
Ecco un brano del volume (per gentile concessione dellโUfficio comunicazioni sociali Cei):
Lโesistenza โvirtualeโ appare configurarsi con uno statuto ontologico incerto: prescinde dalla presenza fisica, ma offre una forma, a volte anche vivida, di presenza sociale. Essa, certo, non รจ un semplice prodotto della coscienza, unโimmagine della mente, ma non รจ neanche una res extensa, una realtร oggettiva ordinaria, anche perchรฉ esiste solo nellโaccadere dellโinterazione. Le sfere esistenziali coinvolte nella presenza in Rete sono infatti da indagare meglio nel loro intreccio. Si apre davanti a noi un mondo โintermediarioโ, ibrido, la cui ontologia andrebbe indagata meglio in ordine alla comprensione teologica.
Certamente una parte della nostra capacitร di vedere e ascoltare รจ ormai palesemente โdentroโ la Rete, per cui la connettivitร รจ ormai in fase di definizione come un diritto la cui violazione incide profondamente sulle capacitร relazionali e sociali delle persone. La nostra stessa identitร viene sempre di piรน vista come un valore da pensare come disseminato in vari spazi e non semplicemente legato alla nostra presenza fisica, alla nostra realtร biologica. […] Come osserva papa Francesco, nella parabola evangelica del โprossimoโ, cioรจ del โcomunicatoreโ, il levita e il sacerdote ยซnon videro la realtร di un loro prossimo, ma la โpseudo-realtร โ di un โestraneoโ da cui era meglio tenersi a distanzaยป. E oggi questo รจ il rischio: ยซche alcuni media stabiliscano una โleggeโ e una โliturgiaโ capaci di indurci a ignorare il nostro prossimo reale per cercare e servire altri interessiยป. Ciรฒ vale anche per le โleggiโ e le โliturgieโ cristiane: evangelizzare non significa affatto fare โpropagandaโ del Vangelo. Non significa ยซtrasmettereยป messaggi di fede. Il Vangelo non รจ un messaggio tra i tanti altri. Dunque evangelizzare non significa ยซinserire contenuti dichiaratamente religiosi ยป su Facebook e Twitter. E inoltre la veritร del Vangelo non trae il suo valore dalla sua popolaritร o dalla quantitร di attenzione (dei โmi piaceโ) che riceve. Al contrario il Papa ribadisce la necessitร a essere disponibili verso gli altri uomini e donne che ci stanno attorno, a ยซcoinvolgersi pazientemente e con rispetto nelle loro domande e nei loro dubbi, nel cammino di ricerca della veritร e del senso dellโesistenza umanaยป. Testimoniare dunque significa innanzitutto vivere una vita ordinaria alimentata dalla fede in tutto: visione del mondo, scelte, orientamenti, gusti, e quindi anche modo di comunicare, di costruire amicizie e di relazionarsi fuori e dentro la Rete. E di conseguenza anche, come ha scritto il Papa, ยซtestimoniare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicitaยป.
La Chiesa in Rete รจ chiamata dunque non a essere una ยซemittenza ยป di contenuti religiosi, ma una ยซcondivisioneยป del Vangelo in una societร complessa. Il Vangelo non รจ merce da vendere in un โmercatoโ saturo di informazioni. Spesso risulta molto efficace un messaggio discreto capace di suscitare interesse, desiderio della veritร e muovere la coscienza. Questo permette di evitare la trappola dellโassuefazione a un annuncio che viene ritenuto giร noto, giร visto, giร ascoltato. Nella testimonianza occorre apprendere dallโepisodio dellโincontro del Cristo risorto con i discepoli di Emmaus ( Lc 24,13-35), dove il Signore si accosta ai due uomini ยซcol volto tristeยป, aprendo con delicatezza il loro cuore al riconoscimento del mistero.
La possibile separazione tra connessione e incontro, tra condivisione e relazione implica il fatto che oggi le relazioni, paradossalmente, possono essere mantenute senza rinunciare alla propria condizione di egoistico isolamento. Sherry Turkle ha riassunto questa condizione nel titolo di un suo libro: Insieme ma soli. La frattura nella prossimitร รจ data dal fatto che la vicinanza รจ stabilita dalla mediazione tecnologica per cui mi รจ โvicinoโ, cioรจ prossimo, chi รจ โconnessoโ con me.
Qual รจ il rischio, dunque? Quello di essere โlontanoโ da un mio amico che abita vicino ma che non รจ su Facebook e usa poco lโemail, e invece di sentire โvicinoโ una persona che non ho mai incontrato, che รจ diventata mio โamicoโ perchรฉ รจ lโamico di un mio amico, e con la quale ho uno scambio frequente in Rete.
Questa stranezza ha radici profonde nellโanonimato della societร di massa. Fino allโinizio del XX secolo la maggior parte della popolazione viveva in ambito agricolo, e le persone conoscevano certo non piรน di pochissime centinaia di volti nella loro vita. Oggi รจ normale il contrario, cioรจ il non riconoscere i visi incontrati per strada, ed รจ ovvio che il prossimo รจ sostanzialmente uno sconosciuto. Il passaggio problematico รจ che si comincia a valutare la prossimitร con criteri troppo elementari, privi della complessitร propria di una relazione vera, profonda.
La tecnologia abitua sempre piรน il cervello ad applicare lโesperienza del videogame, che si basa sulla logica โrisposta giusta/risposta sbagliataโ agli stimoli che inviamo al nostro interlocutore. Cristianamente il โprossimoโ, perรฒ, non รจ certamente colui che offre โrisposte giusteโ ai nostri stimoli nei suoi confronti. La logica evangelica รจ molto chiara al riguardo: ยซSe amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi รจ dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi รจ dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi รจ dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarร grande e sarete figli dellโAltissimoยป ( Lc 6,32-35).
Quando poi lโevangelista Luca parla di โfare del beneโ oggi dovremmo intenderlo nel senso piรน letterale possibile. Il contatto da videogame in Rete si sviluppa sostanzialmente grazie a โparoleโ, cioรจ racconti, messaggi scritti. Una volta, ad esempio, essere amici per i giovani era possibile solamente se si faceva qualcosa insieme, se cโera unโattivitร condivisa, dallโandare a mangiare una pizza al suonare insieme o partecipare a un gruppo. Oggi invece รจ possibile essere โamiciโ anche semplicemente scrivendo la propria vita su una bacheca elettronica.
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Qui l’intervista a p. Antonio di Radio Libri
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