Il comandamento nuovo

Nei โdiscorsi di addioโ (cf. Gv 13,31-16,33), attraverso i quali Giovanni ci svela le parole del Signore risorto alla sua comunitร , per due volte viene annunciato il โcomandamento nuovoโ, cioรจ ultimo e definitivo: โVi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, cosรฌ amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34); โQuesto รจ il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voiโ (Gv 15,12, allโinterno del brano di questa domenica).
Sono parole certamente consegnate ai discepoli, ai discepoli di Gesรน che in ogni tempo lo seguono, ma questo comandamento non รจ limitante, non รจ riduttivo delle parole sullโamore comandato da Gesรน addirittura verso i nemici e i persecutori (cf. Mt 5,44; Lc 6,27-28.35). Lโamore รจ sempre amore di chi dร la vita per i propri amici, รจ sempre amore che ha avuto la sua epifania sulla croce, dunque amore di Dio per il mondo, per tutta lโumanitร (cf. Gv 3,16). Questo amore รจ innanzitutto ciรฒ che Dio รจ, perchรฉ โDio รจ amoreโ (1Gv 4,8.16); รจ ciรฒ che รจ vita del Padre e del Figlio nella comunione dello Spirito santo; รจ amore che Gesรน di Nazaret ha vissuto fino alla fine, fino allโestremo (eis tรฉlos: Gv 13,1). Lโamore, dunque, ha origine in Dio e da Dio discende, creando una relazione dinamica nella quale ogni persona รจ chiamata ad accogliere il dono dellโamore, a lasciarsi amare per poter diventare soggetto di amore.
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Per noi lโabisso di amore estatico che รจ Dio stesso รจ incommensurabile, e riusciamo solo a leggerlo guardando alla vita e alla morte di Gesรน, che avendo spiegato Dio (exeghรฉsato: Gv 1,18), ci ha narrato il suo amore. Con tutta lโautorevolezza di chi ha vissuto lโamore fino allโestremo, Gesรน ha potuto dire: โCome il Padre ha amato me, cosรฌ anche io ho amato voiโ. Ancora una volta queste parole di Gesรน ci dovrebbero scandalizzare, perchรฉ appaiono come una pretesa: Gesรน pretende di aver amato i suoi discepoli come Dio sa amare e di questo amore di Dio dice di avere conoscenza, di averne fatto esperienza.
Come puรฒ un uomo dire questo? Eppure il Kรฝrios risorto lo afferma e lo dice a noi che lo ascoltiamo. In questi nove versetti per nove volte risuona la parola โamore/amareโ e per tre volte la parola โamiciโ: questo amore discende da Dio Padre sul Figlio, dal Figlio sui discepoli suoi amici e dai discepoli sugli altri uomini e donne. ร un amore che si incarna e si dilata per poter raggiungere tutti. ร quasi impossibile seguire adeguatamente il discorso di Gesรน; possiamo perรฒ almeno segnalare che in lui lโamore di Dio รจ diventato amore dei discepoli, i quali possono rispondere a questo amore discendente, donato a loro gratuitamente, dimorando in tale amore, ossia restando saldi nel realizzare la volontร di Gesรน, ciรฒ che egli ha comandato.
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E questa volontร consiste, in estrema sintesi, nellโamare lโaltro, ogni altro. Riusciamo a capire cosa Gesรน ci chiede nel farci dono del suo amore? Non ci chiede innanzitutto che amiamo lui, che ricambiamo il suo amore, amandolo a nostra volta. No, la risposta al suo amore รจ lโamare gli altri come lui ci ha amati e li ha amati. La restituzione dellโamore, il contro-dono, che รจ la legge dellโamore umano, deve essere amore rivolto verso gli altri. Allora questo amore fraterno รจ compiere la volontร di Dio, dunque amarlo in modo vero, come Dio desidera essere amato. Gesรน ha risposto allโamore del Padre amando noi, e noi rispondiamo allโamore di Gesรน amando lโaltro, gli altri. Per questo tutta la Legge, tutti i comandamenti sono ridotti a uno solo, lโultimo e il definitivo, che relativizza tutti gli altri: lโamore del prossimo. Lo ha detto Gesรน: โDai comandamenti dellโamore di Dio e del prossimoโ, cioรจ dellโamore dellโaltro vissuto come Dio vuole e come Gesรน ha testimoniato, โdipendono tutta la Legge e i Profetiโ (cf. Mt 22,40). E Paolo lo ha ulteriormente ribadito: โTutta la Legge nella sua pienezza รจ riassunta nellโunica parola: โAmerai!โโ (cf. Gal 5,14; cf. anche Rm 13,8-10).
Gesรน ci consegna dunque un criterio oggettivo per valutare il nostro rapporto di discepoli con lui e con il Padre: lโamore fattivo, concreto verso gli altri. Solo mettendoci a servizio degli altri, solo facendo il bene agli altri, solo spendendo la vita per gli altri, noi possiamo sapere di dimorare, di restare nellโamore di Gesรน, come egli sa di restare nellโamore del Padre. Senza questo amore fattivo non cโรจ possibilitร di una relazione con Gesรน e neppure con il Padre, ma cโรจ solo lโillusione religiosa di una relazione immaginaria e falsa con un idolo da noi forgiato e quindi amato e venerato.
In questa pagina del quarto vangelo Gesรน ha anche lโaudacia di reinterpretare il rapporto tra Dio e il credente tracciato da tutte le Scritture prima di lui. Il credente รจ certamente un servo (termine che indica un rapporto di sottomissione e di obbedienza) del Signore, ma Gesรน dice ai suoi che ormai non sono piรน servi, bensรฌ sono da lui resi amici: โNon vi chiamo piรน servi โฆ ma vi ho chiamati amici (phรญloi), perchรฉ tutto ciรฒ che ho udito dal Padre mio lโho fatto conoscere a voiโ. Intimitร piรน profonda di quellโamicizia di Abramo (cf. Gc 2,23) o di Mosรจ (cf. Es 33,11) con Dio; intimitร che รจ comunione di vita, comunione di amore.ย
Il discepolo di Gesรน, che fa innanzitutto lโesperienza di essere amato dal Signore, puรฒ diventare a sua volta un amante del Signore: non รจ semplicemente qualcuno chiamato a essere servo per svolgere unโazione, ma รจ un amico che entra in relazione con il Signore. Egli riconosce che non vi รจ amore piรน grande che dare la vita per gli amici, e in tale amore concreto รจ reso partecipe della parola, dellโintimitร , della rivelazione del Signore. Il discepolo di Gesรน รจ stato da lui scelto, lโamore di Cristo lo ha preceduto e il frutto che Cristo attende รจ lโamore per gli altri. Questo sarร anche lโunico segno di riconoscimento del discepolo cristiano nel mondo (cf. Gv 13,35): nullโaltro, anzi il resto offusca lโidentitร del cristiano e non permette di vederla.
Che cosa dunque fare come discepoli di Gesรน? Credere allโamore (cf. 1Gv 4,16), amare gli altri perchรฉ Dio ci ha amati per primo (cf. 1Gv 4,19) e non cedere mai alla tentazione di pensare che ci basti nutrire un amore di desiderio o di attesa per Dio: no, lo amiamo se realizziamo il comandamento nuovo dellโamore reciproco, a immagine di quello vissuto da Gesรน. Lโamore presente nel desiderio di Dio puรฒ essere una grande illusione, e Giovanni lo ribadisce con forza: โSe uno dice: โIo amo Dioโ e odia suo fratello, รจ un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non puรฒ amare Dio che non vedeโ (1Gv 4,20).ย
Ecco, noi cristiani, comunitร del Signore nel mondo e tra gli uomini, dobbiamo avere la consapevolezza di essere originati dalla caritร , dallโamore di Dio. Ecclesia ex caritate: la chiesa nasce dalla caritร di Dio e solo se dimora in tale caritร puรฒ anche essere chiesa che opera la caritร , sapendo che lโamore non puรฒ mai essere disgiunto dallโobbedienza al Signore. Infatti รจ il โcomandamentoโche sa indirizzare plasmare il nostro amore in conformitร allโamore di Cristo, che ci spinge addirittura ad amare il non amabile, a operare la caritร verso il nemico o verso chi ha commesso il male nei nostri confronti.
In questo dono da parte di Gesรน del comandamento nuovo, del suo comandamento per eccellenza, cโรจ la costituzione della sua comunitร , della chiesa. Questa deve essere una casa dellโamicizia, unโesperienza di amicizia; i cristiani restano certamente servi del Signore, nellโobbedienza, ma sono amici del Signore nella condivisione della sua vita piรน intima, nella conoscenza di ciรฒ che il Padre comunica al Figlio e di ciรฒ che il Figlio dice al Padre in quella comunione di vita e di amore che รจ lo Spirito santo. Sรฌ, il comandamento nuovo non ci viene dato come una legge ma come un dono che ci fa partecipare alla vita di Dio stesso. Cโรจ qui il grande mistero cristiano della grazia, dellโamore gratuito e preveniente, dellโamore che non si deve mai meritare ma che va solo accolto con stupore e riconoscenza. Si legge in un detto apocrifo attribuito a Gesรน: โHai visto il tuo fratello? Hai visto Dio!โ. Parole che possono anche essere comprese come segue: โHai amato il tuo fratello? Hai amato Dio!โ.
p. Enzo Bianchi – Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo della domenica
Fonte: Monastero di bose
LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
VI Domenica del Tempo di Pasqua
Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 6 Maggio 2018 anche qui.
- Colore liturgico: Bianco
- At 10, 25-27. 34-35. 44-48; Sal.97; 1 Gv 4, 7-10; Gv 15, 9-17
Gv 15, 9-17
Dal Vangelo secondoย Giovanni
9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perchรฉ la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. 12Questo รจ il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore piรน grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciรฒ che io vi comando. 15Non vi chiamo piรน servi, perchรฉ il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perchรฉ tutto ciรฒ che ho udito dal Padre mio lโho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perchรฉ andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perchรฉ tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 06 – 12 Maggio 2018
- Tempo di Pasqua VI
- Colore Bianco
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 2
Fonte: LaSacraBibbia.net
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