Commento al Vangelo di domenica 1 Luglio 2018 – P. Marko Ivan Rupnik – Congregazione per il Clero

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XIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Il vangelo di Marco giร  dal secondo capitolo, nellโ€™episodio del paralitico che viene calato dal tetto fa vedere che la questione non รจ della guarigione fisica ma della salvezza. La questione non รจ la morte ma quello che la produce, cioรจ il peccato: bisogna cominciare con la radice, partire dal perdono del peccato per essere riammessi allโ€™unione con Dio, dopo cโ€™รจ anche la guarigione, ma non รจ assolutamente necessaria. Si rende visibile il passaggio dal peccato alla morte e dalla salvezza alla guarigione. Si puรฒ perรฒ essere perdonati, ammessi allโ€™unione con Dio da figli, ma rimanere malati. Nellโ€™episodio del paralitico Cristo mostra che comunque nellโ€™essere riammessi allโ€™unione con Dio si salva lโ€™intera vita dellโ€™uomo, anche la sua carne. Nei vari passaggi dei capitoli successivi si vede come in questo gioco di morte รจ caduta anche la religione che isolando ed escludendo tutti quelli che sono segnati dal peccato o dalla morte finirร  per condannare a morte Cristo stesso. Ma a cosa serve una religione se non per la vita?

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Nel vangelo di oggi Cristo torna nella sua terra dal paese dei pagani, dove ha cominciato la liberazione dal demonio. Questo suo ritorno รจ segnato dalla manifestazione di una nuova realtร , cioรจ la realtร  della fede, la realtร  che si basa e si realizza in pienezza solo in una relazione di affidamento totale ad una persona concreta che รจ Gesรน di Nazareth, vero uomo e vero Dio. รˆ la relazione che รจ costituiva dellโ€™esistenza dellโ€™uomo e perciรฒ salva tutta la vita nella sua interezza, dice di dare da mangiare alla figlia di Giairo a far vedere che la vita che riceviamo da Lui โ€“ e che noi nel Battesimo abbiamo ricevuto veramente da Lui –ย  non รจ alternativa alla vita che abbiamo ricevuto dai genitori, ma รจ una vita che assorbe lโ€™altra salvandola. Non puรฒ evitare la morte, ma nellโ€™unione con Cristo questa morte รจ un passaggio. รˆ interessante perchรฉ in tutti e due gli esempi torna il numero 12. Lโ€™emorroissa soffre da dodici anni e dodici anni ha la bambina: dodici รจ il numero di Israele, le dodici tribรน sono la pienezza del popolo ebraico, di tutto Israele. Tutte e due vengono chiamate figlie: una lo รจ e lโ€™altra รจ cosรฌ chiamata quando viene guarita. Questa immagine di Israele dice che stiamo parlando della figlia di Sion, colpita davvero da una ferita mortale (cf Ger 14,17). Nessun medico riesce a guarirla, anzi a causa dei medici lโ€™emorroissa รจ peggiorata senza che servisse a nulla dare tutto ciรฒ che aveva per guarire.

รˆ lโ€™immagine del popolo di Israele, lโ€™immagine dellโ€™Alleanza che รจ arrivata ad una sclerosi religiosa tale che non รจ piรน capace di dare la vita. Che il capo della sinagoga stia perdendo la figlia indica che i capi della religione non sono capaci di salvare il popolo, hanno alle spalle una religione sterile, una religione che veramente non serve la vita ma porta alla morte. Basta ricordare a quale emarginazione le prescrizioni del Levitico 15 sottoponevano la donna che perdeva il sangue dichiarando impuro tutto ciรฒ che toccava.

Perciรฒ adesso ci vuole una forza che irrompe, che spacca, che trasgredisce, perchรฉ la religione e la fede non possono convivere.

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La donna con il suo gesto rischia la morte e Cristo rischia di essere punito perchรฉ ha toccato uno morto diventando a sua volta impuro. La donna tocca Cristo e non poteva toccarlo, Cristo tocca la fanciulla e non poteva toccarla: ci vuole una trasgressione davanti a ciรฒ che la religione proibisce. In fondo forse la questione รจ sempre quella di osare una spaccatura, di osare trasgredire la religione. La decadenza va nella direzione di riportare la fede al livello della cultura umana, a qualcosa che lโ€™uomo puรฒ gestire, in cui lโ€™uomo puรฒ essere protagonista e che inevitabilmente apre a una cultura di morte appiattendo quella fede che una volta era la sorgente viva. Si comincia con lo Spirito e si finisce con la carne (cf Gal 3,3), con una serie di abitudini e di prescrizioni di cose ferree dove le cose diventano piรน importanti dellโ€™amore, della persona e della comunione, dellโ€™unione con Cristo.

Quando al primo posto non cโ€™รจ la vita nuova in Cristo, la vita del Corpo di Cristo che siamo noi, allora si intravede lโ€™inizio di un processo di sclerosi che ci rimette in una situazione dove vincono le cose scheletriche, non vive, i formalismi di tutte le specie che non lasciano pulsare la vita.

Alla donna dice: โ€œLa tua fede ti ha salvatoโ€ (Mc 5,34) e la sua fede รจ riassunta nel: โ€œSe riuscirรฒ anche solo a toccargli le vesti, sarรฒ salvaโ€ (Mc 5,28). Questo ragionamento ha salvato la donna, perchรฉ, proprio come dice Solovโ€™ev, รจ dalla fede che nasce un ragionamento giusto perchรฉ รจ un ragionamento che รจ partito da una relazione di fiducia e di affidamento assoluto. รˆ questa fiducia, questo affidamento, questo amore per Cristo come Salvatore che mi fa nascere un pensiero, un ragionamento conforme a Cristo. La fede si vede sia nel modo di pensare sia nellโ€™agire: โ€œvista la loro fedeโ€ che faceva loro scoperchiare il tetto per calare il paralitico (cf Mc 2,5). รˆ artificiale pensare che possa arrivare in modo inverso, fare le cose giuste per avere il pensiero giusto e conoscere Cristo, incontrarlo. Questa รจ lโ€™angolatura sbagliata e oltretutto priva di libertร . A Giairo dice: โ€œNon temere, tu solo continua ad aver fedeโ€ (Mc 5,36), tu solo affidati, tu solo continua a fare cosรฌ come hai fatto, ti sei gettato ai piedi, che รจ lo stesso gesto che ha fatto anche un pagano (cf Mc 5,6).ย  Questo รจ il punto di incontro tra il capo di una istituzione religiosa e un pagano indemoniato: la constatazione dellโ€™insufficienza di sรฉ che apre alla fede, fuori dalla religione prodotta che pensa a cosa bisognerebbe fare per far piacere a Dio, per essere salvati dalle proprie opere buone.

Il vangelo di oggi apre la prospettiva tra una relazione salvifica, che salva anche la carne, o una religione, cioรจ qualcosa che io creo o mi impegno a compiere per salvarmi ma che alla fine seppellisce me e gli altri intorno a me.

P. Marko Ivan Rupnik – Fonte

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