Vieni, Signore Gesรน, vieni presto
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Prima Domenica di Avvento
- Colore liturgico: viola
- Ger 33, 14-16; Sal.24; 1 Tes 3, 12-4,2; Lc 21, 25-38.34-36
Lc 21, 25-38.34-36
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli:
ยซVi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciรฒ che dovrร accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perchรฉ la vostra liberazione รจ vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterร sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perchรฉ abbiate la forza di sfuggire a tutto ciรฒ che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomoยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 29 Novembre – 05 Dicembre 2015
- Tempo di Avvento I, Colore viola
- Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 1
Fonte: LaSacraBibbia.net
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La prima domenica di Avvento segna anche lโinizio di un nuovo anno liturgico, in cui domenica dopo domenica la chiesa celebra e fa rivivere il mistero di Cristo morto e risorto, dinamica di salvezza sempre presente in ogni evento della vita di Gesรน, dalla sua nascita alla sua venuta gloriosa alla fine dei tempi. Questโanno il vangelo che verrร letto cursivamente รจ quello secondo Luca, che ci presenta Gesรน soprattutto come profeta che annuncia la venuta di Dio in mezzo a noi nellโumiltร , nella debolezza, nella misericordia infinita ispiratagli dal Padre suo, un Padre con viscere dโamore materne.
Avevamo concluso la lettura liturgica di Marco con lโannuncio della venuta gloriosa del Figlio dellโuomo (cf. Mc 13,26-27), e oggi lo stesso evento รจ posto davanti ai nostri occhi nella versione lucana. Sรฌ, questo evento finale e definitivo, dopo il quale cโรจ solo il regno di Dio che si instaura su tutta la creazione e su tutta lโumanitร di ogni tempo e di ogni terra, รจ lโAvvento (adventus), che significa โvenutaโ. Ecco allora il discorso escatologico di Gesรน: โVi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di genti in ansia per i maremoti e le tempesteโ (cf. Is 65,8). Gesรน si serve del linguaggio apocalittico, quello proprio di una corrente spirituale che cercava di far rinascere nei credenti la speranza, soprattutto in tempi di prova, di persecuzione e di tenebra. Nella pressura, quando sembra addirittura che la storia sfugga dalle mani di Dio, vi รจ piรน che mai una rivelazione, un alzare il velo (questo il senso letterale di apokรกlypsis, apocalisse) da parte di Dio, il quale agisce, รจ Kรฝrios, Signore, e porta a compimento il suo disegno di salvezza. Alla fine della storia i tre spazi in cui viviamo โ terra, cielo e mare โ subiranno un processo di rinnovamento che sembrerร un ritorno al caos primordiale; sarร invece una nuova creazione in cui il cosmo sarร trasfigurato, per diventare dimora del Regno.
Le immagini di questa fine possono spaventarci, ma cerchiamo di decodificarle. Il sole, la luna e le stelle erano idoli, dรจi, per le genti ed erano adorati come potenze divine; in quel giorno della venuta del Figlio dellโuomo queste creature celesti saranno dunque demitizzate e detronizzate per sempre, perchรฉ solo il Signore nostro Dio sarร Dio e Re dellโuniverso. Di questo potere di Dio sul cosmo e sulla storia vi รจ giร stato un segno nellโora della morte in croce di Gesรน, quando โverso mezzogiorno si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perchรฉ il sole si era eclissatoโ (Lc 23,44-45): ovvero, tutte le creature furono turbate da quellโevento della morte del โgiustoโ (Lc 23,47), perchรฉ erano testimoni della morte del loro Signore.
Gesรน dunque qui annuncia questa epifania di Dio alla fine della storia e dei tempi, una fine che arriverร allโimprovviso. Non si tratta di un domani lontano, di un evento che riguarderร lโora nella quale, per cause intrinseche allโuniverso, esso avrร una fine cosรฌ come ha avuto un inizio: no, รจ un evento vicino, che ci puรฒ cogliere in modo da sorprenderci. Improvvisamente, senza che nessuno di noi possa prevederlo, โapparirร il Figlio dellโuomo su una nube con grande potenza e gloriaโ (cf. Dn 7,13) e la sua presenza si imporrร su tutto lโuniverso. Nessuno potrร sottrarsi a questa visione che rivelerร la piena identitร di Gesรน. Quellโuomo, Gesรน di Nazaret, che โpassรฒ facendo il beneโ (At 10,38), che fu condannato a una morte ignominiosa, lui che era innocente e giusto, capace di amare e di perdonare fino alla fine (cf. Lc 23,34), ebbene quellโuomo, che ormai รจ in Dio in pienezza e nella gloria, si rivelerร quale Salvatore dellโumanitร e Giudice del male compiuto nella storia.
Scrive il veggente Giovanni, riprendendo le parole del profeta Zaccaria (cf. Zc 12,10): โEcco, viene sulle nubi e ogni occhio lo vedrร , anche quelli che lโhanno trafittoโ (Ap 1,7; cf. anche Gv 19,37). Si noti: tutti lo riconosceranno nelle trafitture delle mani, dei piedi e del costato, trafitture non scomparse nel corpo spirituale del Risorto, come appare dalle sue manifestazioni ai discepoli dopo la resurrezione (cf. Lc 24,40; Gv 20,20.27); trafitture che gli umani gli hanno inflitto ogni volta che hanno ferito e colpito lโaltro, il fratello, il povero, lโinnocente, lโultimo, il senza voce e senza dignitร riconosciuta. Questa la parusia, la presenza manifesta del Crocifisso risorto nella gloria di Dio. ร un evento che si impone, un evento a cui nessuno sfugge, un evento temibile ma anche misericordioso, perchรฉ chi appare รจ colui che ha giร portato il peccato del mondo, รจ colui che รจ venuto a sedersi alla tavola dei peccatori (cf. Lc 7,34), รจ colui che รจ venuto per salvare chi era perduto (cf. Lc 19,10).
Che fare dunque in attesa di quel giorno? Vigilare, stare attenti, osservare la realtร nella quale si รจ immersi, abitare la vita reale del nostro tempo. Il contadino che vive tra gli alberi di frutta, che li conosce, li osserva e li cura, dal fico comprende anche lโandamento delle stagioni. Quando la gemma di questa pianta, appena accennata nellโinverno, si gonfia, cresce e sembra pronta ad aprirsi, allora il contadino capisce che sta arrivando lโestate. Cosรฌ, quando noi leggiamo in profonditร eventi del nostro tempo e realtร dei nostri luoghi, possiamo interpretarli come โsegniโ, cioรจ segnali capaci di indicare qualcosa: segni-segnali dei tempi e dei luoghi che i discepoli di Gesรน devono essere esercitati a interpretare, per comprendere come e dove va la storia guidata da Dio e come gli uomini si oppongono a questo cammino (cf. Lc 21,29-33).
[ads2]I discepoli di Gesรน, i credenti in lui dovranno dunque non abbattersi ma โsollevare la testaโ, assumere la postura dellโuomo in cammino, in posizione eretta, sorretto dalla speranza. Immagine straordinaria: lโumano in piedi, con il capo levato nella parrhesรญa, nella franchezza e nella convinzione che ciรฒ che accade รจ per la sua salvezza; lโumano che non teme e quindi cammina sicuro verso il Signore veniente. ร la postura dellโumano in preghiera davanti a Dio, che desidera lโincontro con chi ama; รจ la postura della sentinella che in piedi, sveglia, attenta, scruta lโorizzonte per essere pronta a gridare alla cittร che il Signore viene, sta per giungere e per manifestarsi nella gloria.
Noi cristiani aspettiamo davvero questo evento oppure non ci crediamo, lo consideriamo niente piรน che un mito? Ma รจ su questa venuta del Signore nella gloria che si decide la nostra fede cristiana, la quale non รจ solo unโetica nello stare al mondo, non รจ solo lโadesione a una storia di salvezza, ma รจ speranza certa della venuta del Signore: colui che รจ venuto nella debolezza della carne umana a Betlemme, verrร gloriosamente nella pienezza di Dio e Signore, per fare cielo e terra nuovi (cf. Is 65,17; 66,22; 2Pt 3,13; Ap 21,1). LโAvvento, dunque, ci invita a risvegliare lโattesa del Veniente, ci invita a invocare: โMarana tha (1Cor 16,22)! Vieni, Signore Gesรน (Ap 22,20), vieni presto!โ.
p. Enzo Bianchi
Fonte: Monastero di Bose
Ogni settimana il commento al Vangelo di p. Enzo Bianchi
