La parabola dei talenti
Con questa domenica si conclude la trilogia delle parabole โescatologicheโ (cioรจ relative agli ultimi tempi) in cui Matteo ribadisce alla sua comunitร lโesortazione ad un impegno operoso e costante nellโattesa della venuta del regno.
โUn uomo, partendo per un viaggio, chiamรฒ i suoi servi e consegnรฒ loro i suoi beniโฆa ciascuno secondo la sua capacitร , e partรฌโฆ..Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornรฒ, e volle regolare i conti con loro.โ (vv.14-15.19) Fuor di metafora, lโuomo รจ Cristo che, sul punto di chiudere la sua vicenda terrena, lascia alla chiesa (apostoli e fedeli) i suoi beni, per poi, al momento del ritorno, riprendere, insieme al โsuoโ, i โfruttiโ prodotti dalla operositร di ciascuno.
Veramente il โritornoโ del Signore va inteso in due modi: anzitutto รจ la parusia finale che avverrร โdopo molto tempoโ, cioรจ il lunghissimo tempo, tuttora in atto, che intercorre dallโascensione di Gesรน al cielo fino alla sua comparsa di nuovo sulla terra; ma, poichรฉ la vicenda terrena si conclude per il singolo nel momento della morte, questo incontro con il Signore va inteso anche come quello che avviene per ciascuno quando varca la soglia dellโaldilร e il Cristo giudice gli chiede di rendere conto della sua vita e di quanto ha avuto in dono.
Il padrone della parabola, probabilmente un grosso commerciante, lascia a ciascun servo una certa quantitร di โtalentiโ; di solito, quando si legge questa pagina, il pensiero va subito ai talenti intesi come inclinazioni, disposizioni dโanimo, capacitร , doti individuali, ed effettivamente questo significato deriva proprio dal termine della parabola, che per primo Erasmo da Rotterdam nel 16ยฐ sec. trasformรฒ, sulla scorta della parabola stessa, in โcapacitร , dono di intelligenza, ingegno, genio, etc.โ
Ancora: la precisazione โa ciascuno secondo la sua capacitร โ (v.15) rivela lโintenzione del padrone di stimolare le capacitร di ciascuno; fuor di metafora il โbeneโ affidato รจ la grazia divina che stimola e impegna le capacitร del singolo ed รจ da questo particolare che รจ derivato il significato di cui sopra.
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Ma occorre tornare al senso originario del termine โtalentoโ per interpretare correttamente il brano: il talento era unโunitร di misura di peso molto usata nel mondo antico, e poi una moneta di altissimo valore, dโoro o dโargento: basti pensare che il talento dโoro corrisponde oggi al valore di 80 milioni delle vecchie lire.
Cerchiamo allora di vedere che cosa puรฒ indicare lโaltissima cifra (400 milioni al primo servo, 160 al secondo e 80 al terzo!) che il padrone lascia da amministrare: evidentemente si tratta di qualcosa di prezioso, di molto prezioso che, stando alla spiegazione giร data della metafora, va inteso come โi misteriโ del Regno, la Parola di Dio, il dono della Rivelazione e della salvezza, il dono della grazia, cioรจ della stessa vita divina che Gesรน ci ha portato. Sono doni di incommensurabile valore, che comportano compiti e responsabilitร nella Chiesa.
Di fronte ad essi ogni credente รจ chiamato ad impegnarsi per farli crescere e fruttificare e diffonderli tra i fratelli: รจ questo, fuor di metafora, il โguadagnoโ, il frutto che i primi due servi della parabola presentano al Signore al suo ritorno.
Essi ricevono perciรฒ le stesse parole di elogio e la stessa ricompensa: โprendi parte alla gioia del tuo padroneโ (v. 21 e v. 23), cioรจ: entra nella pienezza della comunione con Dio nella vita eterna, partecipa pienamente al regno di Dio.
Quanto al terzo servo, notiamo anzitutto che proprio su di lui viene particolarmente richiamata la nostra attenzione, dal momento che Matteo gli dedica maggior spazio. Al contrario degli altri due, egli tenta una debole giustificazione del fatto che non ha aumentato il deposito affidatogli, dicendo: โper paura di te andai a nascondere il tuo talento sottoterra; ecco qui il tuoโ (v.25). Teniamo presente che, secondo il diritto giudaico dellโepoca, mettere sotto terra un deposito costituiva una forma di sicurezza che liberava il depositario dalle proprie responsabilitร .
E proprio qui sta la debolezza e lโincoerenza della giustificazione dellโultimo servo. โServo malvagio e infingardo โ gli risponde il padrone โ proprio perchรฉ sapevi che mieto dove non ho seminatoโฆ,
avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e cosรฌ, ritornando, avrei ritirato il mio con lโinteresseโ (vv.26-27). Non si capisce davvero perchรฉ il servo non lโabbia fatto; forse la paura lโaveva talmente paralizzato che non รจ stato capace di prendere alcuna iniziativa, anche senza rischi e responsabilitร personaliโฆ.
Matteo sottolinea molto quella โpauraโ del servo, perchรฉ รจ esattamente il contrario di quello che al servo รจ mancato e che avrebbe dovuto avere: la fede e dunque la fiducia; egli non ha assolutamente capito che con il suo gesto il padrone in partenza compiva un atto di grande fiducia nei confronti dei suoi servi, affidando loro โi suoi beniโ, cioรจ quanto aveva di piรน prezioso, e concedendo loro anche completa libertร nella gestione di essi; in un certo senso egli stesso โsi รจ tagliato fuoriโ da sรฉ dal dialogo e dalla compartecipazione alla responsabilitร del padrone. E la punizione ne รจ una logica conseguenza: chi ha rifiutato di prendersi responsabilitร รจ a sua volta rifiutato da chi glielโaveva affidata!
Torna ancora una volta, come nelle due precedenti parabole escatologiche, lo spettro dellโesclusione in eterno dal regno di Dio, indicata qui con un โgettatelo fuori nelle tenebre; lร sarร pianto e stridor di dentiโ (v.30); queste immagini derivano dalla tradizione popolare e apocalittica e rappresentano gli inferi, il luogo della condanna del malvagio: ci sono le tenebre, segno del nulla, della paura e del caos; cโรจ il pianto, cioรจ il lamento, il grido disperato; cโรจ lo โstridor di dentiโ, cioรจ il pentimento senza speranza, la disperazione totale che squassa lโessere del dannato e lo fa esplodere in lamenti.
Matteo usa piรน volte nel suo vangelo lโespressione del v.30 e si deve riconoscere che essa non manca di efficacia deterrente! Ma credo che lโesortazione a non giocarsi la felicitร eterna vada vista su un versante piรน positivo: richiamando cioรจ quella illimitata fiducia che il โpadrone-Signoreโ pone nei suoi โservi-fedeliโ: una fiducia che รจ espressione del suo amore per loro e di fronte allโamore la paura scompare!
Ileana Mortari – Sito Web
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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
- Colore liturgico: Verde
- Prv 31, 10-13. 19-20. 30-31; Sal.127; 1 Ts 5, 1-6; Mt 25, 14-30
Mt 25, 14-30
Dal Vangelo secondoย Matteo
14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentรฌ compassione per loro e guarรฌ i loro malati. 15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: ยซIl luogo รจ deserto ed รจ ormai tardi; congeda la folla perchรฉ vada nei villaggi a comprarsi da mangiareยป. 16Ma Gesรน disse loro: ยซNon occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiareยป. 17Gli risposero: ยซQui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!ยป. 18Ed egli disse: ยซPortatemeli quiยป. 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sullโerba, prese i cinque pani e i due pesci, alzรฒ gli occhi al cielo, recitรฒ la benedizione, spezzรฒ i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietร , e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. 22Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sullโaltra riva, finchรฉ non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salรฌ sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassรน, da solo. 24La barca intanto distava giร molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andรฒ verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: ยซร un fantasma!ยป e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesรน parlรฒ loro dicendo: ยซCoraggio, sono io, non abbiate paura!ยป. 28Pietro allora gli rispose: ยซSignore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acqueยป. 29Ed egli disse: ยซVieni!ยป. Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andรฒ verso Gesรน. 30Ma, vedendo che il vento era forte, sโimpaurรฌ e, cominciando ad affondare, gridรฒ: ยซSignore, salvami!ยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 19 – 25 Novembre 2017
- Tempo Ordinario XXXIII
- Colore Verde
- Lezionario: Ciclo A
- Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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