HomeVangelo del GiornoAlessandro Ginotta - Commento al Vangelo del giorno, 3 Maggio 2024

Alessandro Ginotta – Commento al Vangelo del giorno, 3 Maggio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 14, 6-14

Oggi scopriremo perché guerre e violenza (anche quella verbale, perfino quella mediata dei “leoni da tastiera”) sono dei non-senso. E, forse, impareremo ad essere più luminosi…

Spesso nei miei libri e sul blog ho parlato della mia teoria sulla Creazione. Un argomento sul quale pochi giorni fa ho avuto modo di confrontarmi positivamente con teologi e sacerdoti. Se desideri approfondire la potrai trovare qui. Per oggi ti basti sapere che ci portiamo “un pezzetto di Dio dentro di noi” (a me piace chiamarla scintilla di Dio). Una fiammella che brilla nel nostro cuore e illumina il nostro cammino, le nostre scelte, la nostra vita. Un frammento di divino che ci ricorda che apparteniamo a Lui, che siamo sue creature, e che un giorno a Lui torneremo. Una scintilla che tiene viva la nostra sete di Dio.

«Rimanete in me e io in voi», ci ricorda san Giovanni evangelista (cfr. Giovanni 15,4). Mi piace pensare che, quando osserviamo un estraneo e vi riconosciamo un fratello, le nostre due scintille abbiano brillato all’unisono. Abbiamo capito che, in fondo, siamo entrambi figli dello stesso Dio. Proveniamo da entrambi da quel lampo che scaturì dalla Creazione. Che scaturì da Dio.

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«Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò» (Giovanni 14,10-14). Qualche volta cerchiamo lontano quello che è talmente vicino da essere dentro di noi. Crediamo che per vedere Dio serva un telescopio potente, il più grande dei cannocchiali, lo immaginiamo distante, assiso nella profondità dei cieli. E invece Dio si nasconde nella persona che abbiamo accanto. Basta saperlo vedere. E c’è perfino un pezzetto di Dio dentro di noi.

Per questo non ha senso la guerra. Per questo non ha senso la violenza, fisica né verbale. «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (cfr. Matteo 25,40). Non solo facciamo del male al nostro prossimo, ma lo facciamo anche a Dio e perfino a noi stessi.

Per questo ci viene chiesto di perdonare le offese, per questo ci viene suggerito di porgere l’altra guancia: perché «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso» (cfr. Luca 10, 27).

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Alla luce di questo, non è più facile capire il comandamento dell’amore? Quella richiesta così difficile che ci fa Gesù spingendoci ad amare non soltanto i nostri amici, ma anche i nostri nemici?

È perché anche dentro di loro, anche dentro il peggiore individuo che questa terra abbia mai visto, nascosto nel recesso più remoto dell’anima, sopravvive questo seme di Dio. Un seme che non può e non deve essere strappato da nessuno.

Ecco un Dio misterioso, che è contemporaneamente fuori e dentro di noi. Un Dio che è contemporaneamente fuori dallo spazio e dal tempo e vive ed abita dentro ogni istante. Un Dio infinito, che ci ama, a prescindere dai nostri limiti e dai nostri peccati. Che ci insegna ad essere misericordiosi con gli altri, fossero questi anche i nostri peggiori nemici. E ad essere misericordiosi con noi stessi, anche quando cadiamo nel più abominevole dei peccati. Perché Dio ci ama. Ed abita dentro di noi. Ricordalo sempre e non smettere mai di brillare. Per te e per chi ti sta accanto.

Fonte: La Buona Parola, il blog di Alessandro Ginotta https://www.labuonaparola.it
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