Card. Gianfranco Ravasi – Un invito che risuona nelle piazze

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La parabola รจ una delle forme espressive piรน care alle โ€œlezioniโ€ del rabbรฌ Gesรน di Nazaret ed รจ considerata come una delle attestazioni storiche piรน consistenti della sua parola. Gli studiosi si dividono nello stilarne lโ€™elenco: cโ€™รจ chi va da un minimo di 35 e chi si allarga fino a 72 e oltre, essendo talora fluidi i confini tra un paragone espanso e una parabola. In questa sorta di giardino di immagini proiettate a illustrare il Regno di Dio, cioรจ il progetto di giustizia, amore, salvezza che Dio vorrebbe attuare nella storia assieme allโ€™uomo, noi ora ne selezioneremo due che presenteremo in due tappe.

Naturalmente la nostra scelta รจ condizionata dal tema della rubrica, la vocazione. Sappiamo che il cuore di questa esperienza radicale รจ in una chiamata che irrompe nella trama della vita quotidiana di una persona. Scorre, allora, davanti a noi il primo racconto di Gesรน ove il tema della chiamata รจ quasi la filigrana narrativa, tantโ€™รจ vero che la parabola รจ spesso intitolata โ€œGli invitati al banchetto nuzialeโ€ (Matteo 22,1-14; Luca 14,15-24).

Nelle case nobili di una cittร  entrano i servi del re a recare lโ€™invito ufficiale ad alcuni privilegiati per lโ€™accesso alla cerimonia nuziale del figlio del sovrano. La reazione immediata รจ fredda (ยซnon volevano venireยป). Allโ€™insistenza dei messaggeri il rifiuto si fa netto e in qualche caso aggressivo. Questa vicenda รจ quasi il primo quadro di un dittico di scene, un quadro oscuro che si tinge persino di sangue. Allโ€™accampare le scuse piรน banali, segno di superficialitร  e indifferenza (un impegno lavorativo o un affare da non perdere), si accostano, infatti, lโ€™insulto e lโ€™attacco fisico contro i servi del re.

In questa rappresentazione troviamo la storia di tante vocazioni dissolte a causa della superficialitร , della perdita della scala dei valori, dellโ€™egoismo, dellโ€™indifferenza, del benessere. Ma la chiamata del re non si spegne. La voce dei suoi araldi risuona, allora, non piรน nei palazzi ma nelle piazze e nelle strade e convoca โ€“ secondo il testo di Luca โ€“ ยซpoveri, storpi, ciechi e zoppiยป, cosรฌ da colmare totalmente la sala del banchetto (14,21-23). รˆ, questo, il quadro luminoso del nostro dittico: il Signore non si scoraggia di fronte al rifiuto dei primi e allarga le sue braccia alla folla degli ultimi della terra.

Infatti, come abbiamo sottolineato nellโ€™ormai lungo viaggio alla ricerca delle vocazioni bibliche, spesso gli eletti sono figure secondarie, deboli, scartate dalla societร . Cโ€™รจ, poi โ€“ sempre in Luca โ€“ una nota a prima vista sconcertante. Anche alcuni di questi emarginati oppongono resistenza, forse anche per vergogna: ยซCostringili a entrareยป, dice al suo messaggero il signore che invita (14,23). Non abbiamo forse detto che nella vocazione รจ sempre necessario lโ€™incontro tra la chiamata divina e la libertร  umana?

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Che senso ha, allora, questo compelle intrare โ€“ come si ha nella versione latina dei Vangeli โ€“ frase divenuta proverbiale e talora adottata per imporre una norma contro la coscienza e la libertร  personale? La risposta รจ ben diversa: la โ€œforzaโ€ per spingere questi miseri ad accogliere la chiamata รจ solo lโ€™espressione della grazia divina che trionfa sulle esitazioni, sulle impreparazioni e sui limiti delle persone, non รจ una violazione della loro coscienza, ma un sostegno nella loro scelta per aderire alla vocazione.

Articolo pubblicato su Famiglia Cristiana

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