Film per il Giubileo della misericordia – Mia madre di Nanni Moretti

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OLTRE LA MORTE, UNO SGUARDO DI FIDUCIA

Visitare gli infermi: Mia madre (2015) di Nanni Moretti

MiaMadreLocandina[ads2]Fede, ancoraggio nella malattia

ยซLa malattia, soprattutto quella grave, mette sempre in crisi lโ€™esistenza umana e porta con sรฉ interrogativi che scavano in profonditร . (โ€ฆ) In queste situazioni, la fede in Dio รจ (โ€ฆ) messa alla prova, ma nello stesso tempo rivela tutta la sua potenzialitร  positiva. (โ€ฆ) offre una chiave con cui possiamo scoprire il senso piรน profondo di ciรฒ che stiamo vivendo; una chiave che ci aiuta a vedere come la malattia puรฒ essere la via per arrivare ad una piรน stretta vicinanza con Gesรน, che cammina al nostro fianco, caricato della Croceยป. Nel Messaggio per la XXIV Giornata Mondiale del Malato 2016 papa Francesco ricorda la difficoltร  e lo smarrimento che genera la malattia, ma anche lโ€™opportunitร  di sperimentare la grazia della vicinanza di Cristo, presenza e sollievo lungo il calvario.ย 

Al cinema la malattia รจ stata protagonista in molte occasioni, ora in maniera drammatica ora declinata con rispettoso umorismo (Quasi amici, Il lato positivo, Colpa delle stelle). Per il ciclo Cinema e Giubileo, la Commissione Nazionale Valutazione Film della CEI – Fondazione Ente dello Spettacolo, in accordo con lโ€™Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della CEI, propone la visione del film Mia madre (2105) di Nanni Moretti per affrontare il tema della misericordia corporale โ€œVisitare gli infermiโ€.

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Mia madre, la morte non รจ lโ€™ultima parola

Passato in concorso al 68. Festival di Cannes, dove ha ottenuto il Premio della Giuria Ecumenica, Mia madre (2015) di Nanni Moretti รจ stato riconosciuto dalla critica e dal pubblico come uno dei film piรน significativi della stagione, aggiudicandosi diversi riconoscimenti tra cui David di Donatello, Nastri dโ€™argento e RdC Awards, i premi della Fondazione Ente dello Spettacolo e della ยซRivista del Cinematografoยป.

Il film presenta la storia della regista Margherita (Margherita Buy), chiamata a confrontarsi con la crisi creativa, con le riprese dellโ€™ultimo film, ma anche con la complessa gestione della malattia della madre (Giulia Lazzarini), ricoverata in ospedale. Margherita condivide il suo percorso con il fratello Giovanni (Nanni Moretti), che sceglie di rinunciare al lavoro per stare accanto alla madre.ย 

In Mia madre Moretti delinea due piani narrativi. Anzitutto, offre una suggestione sulla crisi del lavoro, sullo smarrimento sociale e anche sulla professione cinematografica. Margherita, che si potrebbe definire un alter ego del regista, รจ infatti in una situazione di stallo, fatica a trovare ancora un senso alla sua professione. รˆ chiamata poi a gestire un set faticoso, in particolare la presenza di un divo hollywoodiano โ€“ lโ€™attore statunitense John Turturro โ€“ preoccupato solo di dare ascolto alle proprie ambizioni.ย 

Margherita รจ stanca di tutto, sfiancata anche dai pensieri familiari. Ecco, dunque il secondo livello narrativo, la difficoltร  di accettare la malattia della propria madre e lโ€™urgenza di affrontare il momento della separazione definitiva, della morte.ย 

Segnato dalla recente scomparsa della madre, Nanni Moretti porta sullo schermo la propria inquietudine, declinando le sfumature del dolore dinanzi al distacco, ma anche offrendo un intenso sguardo di fiducia verso il domani. รˆ proprio la parola โ€œdomaniโ€ che lascia una traccia forte nel film, che schiude a un orizzonte di speranza, nonostante lโ€™ingombrante presenza della morte.

Mia madre รจ pertanto un film da riscoprire nel Giubileo straordinario della misericordia, per affrontare proprio il tema della misericordia corporale โ€œVisitare gli infermiโ€. La protagonista Margherita, cosรฌ come il fratello Giovanni, si sottraggono dinanzi al ritmo vorticoso della quotidianitร , con i suoi continui affanni e seduzioni, per recuperare la pienezza di un rapporto con la propria madre, che si sta congedando dal mondo. Quello di Moretti รจ un sofferto ma necessario percorso di elaborazione della morte, cui non si piega con rassegnazione, ma ci consegna un ritrovato sguardo di fiducia e misericordia.

Per approfondire con la Cnvf e Cinematografo.it

Commissione Nazionale Valutazione Film CEI: ยซAl tramonto delle ideologie, l’unica vicenda possibile da raccontare รจ quella delle perdite provocate dalla crisi: il lavoro, la dignitร , lโ€™identitร . Una denuncia di fronte all’unico caimano ormai possibile, un americano che pensa di poter arrivare, comprare e andare via. Una volta, nel periodo della provocazione a viso aperto, Moretti avrebbe potuto ricoprire tutti i ruoli: lโ€™operaio, il capitalista, il produttore. Ora eccolo ripiegare sul ruolo del regista e insieme affidare ad un altro quello dell’autore del film nel film. Altro, anzi altra: Margherita, โ€œcollegaโ€ e sorella. (โ€ฆ) Dentro la Stanza del figlio (2001) si chiudeva un capitolo senza ritorno, un macigno piombato su qualunque alternativa. Il ricordo della mamma รจ ora invece affidato al ‘domani’, a ciรฒ che parla di lei, la sua casa, quell’appartamento borghese cosรฌ armonioso, pulito, con i libri in ordine, la scrivania generosa di testimonianze (anche il dativo รจ al suo posto), il latino come scrigno di tesori lontani ma preziosi. Tra Giovanni e Margherita sbiadiscono le differenze: lui e lei si sovrappongono, si ricompattano nell’immagine della mamma come anello di trasmissione tra generazioni, da lei alla nipotina. Dentro un gioco di incastri successivi, un succedersi di finali non detti, una scrittura linguistica di forte luciditร  espressiva e di intenso pudore visivo (โ€ฆ), “Mia madre” diventa un inno al superamento delle perdite e al cinema, che ne รจ lโ€™esempio probante: sempre finito e sempre morto, sempre capace di riemergere. Film intenso e stratificato, dopo il quale il silenzio non sarร  piรน per Moretti una scusa plausibile. Dal punto di vista pastorale, il film รจ da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattitiยป (www.cnvf.it).

Rivista del Cinematografo – Cinematografo.it: ยซCome si lascia andare una persona, come si elabora il lutto per la perdita della madre? Come si torna al cinema dopo aver vaticinato lโ€™imprevedibile, lโ€™inaudito (Il caimano e, ancor piรน, Habemus Papam)? Come si puรฒ tenere il timone tra la necessitร  di aderire al reale (โ€œVoglio ritornare alla realtร โ€) e quella di non indulgere nellโ€™intimismo? Insomma, come si puรฒ mettere accanto al personaggio Moretti il regista Moretti, ovvero lโ€™uomo Moretti? Come puรฒ quella denotazione affettiva, โ€œmia madreโ€, che nemmeno sopporta fratellanza e sorellanza (non si dice โ€œnostra madreโ€) travalicare lโ€™individualitร , lโ€™individualismo e farsi connotazione universale, proprietร  pubblica? (โ€ฆ) Forse, Mia madre รจ โ€œLa stanza della madreโ€, ma rispetto a La stanza del figlio รจ migliore, di gran lunga: Moretti รจ cambiato, maturato, il sadismo non gli interessa piรน, si รจ aperto al mondo, rivendicando la possibilitร  non ancora di farsi da parte, ma di farsi parte (Margherita) per tradurre la perdita individuale in guadagno pubblico, ovvero artistico. Lo fa rivendicando lโ€™adesione alla realtร  e insieme la concessione al sogno a occhi aperti, quello che facciamo quando la realtร  รจ troppo brutta: non vogliamo chiudere gli occhi, ma vedere qualcosa di diverso quando i nostri cari se ne stanno andando. Perchรฉ le focali sono quelle corte della nostra inadeguatezza al mondo, alla vita e alla morteยป (Federico Pontiggia, Mia Madre, in ยซRivista del Cinematografoยป, n. 5, maggio 2015, p. 60).

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