Nel I sec. a.C. il poeta latino Cornelio Severo ammoniva che per compiere la propria vocazione nella vita ยซbisogna aprirsi la strada con difficoltร , a lungo e per pendii scoscesiยป. La scorsa settimana abbiamo portato in scena la chiamata del profeta Geremia, avvenuta forse in un giorno primaverile del 626 a.C. sotto un albero fiorito di mandorlo nel giardino di casa di suo padre, il sacerdote Chelkia. La storia di quella vocazione era stata simile alla strada che sโinerpica lungo picchi rocciosi, come diceva il poeta latino, in mezzo a vere e proprie bufere.
Infatti, quel giovane impacciato e timido era stato costretto ad annunciare a un popolo illuso e a un potere politico gretto e ostinato un destino tragico, che si sarebbe compiuto nel 586 a.C. con la distruzione di Gerusalemme e la deportazione degli Ebrei da parte dei Babilonesi trionfatori. Geremia era stato considerato, allora, la โCassandraโ della nazione, sbeffeggiato, umiliato, carcerato in una cisterna, emarginato. Sprofondato nellโabisso fisico e spirituale, egli aveva rasentato la disperazione e gridato a Dio la sua ribellione, maledicendo il giorno della sua nascita e della sua vocazione profetica, considerata un atto di โseduzioneโ da parte di Dio, non in senso amoroso ma come la circonvenzione di un incapace.
Ecco alcune battute di una delle sue varie โconfessioniโ, la piรน terribile e desolata: ยซMi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. Quando parlo, devo gridare, devo urlare: โViolenza! Oppressione!โ. Cosรฌ la parola del Signore รจ diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno. Mi dicevo: โNon penserรฒ piรน a lui, non parlerรฒ piรน nel suo nome!โ. Ma nel mio cuore cโera come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevoยป (Geremia 20,7-9).
Forte รจ la rivolta di Geremia contro Dio e la sua chiamata, fino al punto di voler abbandonare la missione. Ma il paradosso รจ che egli si sente talmente irretito e conquistato da Dio da non essere piรน in grado di opporre resistenza. La vocazione a proclamare la parola divina รจ come un fuoco, una lava ardente che brucia le ossa, inarrestabile e invincibile. In Geremia si ritrova, quasi in filigrana, la vicenda di tante vocazioni, a partire da quella di un altro personaggio biblico tragico, Giobbe.
Eppure anche nel suo Getsemani piรน cupo, egli sente che รจ sempre vera, anche se misteriosa, la promessa del giorno della sua prima chiamata quando Dio gli aveva assicurato di โvigilareโ su di lui, con quel gioco di parole ebraiche tra il โmandorloโ, shaqed, e il Dio โveglianteโ, shoqed. E, cosรฌ, egli sarร fedele fino alla fine e, quando ormai sarร tutto perduto perchรฉ la nazione sarร sconfitta e deportata, la terra di Giuda devastata e la speranza spenta, Geremia diventerร lโalfiere della rinascita.
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Acquisterร un terreno dal cugino Canamel per indicare che รจ possibile una ricostruzione delle case, canterร il ritorno gioioso dallโesilio babilonese e soprattutto sarร lโaraldo di una โnuova alleanzaโ tra Dio e il suo popolo: ยซPorrรฒ la mia legge dentro di loro โ dice il Signore โ la scriverรฒ nel loro cuore. Allora sarรฒ il loro Dio ed essi saranno il mio popoloยป (31,33). Parole che anche Gesรน ricorderร lโultima sera della sua vita terrena, quando sul calice del vino della cena pasquale dirร : ยซQuesto calice รจ la nuova alleanza nel mio sangue, che รจ versato per voiยป (Luca 22,20).
