Breve storia di San Romualdo

Data:

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Martirologio ecumenico

In comunione di preghiera con i monaci e le monache camaldolesi facciamo oggi memoria di San Romualdo. Uomo di lacrime e di preghiera, unรฌ al rigore dell’insegnamento un’anima appassionata.

Romualdo (+ 1027) monaco

La singolarissima vicenda umana e spirituale di Romualdo, animatore dell’eremitismo nell’Italia centrale e settentrionale all’alba del secondo millennio, รจ stata tramandata dalla Vita dei cinque fratelli del suo amico Bruno di Querfurt, ma soprattutto dalla Vita del beato Romualdo scritta pochi anni dopo la morte di Romualdo da Pier Damiani.

Romualdo nacque a Ravenna verso la metร  del X secolo, da una famiglia nobile. Dopo tre anni di vita benedettina abbandonรฒ il monastero ravennate di Sant’Apollinare in Classe con il proposito di ritrovare la solitudine e il rigore del monachesimo egiziano testimoniato dalle Vite dei padri e dalle Conferenze di Cassiano. Ispirandosi a questi testi, con
alcuni compagni egli cercรฒ di mettere in pratica i principi di un’ascesi piรน ordinata rispetto a quella dei solitari del suo tempo, basandola sul lavoro manuale, il totale distacco dal mondo, la stabilitร  nella cella, la familiaritร  con la Scrittura, le veglie e il digiuno.

Uomo di lacrime e di preghiera, Romualdo unรฌ al rigore dell’insegnamento un’anima appassionata, capace di grande calore umano e di intenso affetto. Egli visse circa dieci anni nei pressi del monastero di San Michele di Cuxa, nei Pirenei, dando vita ad una colonia di eremiti. Tornato in Italia, Romualdo fu chiamato a riformare la vita monastica e a fondare numerosi eremi, incontrando incomprensioni e ostilitร .

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Delle sue numerose fondazioni sono sopravvissute fino a oggi con alterne vicende quelle di Camaldoli e di Fonte Avellana.

Romualdo morรฌ nel silenzio e nella solitudine con Dio, cui aveva sempre anelato e che aveva inseguito attraverso mille peripezie, nel monastero di Val di Castro, il 19 giugno del 1027.

Fonte: Monastero di Bose

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