Commento al Vangelo di domenica 20 settembre 2015 – p. Enzo Bianchi

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Se uno vuole essere il primo…

XXV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Dal Vangelo secondo Marco

[ads2]In quel tempo, Gesรน e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: ยซIl Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerร ยป. Essi perรฒ non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafร rnao. Quando fu in casa, chiese loro: ยซDi che cosa stavate discutendo per la strada?ยป. Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse piรน grande. Sedutosi, chiamรฒ i Dodici e disse loro: ยซSe uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tuttiยป.
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: ยซChi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandatoยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 20 – 26 Settembre 2015
  • Tempo Ordinario XXV, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

il commento al Vangelo di Enzo Bianchi

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La confessione di Pietro che proclamava Gesรน quale Messia (cf. Mc 8,29) rappresenta nel vangelo secondo Marco una svolta nel tempo della predicazione di Gesรน. A partire da quellโ€™evento, Gesรน cerca di raggiungere Gerusalemme discendendo dalle pendici dellโ€™Hermon e passando per Cafarnao in Galilea.

Questa รจ lโ€™unica salita di Gesรน verso la cittร  santa testimoniata da Marco, e quindi dagli altri sinottici, una salita durante la quale Gesรน intensifica lโ€™insegnamento rivolto ai suoi discepoli, alla sua comunitร  itinerante, continuando ad annunciare loro la necessitas della sua passione e morte. Come giร  aveva detto allโ€™inizio del viaggio, a Cesarea di Filippo (cf. Mc 8,31), qui ribadisce: โ€œIl Figlio dellโ€™uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerร โ€; e lo farร  ancora poco dopo (cf. Mc 10,33-34). Gesรน sta per essere consegnato (paradรญdomi), verbo forte che indica un essere dato in balรฌa, in potere di qualcuno. Cosรฌ avverrร , e Gesรน sarร  sempre un soggetto passivo di tale azione: consegnato da Giuda ai sacerdoti (cf. Mc 14,10), dai sacerdoti a Pilato (cf. Mc 15,1), consegnato da Pilato perchรฉ fosse crocifisso (cf. Mc 15,15).

Il passivo usato negli annunci della passione e la medesima necessitas espressa in tutti e tre i casi indica tuttavia che, sebbene questa consegna avvenga per mano di uomini responsabili delle loro azioni, essa perรฒ non accade come un semplice accidente (โ€œa Gesรน รจ andata maleโ€ฆโ€), bensรฌ secondo ciรฒ che รจ conforme alla volontร  di Dio. Ovvero, che un giusto non si vendichi, non si sottragga a ciรฒ che gli uomini vogliono e possono fare nella loro malvagitร : rigettare, odiare, perseguitare, mettere a morte chi รจ giusto, perchรฉ gli ingiusti non lo sopportano (cf. Sap 1,16-2,20). Necessitas umana, dunque, innanzitutto: in un mondo di ingiusti, il giusto non puรฒ che patire ed essere condannato. รˆ stato sempre cosรฌ, in ogni tempo e luogo, e ancora oggi รจ cosรฌโ€ฆ Dio non vuole la morte di Gesรน, ma la sua volontร  รจ che il giusto resti tale, fino a essere consegnato alla morte, continuando ad โ€œamare fino alla fineโ€ (cf. Gv 13,1). Il giusto mai e poi mai consegna un altro alla morte ma, piuttosto di compiere il male, si lascia consegnare: ecco la necessitas divina della passione di Gesรน.

Come Pietro al primo annuncio (cf. Mc 8,32-33), qui tutti i discepoli si rifiutano di comprendere le parole di Gesรน e, chiusi nella loro cecitร , neppure lo interrogano. Ma ecco che, giunti nella loro casa di Cafarnao, Gesรน e i suoi sostano per riposarsi. In quellโ€™intimitร  Gesรน domanda loro: โ€œDi che cosa stavate discutendo per la strada?โ€. La risposta รจ un silenzio pieno di vergogna. I discepoli, infatti, sanno di che cosa hanno parlato, sanno che in quella discussione vi era stato in loro un desiderio e un atteggiamento peccaminoso: ognuno era stato tentato โ€“ e forse lo aveva anche espresso a parole โ€“ di aspirare e di pensarsi al primo posto nella comunitร . Avevano rivaleggiato gli uni con gli altri, avanzando pretese di riconoscimento e di amore. Gesรน allora li chiama a sรฉ, chiama soprattutto i Dodici, quelli che dovranno essere i primi responsabili della chiesa, e compie un gesto. Prende un piccolo (paidรญon), un povero, uno che non conta nulla, lo mette al centro, e abbracciandolo teneramente, afferma: โ€œChi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandatoโ€. Un bambino, un piccolo, un povero, un escluso รจ posto in mezzo al cerchio di unโ€™assemblea di primi, di uomini destinati ad avere il primo posto nella comunitร , per insegnare loro che se uno vuole il primo posto, quello di chi governa, deve farsi ultimo e servo di tutti.

Stiamo attenti alla radicalitร  espressa da Gesรน nel vangelo secondo Marco. Se cโ€™รจ qualcuno che pensa di poter giungere al primo posto della comunitร , allora per lui รจ semplice: si faccia ultimo, servo di tutti, e si troverร  a essere al primo posto della comunitร . Non ci sono qui dei primi designati ai quali Gesรน chiede di farsi ultimi, servi, ma egli traccia il cammino opposto: chi si fa ultimo e servo di tutti si troverร  ad avere il primo posto, a essere il primo dei fratelli. Sรฌ, un giorno nella chiesa si dovrร  scegliere che deve stare al primo posto, chi deve governare: si tratterร  solo di riconoscere come primo colui che serve tutti, colui che sa anche stare allโ€™ultimo posto. Gesรน confermerร  e anzi amplierร  questo stesso annuncio poco piรน avanti: โ€œVoi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi perรฒ non รจ cosรฌ; ma chi vuole diventare grande tra voi sarร  vostro servo, e chi vuole essere il primo tra voi sarร  schiavo di tuttiโ€ (Mc 10,42-44).

E invece sappiamo cosa accadrร  in ogni comunitร  cristiana: si sceglierร  il piรน brillante, il piรน visibile, quello che sโ€™impone da sรฉ, magari il piรน munito intellettualmente e il piรน forte, addirittura il prepotente, lo si acclamerร  primo e poi gli si faranno gli auguri di essere ultimo e servo di tutti. Povera storia delle comunitร  cristiane, chiese o monasteriโ€ฆ Non a caso gli stessi vangeli successivi prenderanno atto che le cose stanno cosรฌ, e allora Luca dovrร  esprimere in altro modo le parole di Gesรน: โ€œChi tra voi รจ piรน grande diventi come il piรน giovane, e chi governa come colui che serveโ€ (Lc 22,26). Ma se la parola di Gesรน fosse realizzata secondo il tenore del vangelo piรน antico, allora saremmo sempre fedeli al pensiero e alla volontร  di Gesรน!

Al termine di questo brano evangelico soprattutto chi รจ pastore nella comunitร  (ad esempio, per ora, anchโ€™io) si domandi se, tenendo il primo posto, essendo chi presiede, il piรน grande, sa anche tenere lโ€™ultimo posto e sa essere servo dei fratelli e delle sorelle, senza sogni o tentativi di potere, senza ricerca di successo per sรฉ, senza organizzare il consenso attorno a sรฉ e senza essere prepotente con gli altri. Da questo dipende la veritร  del suo servizio, che potrร  svolgere piรน o meno bene, ma senza desiderio di potere sugli altri o, peggio ancora, di strumentalizzare gli altri. Nessuno puรฒ essere โ€œpastore buonoโ€ come Gesรน (Gv 10,11.14), e le colpe dei pastori della chiesa possono essere molte: ma ciรฒ che minaccia il servizio รจ il non essere servi degli altri, il fare da padrone sugli altri.

p. Enzo Bianchi

Fonte: Monastero di Bose
Ogni settimana il commento al Vangelo di p. Enzo Bianchi

 

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