lโ€™Em.mo Card. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la prima Predica di Quaresima.

Tema delle meditazioni quaresimali รจ il seguente: โ€œMa voi, chi dite che io sia?โ€ (Matteo 16,15).

Le successive prediche di Quaresima avranno luogo venerdรฌ 8, 15, e 22 marzo.

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IO SONO LA LUCE DEL MONDO

In queste prediche di Quaresima ci siamo proposti di meditare sui grandi โ€œIo Sonoโ€ (Ego eimi) pronunciati da Gesรบ nel Vangelo di Giovanni. Cโ€™รจ perรฒ una domanda che si pone, a proposito di essi: sono stati davvero pronunciati da Gesรบ, o sono dovuti alla riflessione posteriore dellโ€™Evangelista, come tante parti del Quarto Vangelo? La risposta che oggi praticamente tutti gli esegeti darebbero a questa domanda รจ la seconda. Io sono convinto, perรฒ, che tali affermazioni sono โ€œdi Gesรบโ€ e cerco di spiegare perchรฉ.

Cโ€™รจ una veritร  storica e una veritร  che possiamo chiamare reale o ontologica. Prendiamo uno di questi โ€œIo Sonoโ€ di Gesรบ, per esempio quello che dice: โ€œIo sono la via, la veritร  e la vitaโ€ (Gv 14,6). Se per qualche improbabile nuova scoperta si venisse a conoscere che la frase fu, di fatto e storicamente, pronunciata dal Gesรน terreno, non รจ questo che la renderebbe โ€œveraโ€. Si puรฒ sempre pensare, infatti, che chi la pronuncia sia un illuso e si inganni! (Tanti hanno creduto di essere la luce del mondo prima e dopo di lui!). Ciรฒ che la rende โ€œveraโ€ รจ il fatto che โ€“ nella realtร  e al di sopra di ogni contingenza storica โ€“ egli รจ la via, la veritร  e la vita.

In questo senso piรน profondo e piรน importante, tutte e singole le affermazioni che Gesรน fa nel Vangelo di Giovanni sono โ€œvereโ€, anche quella in cui dice: โ€œPrima che Abramo fosse, io sonoโ€ (Gv 8,58). La definizione classica di veritร  รจ โ€œcorrispondenza tra la cosa e lโ€™idea che si ha di essaโ€ (adaequatio rei et intellectus); la veritร  rivelata รจ corrispondenza tra la realtร  e la parola ispirata che la proclama. Le grandi parole che mediteremo sono dunque di Gesรบ: non del Gesรน storico, ma del Gesรบ che โ€“come aveva promesso ai discepoli (Gv 16,12-15) โ€“ ci parla con lโ€™autoritร  del Risorto, mediante il suo Spirito.

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Dalla sinagoga di Cafarnao in Galilea, passiamo oggi al tempio di Gerusalemme, in Giudea, dove Gesรบ si รจ recato in occasione della festa delle Capanne. Qui si svolge il dibattito con โ€œi giudeiโ€, in cui รจ inserita lโ€™auto-proclamazione di Gesรบ che, in questa meditazione, vogliamo raccogliere:
Io sono la luce del mondo.
chi segue me, non camminerร  nelle tenebre,
ma avrร  la luce della vita (Gv 8,12).

Questa parola รจ cosรฌ pregnante e cosรฌ bella che i cristiani, da subito, la scelsero come una delle designazioni preferite di Cristo. In molte basiliche antiche โ€“ come nel duomo di Cefalรน e di Monreale in Sicilia โ€“ nel mosaico dellโ€™abside, Gesรบ รจ rappresentato come il Pantocrator, o Signore dellโ€™universo. Tiene un libro aperto davanti a sรฉ e mostra la pagina dove sono scritte, in greco e in latino, proprio quelle parole: โ€œEgรด eimi to phรดs tou cosmou โ€“ Ego sum lux mundiโ€: โ€œIo sono la luce del mondoโ€.

Gesรบ luce del mondo: per noi, oggi, questo รจ diventato una veritร  creduta e proclamata, ma ci fu un tempo in cui essa non era soltanto questo; era una esperienza vissuta, come succede talvolta a noi, quando, dopo un blackout ritorna improvvisamente la luce, o quando, al mattino, aprendo la finestra, si รจ inondati della luce del giorno. La Prima Lettera di Pietro ne parla come di un essere โ€œtrasferiti dalle tenebre allโ€™ammirabile luceโ€ (1 Pt 2, 9; Col 1, 12 ss. ). Rievocando il momento della sua conversione e del suo battesimo, Tertulliano lo descrive con lโ€™immagine del bambino che esce dallโ€™utero buio della madre e si spaventa al contatto con lโ€™aria e con la luce. โ€œUscendo โ€“scrive โ€“ dal comune grembo di una stessa ignoranza, noi trasalimmo alla luce della veritร โ€: ad lucem expaยฌvescentes vรฉritatisโ€ .
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Ci poniamo subito la domanda: cosa significa per noi, ora e qui, quella parola di Gesรบ: โ€œIo sono la luce del mondoโ€? Lโ€™espressione โ€œluce del mondoโ€ ha due significati fondamentali. Il primo significato รจ che Gesรบ รจ la luce del mondo in quanto la sua รจ la suprema e definitiva rivelazione di Dio allโ€™umanitร . Lo afferma nel modo piรน netto e in tono solenne lโ€™incipit della Lettera agli Ebrei:
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo (Ebr 1, 1-2).

La novitร  consiste nel fatto unico e irripetibile che il rivelatore รจ lui stesso la rivelazione! โ€œIo sono la luceโ€, non io porto la luce nel mondo. I profeti parlavano in terza persona: โ€œCosรฌ dice il Signore!โ€, Gesรบ parla in prima persona: โ€œIo vi dico!โ€. Nel 1964 Marshall McLuhan lanciรฒ il famoso slogan : โ€œIl mezzo รจ il messaggioโ€: The medium is the messageโ€, volendo con ciรฒ significare che il mezzo con cui viene diffuso un messaggio condiziona il messaggio stesso. Questo detto si applica in maniera unica e trascendente a Cristo. In lui, il mezzo di trasmissione รจ davvero il messaggio; il messaggero รจ il messaggio!

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Questo, dicevo, รจ il primo significato dellโ€™espressione โ€œluce del mondoโ€. Il secondo significato รจ che Gesรบ รจ la luce del mondo in quanto fa luce sul mondo, cioรจ rivela il mondo a se stesso; fa vedere ogni cosa nella sua giusta luce, per quello che รจ davanti a Dio. Riflettiamo su ognuno dei due significati, partendo dal primo, cioรจ da Gesรบ come suprema rivelazione della veritร  di Dio.

Da questo punto di vista, la luce che รจ Cristo ha sempre avuto un agguerrito concorrente: la ragione umana. Ne parliamo non con intento polemico o apologetico, cioรจ per sapere cosa rispondere agli oppositori della fede, ma per confermarci nella fede. I dibattiti su fede e ragione โ€“ piรน esattamente, su ragione e rivelazione โ€“ sono affetti da una dissimmetria radicale. Il credente condivide la ragione con lโ€™ateo; lโ€™ateo non condivide la fede nella rivelazione con il credente. Il credente parla il linguaggio dellโ€™interlocutore ateo; lโ€™ateo non parla la lingua della controparte credente.

Per questo motivo il dibattito piรน giusto su fede e ragione รจ quello che avviene nella stessa persona, tra la propria fede e la propria ragione. Abbiamo casi famosi nella storia del pensiero umano di persone in cui non si puรฒ dubitare di unโ€™identica passione sia per la ragione che per la fede: Agostino di Ippona, Tommaso dโ€™Aquino, Blaise Pascal, Sรธren Kierkegaard, John Henry Newman, e potremmo aggiungere Giovanni Paolo II , Benedetto XVIโ€ฆ

La conclusione a cui ciascuno di loro รจ giunto รจ che lโ€™atto supremo della ragione umana รจ riconoscere che cโ€™รจ qualcosa al di sopra di essa. รˆ anche ciรฒ che piรน nobilita la ragione perchรฉ indica la sua capacitร  di trascendersi. La fede non si oppone alla ragione ma suppone la ragione, cosรฌ come โ€œla grazia suppone la naturaโ€.

Cโ€™รจ un altro malinteso da chiarire riguardo al dialogo tra fede e ragione. La critica comune rivolta ai credenti รจ che essi non possono essere obiettivi, dal momento che la loro fede impone loro, fin dallโ€™inizio, la conclusione a cui arrivare. In altre parole, agisce come una pre-comprensione e un pre-giudizio. Non si presta attenzione al fatto che lo stesso pregiudizio agisce, in senso opposto, anche nello scienziato o filosofo non credente, e in modo ancora piรน forte. Se si dร  per scontato che Dio non esiste, che il soprannaturale non esiste e che i miracoli sono impossibili, anche la conclusione รจ predeterminata fin dallโ€™inizio.

Un esempio tra tanti. Conoscendo la visione che Freud aveva della realtร , poteva egli ammettere che โ€œlโ€™amore universaleโ€ di Francesco dโ€™Assisi avesse una componente soprannaturale chiamata grazia? Naturalmente no, e infatti egli fa di esso una โ€œderivazione dellโ€™amore genitaleโ€. San Francesco รจ secondo lui โ€“cito โ€“ โ€œcolui che รจ andato piรน lontano nellโ€™usare lโ€™amore a beneficio del suo sentimento interiore di felicitร โ€ . In altre parole, amava Dio, gli uomini, tutta la creazione e, in modo del tutto speciale, Cristo Crocifisso perchรฉ questo gli dava piacere e lo faceva sentire bene!

Lโ€™uomo moderno, invece della veritร , pone la ricerca della veritร  come valore supremo. Lessing ha scritto: โ€œSe Dio tenesse stretta nella sua destra tutta la veritร , e nella sua sinistra solo lโ€™aspirazione sempre viva alla veritร , fosse anche a condizione di essere eternamente in errore, e mi dicesse: โ€˜Scegli!โ€™, mi inchinerei umilmente verso sinistra dicendo: โ€˜Questa, Padre! La pura veritร  appartiene solo a teโ€™โ€ .

La ragione di ciรฒ รจ abbastanza semplice. Finchรฉ sei in fase di ricerca, sei tu a condurre il gioco, il protagonista, mentre al cospetto della Veritร  riconosciuta come tale, non hai piรน scampo e devi prestare โ€œlโ€™obbedienza della fedeโ€. La fede pone lโ€™assoluto, mentre la ragione vorrebbe continuare senza fine la discussione. Come la bella Scheherazade di Mille e una Notte, la ragione umana ha sempre una nuova storia da raccontare per ritardare la sua resa.

Ci sono solo due soluzioni possibili alla tensione tra fede e ragione: o ridurre la fede โ€œentro i limiti della pura ragioneโ€, oppure rompere i limiti della pura ragione e โ€œprendere il largoโ€. Un poโ€™ come quando lโ€™Ulisse di Dante raggiunse le โ€œColonne dโ€™Ercoleโ€, un tempo considerate il confine estremo della Terra, e decise di non fermarsi, e fare, piuttosto, dei remi, โ€œali al folle voloโ€.

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Devo perรฒ essere coerente con le mie stesse premesse. Il discorso su fede e ragione, prima di diventare un dibattito tra โ€œnoi e loroโ€, tra credenti e non credenti, deve essere un dibattito tra gli stessi credenti. Il peggiore tipo di razionalismo, infatti, non รจ quello esterno, ma quello interno alla teologia. San Paolo scriveva ai Corinzi:
La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perchรฉ la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio (1Cor 2,4-5).

E ancora:
Le armi della nostra battaglia non sono carnali, ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, distruggendo i ragionamenti e ogni arroganza che si leva contro la conoscenza di Dio, e sottomettendo ogni intelligenza allโ€™obbedienza di Cristo (2Cor 10,3-5).
Ciรฒ che lโ€™Apostolo temeva si รจ spesso verificato tra noi. La teologia, soprattutto in Occidente, si รจ sempre piรน allontanata dalla forza dello Spirito, per affidarsi alla sapienza umana. Il razionalismo moderno esigeva che il cristianesimo presentasse il suo messaggio in modo dialettico, cioรจ sottoponendolo, sotto tutti gli aspetti, alla ricerca e alla discussione, affinchรฉ potesse inserirsi nello sforzo generale, filosoficamente accettabile, di una comune e sempre provvisoria comprensione del destino umano e dellโ€™universo. Ma cosรฌ facendo, lโ€™annuncio sulla morte e risurrezione di Cristo viene sottoposto a unโ€™istanza diversa, ritenuta superiore. Non รจ piรน un kerygma ma solo unโ€™ipotesi fra tante.

Il pericolo inerente a questo approccio alla teologia รจ che Dio viene oggettivato. Diventa un oggetto di cui parliamo, non un soggetto con cui โ€“ o alla cui presenza โ€“ parliamo. Un โ€œluiโ€ โ€“ o peggio, un โ€œessoโ€ โ€“ mai un โ€œtuโ€! รˆ il contraccolpo di aver fatto della teologia una โ€œscienzaโ€. Il primo dovere di chi fa scienza รจ quello di essere neutrale rispetto allโ€™oggetto della propria ricerca; ma puรฒ uno essere neutrale quando ha a che fare con Dio? Questo fu il motivo principale che mi spinse, ad un certo punto della mia vita, ad abbandonare lโ€™insegnamento accademico della teologia e a dedicarmi a tempo pieno alla predicazione. La conseguenza di quel modo di fare teologia, infatti, รจ che essa diventa sempre piรน un dialogo con lโ€™รฉlite accademica del momento, e sempre meno un nutrimento per la fede del popolo di Dio.
Da questa situazione si esce solo con la preghiera, parlando con Dio, prima ancora di parlare di Dio. โ€œSe sei teologo pregherai veramente, e se preghi veramente sarai teologoโ€, diceva un antico Padre del deserto . Santโ€™Agostino fece la sua teologia piรน duratura โ€“ e, aggiungiamo, anche la piรน sicura โ€“ parlando a Dio nelle sue Confessioni. Aiuta in ciรฒ anche la contemplazione e lโ€™imitazione della Madre di Dio. Ella non ha mai avuto niente a che fare con idee astratte su Dio e su suo Figlio Gesรบ, ma solo con la loro realtร  vivente.
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Ho accennato, sopra, a un secondo significato dellโ€™espressione โ€œluce del mondoโ€, ed รจ ad esso che vorrei dedicare lโ€™ultima parte della mia riflessione, anche perchรฉ รจ quella che ci riguarda piรน da vicino. Si tratta, dicevo, del significato, per cosรฌ dire, strumentale, in cui Gesรบ รจ luce del mondo: in quanto, cioรจ, fa luce su tutte le cose; fa, nei confronti del mondo, quello che fa il sole nei confronti della terra. Il sole non illumina e non rivela se stesso, ma illumina tutte le cose che sono sulla terra e far vedere ogni cosa nella luce giusta.

Anche in questo secondo senso, Gesรบ e il suo Vangelo hanno un concorrente che รจ il piรน pericoloso di tutti, essendo un concorrente interno, un nemico in casa. Lโ€™espressione โ€œluce del mondoโ€ cambia completamente di significato secondo che si prende lโ€™espressione โ€œdel mondoโ€ come genitivo oggettivo, o come genitivo soggettivo; a seconda, cioรจ, che il mondo sia lโ€™oggetto illuminato, o invece il soggetto che illumina. In questo secondo caso, non รจ il Vangelo, ma il mondo che fa vedere tutte le cose alla propria luce. Lโ€™Evangelista Giovanni esortava i suoi discepoli con queste parole:
Non amate il mondo, nรฉ le cose del mondo! Se uno ama il mondo, lโ€™amore del Padre non รจ in lui; perchรฉ tutto quello che รจ nel mondo โ€“ la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita โ€“ non viene dal Padre, ma viene dal mondo (1 Gv 2, 15-16).
Il pericolo di conformarsi a questo mondo โ€“la mondanizzazione โ€“ รจ lโ€™equivalente, nellโ€™ambito religioso e spirituale, di quello che, nellโ€™ambito sociale, chiamiamo secolarizzazione. Nessuno (io meno di tutti) puรฒ dire che questo pericolo non incombe anche su di lui o su di lei. Un detto attribuito a Gesรบ in uno scritto antico non canonico dice: โ€œSe non digiunerete dal mondo, non scoprirete il regno di Dioโ€ . Ecco il digiuno oggi piรน necessario di tutti: digiunare dal mondo, nesteuein tรด kosmรด, secondo il detto citato!

Il mondo di cui parliamo e al quale non dobbiamo conformarci non รจ il mondo creato e amato da Dio; non sono gli uomini del mondo ai quali, anzi, dobbiamo andare sempre incontro, specialmente i poveri, gli ultimi, i sofferenti. Il โ€œmescolarsiโ€ con questo mondo della sofferenza e dellโ€™emarginazione รจ, paradossalmente, il miglior modo di โ€œsepararsiโ€ dal mondo, perchรฉ รจ andare lร , da dove il mondo rifugge con tutte le sue forze. รˆ separarsi dal principio stesso che regge il mondo, che รจ lโ€™egoismo.
Prima che nelle opere, il cambiamento deve avvenire nel modo di pensare. San Paolo esortava i cristiani di Roma con le parole:
Non conformatevi a questo mondo, ma trasformatevi
rinnovando il vostro modo di pensare,
per poter discernere la volontร  di Dio,
ciรฒ che รจ buono, a lui gradito e perfetto (Rom 12, 2)
.

Allโ€™origine della mondanizzaione ci sono tante cause, ma la principale รจ la crisi di fede. รˆ la fede il terreno di scontro primario tra il cristiano e il mondo. รˆ per la fede che il cristiano non รจ piรน โ€œdelโ€ mondo. Inteso in senso morale, il โ€œmondoโ€ รจ tutto ciรฒ che si oppone alla fede. โ€œQuesta รจ la vittoria che ha sconfitto il mondoโ€, scrive Giovanni nella Prima Lettera, โ€œla nostra fedeโ€ (1 Gv 5, 4). Nella Lettera agli Efesini cโ€™รจ, a questo riguardo, una parola sulla quale vale la pena soffermarsi un poโ€™ piรน a lungo. Dice:
Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dellโ€™aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli (Ef 2,1-2).

Lโ€™esegeta Heinrich Schlier ha fatto unโ€™analisi penetrante di questo โ€œspirito del mondoโ€ considerato da Paolo il diretto antagonista dello โ€œSpirito di Dioโ€ (1 Cor 2, 12). Un ruolo decisivo svolge in esso lโ€™opinione pubblica. Oggi possiamo chiamarlo โ€“ in senso anche letterale โ€“ โ€œlo spirito che รจ nellโ€™ariaโ€, perchรฉ si diffonde soprattutto via etere, attraverso i mezzi di comunicazione virtuale.

Si determina โ€“ scrive Schlier โ€“ uno spirito di grande intensitร  storica, a cui il singolo difficilmente puรฒ sottrarsi. Ci si attiene allo spirito generale, lo si reputa ovvio. Agire o pensare o dire qualcosa contro di esso รจ considerato cosa insensata o addirittura unโ€™ingiustizia o un delitto. Allora non si osa piรน porsi di fronte alle cose e alle situazione e soprattutto alla vita in modo diverso da come esso le presentaโ€ฆLa sua caratteristica รจ di interpretare il mondo e lโ€™esistenza umana alla sua maniera .

รˆ quello che chiamiamo โ€œadattamento allo spirito dei tempiโ€. La morale del mozartiano โ€œCosรฌ fan tutteโ€. Oggi possediamo una immagine nuova per descrivere lโ€™azione corrosiva dello spirito del mondo, il virus dei computer. Per quel poco che ne so, il virus รจ un programma malignamente progettato che penetra nel computer per le vie piรน insospettate (scambio di e-mail, siti internetโ€ฆ), e una volta dentro confonde o blocca le normali operazioni, alterando i cosiddetti โ€œsistemi operativiโ€.

Lo spirito del mondo agisce in modo analogo. Penetra in noi per mille canali, come lโ€™aria che respiriamo, e una volta dentro, cambia i nostri modelli operativi: al modello โ€œCristoโ€ sostituisce il modello โ€œmondoโ€. Il mondo ha anchโ€™esso la sua โ€œtrinitร โ€, i suoi tre dei, o idoli, da adorare: piacere, potere, denaro. Tutti deprechiamo i disastri che essi creano nella societร , ma siamo sicuri che, nel nostro piccolo, noi stessi non ne siamo immuni?

La nostra piรน grande consolazione, in questa lotta con il mondo che รจ fuori di noi e con quello che รจ dentro di noi, รจ sapere che Cristo continua, da risorto, a pregare il Padre per noi con le parole con cui si congedรฒ dai suoi Apostoli:
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondoโ€ฆ Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondoโ€ฆ Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola (Gv 17, 15-20).

1.Tertulliano, Apologeticum, 39, 9.
2.Tommaso dโ€™Aquino, S.Th. I, q.2, a.2, ad 1.
3.Sigmund Freud, Il disagio della civiltร , IV.
4.Gotthold Lessing, Eine Duplik, I, in Werke 3, Zรผrich 1974, p.149.
5.Dante Alighieri, Inferno, XXVI, 125
6.Evagrio Pontico, De oratione, 60 (PG 79, 1180).
7.Cf. Clemente Al., Stromati, 111, 15; A. Resch, Agrapha, 48 (TU, 30, 1906, p. 68).
8.H. Schlier, Demoni e spiriti maligni nel Nuovo Testamento, in Riflessioni sul Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 1976, pp. 194 s. (Ed. originale in โ€œGeist und Leben 31 (1958), pp. 173-183.

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