Alberto Maggi – Commento al Vangelo di domenica 30 Agosto 2020

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SE QUALCUNO VUOLE VENIRE DIETRO A ME, RINNEGHI SE STESSO

Pietro ha riconosciuto sì, Gesù come il Figlio del Dio vivente – colui che comunica vita – ma anche come il Cristo e Gesù proibisce ai suoi discepoli di annunciare questo messaggio, quello de “il Cristo”; perché? Il Cristo con l’articolo determinativo indica il Cristo, cioè il messia della tradizione, quello che avrebbe conquistato il potere, per cui nel brano di oggi – il capitolo 16 di Matteo, versetti 21-27 – l’evangelista scrive che “Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme” – questo si sapeva, la città santa – ma doveva andare conquistare il potere. Invece ecco la sorpresa “e soffrire molto”, questo anche era previsto perché avrebbe dovuto lottare, ma da parte di chi? Proprio da parte dei massimi rappresentanti dell’istituzione religiosa, l’intero sinedrio. Infatti, dice Gesù, “da parte degli anziani” – i senatori – “dai sommi sacerdoti e gli scribi” e addirittura “venire ucciso”. E poi, aggiunge Gesù, “risorgere il terzo giorno”.

E qui c’è l’incidente: Pietro, che era stato proclamato una pietra sulla quale costruire sulla roccia che è Gesù la sua comunità, in un batter d’occhio da pietra data per la costruzione si trasforma in una pietra dello scandalo. Infatti scrive l’evangelista “Pietro lo prese a sé” – cioè afferrò Gesù – “e si mise rimproverarlo”. L’evangelista adopera per l’azione di Pietro il verbo che si usa per gli esorcismi, per gli indemoniati, quindi per Pietro Gesù sta dicendo qualcosa contraria a Dio. E addirittura qui usa una formula di esecrazione, cioè una formula con la quale si esprime severa condanna, orrore, ripugnanza di quello che ha detto Gesù; letteralmente è “Dio ti perdoni” e si usava per quelli che avevano abbandonato il Signore, “questo non ti accadrà mai”.

Allora Gesù voltandosi si rivolge a Pietro e qui l’evangelista adopera lo stesso rifiuto che ha usato nell’episodio delle tentazioni per il satana “vattene Satana”. Ma con Pietro Gesù non si limita a rimproverarlo con queste parole tremende “vattene Satana”, ma lo invita “Vai, vattene”, ma “dietro di me”, cioè gli rinnova l’invito che aveva fatto al capitolo 4 al versetto 19 “Venite dietro di me, sii mio discepolo”. Quindi Gesù non lo rifiuta, il satana lo ha rifiutato, ma a questo discepolo gli offre ancora una possibilità “Vattene, torna a metterti dietro di me” e lo chiama “Satana”, nemico, rivale di Dio.

E aggiunge Gesù “Tu mi sei di scandalo”, ecco, il termine greco “scandalo” indica un sasso in campagna che per metà è immerso, non si vede e fa inciampare e da qui è la pietra dello scandalo. Quindi colui che era stata una pietra per la costruzione diventa una pietra dello scandalo “perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”, cioè attraverso le categorie del successo.

Gesù, visto che Pietro in fondo non è altro che il portavoce del pensiero degli altri, ora si rivolge a tutti i suoi discepoli e rinnova la condizione che ha già messo per seguirlo “Se qualcuno vuol venire dietro a me” – Gesù a Pietro gli ha detto “va’ dietro di me”, allora adesso gli mette bene in chiaro cosa significa andare dietro di lui – “rinneghi se stesso”. Rinnegare se stesso non significa rinunciare alla propria vita, alle proprie aspirazioni, ma a questi ideali di successo, di gloria, di ambizione “e sollevi la sua croce”. Gesù qui non sta parlando del supplizio poi finale della morte in croce, ma è il preciso momento in cui l’imputato veniva condannato a questo supplizio e doveva caricarsi sulle spalle l’asse orizzontale e poi essere portato nel luogo del martirio, dell’uccisione. Era il momento più tremendo perché tutta la folla si sentiva autorizzata a insultare, a offendere, a malmenare. Allora Gesù a Pietro e ai discepoli che seguono idee di ambizione, di successo, che pensano di andare a Gerusalemme a spartire la gloria del re – basta pensare alla richiesta di Giacomo e Giovanni “Quando sarai nel tuo regno mettici una alla tua destra e uno alla tua sinistra – Gesù li invita ad accettare di essere i rifiuti della società, come il condannato che si carica del patibolo di essere i pari, a essere i disprezzati.

“E poi mi segua”. Quindi la condizione che mette Gesù per seguirlo è quella – potremmo tradurre in termini moderni e più comprensibili – di perdere la propria reputazione, accettare di non essere considerato perché soltanto così si è pienamente liberi e Gesù ha bisogno di persone pienamente libere.

E poi conclude Gesù, continua, “Chi vuol salvare la propria vita la perderà, ma chi perde la propria vita per causa mia la troverà”. L’uomo è valutato per la vita che ha praticato, non per le idee religiose che ha professato e chi fa il dono della propria esistenza è colui che la realizza pienamente.


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