Commento al Vangelo del 10 novembre 2017 – Monastero di Bose

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La lode di un disonesto. Ha dei tratti quasi paradossali questa parabola evangelica, fiorita sulle labbra di quel Gesรน che, poco prima, aveva proclamato la beatitudine di chi non ha: ยซBeati voi, poveri, perchรฉ vostro รจ il regno di Dioยป (Lc 6,20), e che aveva redarguito chi cercava rifugio nellโ€™assicurazione della propria ricchezza: ยซGuai a voi, ricchi, perchรฉ avete giร  ricevuto la vostra consolazioneยป (Lc 6,24).

La lettura di questa pagina, poi, รจ ulteriormente tribolata a motivo dellโ€™ambiguitร  del testo: ยซIl padrone, il s(S)ignore lodรฒ quellโ€™amministratore disonestoโ€ฆยป (Lc 16,8). Soggetto della lode รจ il kรฝrios: ma questo termine a chi si riferisce esattamente? รˆ il ricco padrone della parabola? รˆ il Signore Gesรน che riceve, sotto la penna dellโ€™evangelista Luca, il titolo divino di Signore? Quale che sia la risposta, questa non perviene ad attenuare il senso di disagio che il lettore sperimenta.

In ogni caso, sembra chiaro che il Maestro di Nazareth non abbia, certo, intenzione di lodare la disonestร  in sรฉ, ma semmai la scaltrezza di quellโ€™amministratore, che aveva agito con una certa intelligenza (prudenter, traduce la Vulgata), dando prova di finezza di spirito e di prudenza, quale virtรน del retto discernimento delle azioni umane: ยซla luciditร  di avvertire la gravitร  della situazione, la prontezza nel cercare una soluzione perchรฉ non ci saranno altre opportunitร , il coraggio di prendere decisioniยป (B. Maggioni).

Lโ€™amministratore dร  quindi prova di astuzia, prontezza e furbizia, nel suo tentativo di assicurarsi un futuro, mentre la situazione presente รจ diventata per lui problematica, dopo che i suoi maneggi sono venuti allo scoperto. Allo stesso modo ยซi figli della luceยป (v. 8), cioรจ i credenti nel Dio di Gesรน Cristo, dovrebbero essere capaci di una simile risolutezza, pronta e scaltra, al fine di assicurarsi โ€“ giร  fin dโ€™ora โ€“ lโ€™accoglienza amica del Regno dei cieli.

Purtroppo, perรฒ, agli occhi di Cristo, ยซi figli della luceยป si rivelano tardi e lenti, incapaci di prontezza nel compiere il bene, inclini piuttosto a quellโ€™inerzia che a poco a poco trascolora nellโ€™omissione: in tal modo, non giungono a cogliere quelle occasioni che Dio ha disseminato sul loro cammino, e non riescono a cogliere la necessitร  e lโ€™urgenza di una decisione netta e di una determinazione forte nel porsi alla sequela della Parola.

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Cosรฌ, il Cristo vorrebbe rendere piรน penetrante il nostro sguardo e piรน incisivo il nostro discernimento, anche nei confronti dei beni materiali e della ricchezza. Tali realtร  possono essere, sรฌ, ingannevoli se ci inducono a rinchiuderci e a ripiegarci su noi stessi, ma possono anche divenire un mezzo a servizio della comunione fra gli uomini, chiamati ad essere ยซamiciยป accoglienti.

Allora, anche un peccatore puรฒ diventare un maestro, capace di una certa esemplaritร , nella misura in cui quellโ€™amministratore disonesto รจ stato abile nel trasformare il senso del denaro: ยซla ricchezza della disonestร ยป (v. 9) puรฒ cessare di essere un vincolo di sfruttamento, e puรฒ trasformarsi in strumento di comunione. Anche da un opaco mezzo di dipendenza e ricatto puรฒ scaturire il dono del grano e dellโ€™olio: frutti della terra e del lavoro degli uomini, che offrono โ€“ con semplicitร  โ€“ vita, lezione e consolazione.

fratel Emanuele della comunitร  monastica di Bose

Lc 16, 1-8
Dal Vangelo secondoย  Luca

In quel tempo, Gesรน diceva ai discepoli:
ยซUn uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamรฒ e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perchรฉ non potrai piรน amministrare”.
L’amministratore disse tra sรฉ: “Che cosa farรฒ, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farรฒ perchรฉ, quando sarรฒ stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamรฒ uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodรฒ quell’amministratore disonesto, perchรฉ aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono piรน scaltri dei figli della luceยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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