Binario 21. Un treno per Auschwitz

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Il libro racconta, come in un reportage giornalistico, il viaggio degli studenti e dei pensionati lombardi che in treno raggiungono i campi di concentramento in Polonia. Questo viaggio e già alla quinta edizione di una iniziativa voluta dalla Provincia di Milano. Il treno della Provincia di Milano e stato gemellato con quello dei sindacati Cgil e Cisl di altre Province italiane: in tutto 1200 fra studenti, lavoratori e pensionati, oltre ai giornalisti al seguito.

Venti ore di lentissimo viaggio, sulle tracce dei deportati (605 ebrei che partirono dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano il 30 gennaio 1944). E’ un lungo viaggio attraverso l’Europa che scava in tutti un segno indelebile.

Assieme ai ragazzi viaggiano, oltre ai pensionati e ai giornalisti, anche musicisti, studiosi e insegnanti.

Durante il viaggio, la carrozza ristorante diventa il centro propulsivo e anche creativo del “Treno della Memoria” che avanza tra i ricordi, senza fermarsi. Infatti, si canta, si leggono i libri-testimonianza di Primo Levi, si fanno riflessioni, aiutati dalle testimonianze degli ultimi sopravvissuti, ci si scambia idee e punti di vista su quegli eventi che sembrano oggi incredibili.

Per gli studenti delle scuole superiori lombarde sono momenti intensi e preparatori alla visita del campo di concentramento di Auschwitz.

Questo viaggio è voluto per costruire la Memoria delle atrocità del nazifascismo e contribuire a porre le premesse, coinvolgendo in questo compito i giovani in prima persona, perche ciò che è accaduto non accada mai più. L’assenza della Memoria è perdita dell’identità, con il rischio che prevalga quella che Primo Levi ha definito “zona grigia”, cioe quella parte del nostro animo che cerca di sfuggire alle responsabilità. (L’autrice)

Il libro è arricchito di testimonianze e fotografie e della Presentazione di Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera.

 

Guarda “il treno”

Link utili: Paoline.it dove è possibile guardare anche un altro filmato e leggere la prefazione di Ferruccio de Bortoli

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