Innanzitutto, ascoltare
Ci eravamo lasciati la scorsa domenica con un Gesรน in forte polemica con i farisei riguardo alle tradizioni legate alla Legge di Mosรจ: una polemica talmente aspra che spinge Gesรน ad allontanarsi dalla Galilea per rifugiarsi in territorio straniero o “pagano”, come veniva considerato dagli osservanti della religione ebraica. A maggior ragione, quindi, con quest’atteggiamento, Gesรน appare agli occhi dei farisei come colui che condivide il suo tempo e il suo insegnamento con gente infedele, esclusa dalla salvezza, divenendo, in sostanza, uno di loro.
[ads2]Sarร …ma l’intento di Gesรน รจ certamente diverso, anzi, forse si tratta dell’esatto opposto rispetto a ciรฒ che sostengono i farisei. Non vuole affatto “escludersi” dalla salvezza, ma vuole fare in modo che, insieme a lui, nessun altro ne venga escluso: nรฉ chi appartiene al popolo ebraico nรฉ tantomeno chi appartiene a qualsiasi altro popolo sulla faccia della terra. E per fare questo, occorre condividere la loro esperienza, occorre “passare” da loro, occorre spendere del tempo con questi “esclusi”. Gesรน non si fa certo pregare per andare “nelle periferie”, e soprattutto lo fa in maniera abbondante: se guardiamo da un punto di vista puramente geografico, potremmo dire che Gesรน ha perso il navigatore satellitare, perchรฉ si trova all’estremitร occidentale della Palestina, giร in terra siro-fenicia, poi si spinge ancora piรน a Nord, e poi ritorna verso est, andando ben oltre la Galilea…in sostanza, circonda la Galilea attraverso un giro che pare completamente illogico. Illogico, invece, non รจ, se pensiamo che con questo modo di attuare Gesรน vuole quasi circondare, assediare la sua Galilea perchรฉ arrivi a comprendere che se vuole sopravvivere, deve aprirsi, spalancare le finestre e guardare oltre i propri limiti geografici e culturali.
La chiusura su se stesso, la concentrazione sulle proprie problematiche, la visione limitata delle cose, l’ascolto di un solo tipo di linguaggio, monotematico e ripetitivo, รจ ciรฒ che porta l’uomo a fossilizzarsi sulle sue poche certezze e a conformarsi con quel “minimo sindacale” che lo fa sentire a posto, anche nei confronti di Dio. Era, in fondo, ciรฒ che Gesรน rimproverava ai farisei, abituati a considerare la salvezza come un insieme di minime pratiche formali, svolte le quali ci si poteva considerare a posto con Dio. Invece no: il rapporto con Dio cosรฌ come lo insegna Gesรน si basa non sulle pratiche minime da svolgere, ma sulla relazione con lui. Una relazione che va oltre l’osservanza della legge, o che quantomeno non si conforma a essa, e che si basa sullo stare con Dio, sul camminare con lui, ovunque egli vada e in ogni situazione nella quale ci chiami a stare. Anche in territorio “straniero”, in situazioni “ostili”, in realtร periferiche che noi riterremmo incapaci a insegnarci qualcosa.
Il miracolo che Gesรน compie “in pieno territorio della Decapoli”, ossia in una delle periferie piรน remote, da questo punto di vista รจ ricco di significati. Gli viene portato un sordomuto (il testo greco parla di uno “che non sa parlare bene”, proprio perchรฉ mai ha saputo ascoltare), e la guarigione che Gesรน compie รจ descritta con una grande dovizia di particolari: lo porta ulteriormente in disparte (casomai la Decapoli non lo fosse giร abbastanza…); interviene con una certa forza fisica e con gesti non certo riservati agli schizzinosi, ma fortemente simbolici (la saliva nella Scrittura รจ la condensazione dell’alito di vita del Creatore); concentra la sua guarigione sugli orecchi, prima descritti come parte fisica del corpo, successivamente come luogo dell’ascolto e dell’udito (quasi a dire che l’invaliditร fisica non รจ nulla rispetto al nostro isolamento dal mondo); e soprattutto, lo guarisce con una formula, con una parola, “Effatร ”, “Apriti”, pronunciata in aramaico. E perchรฉ mai una parola di guarigione nella lingua degli Ebrei, in un territorio pagano di lingua greca? Se guarisce un pagano, perchรฉ mai gli parla in aramaico?
Marco non scrive le cose a caso: forse, la guarigione avviene in un luogo pagano, periferico, “lontano dalla salvezza” (secondo i canoni della religione dei farisei), ma riguarda il popolo eletto, o meglio quella parte del popolo eletto che – come dicevamo prima – rimane concentrata su se stessa, e la sua autoreferenzialitร la rende sorda a ogni parola (anche a quella di Dio) e di conseguenza muta, in altre parole incapace ad annunciarne le meraviglie. Cosa che invece sono capaci di fare gli interlocutori pagani di Gesรน, i quali – “esclusi” dalla salvezza – addirittura annunciano le opere di Dio citando la Bibbia, con quel “Ha fatto bene ogni cosa” tipico del linguaggio della Creazione.
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Sรฌ, perchรฉ questo รจ ciรฒ che Gesรน fa a chi si lascia “aprire” da lui: lo rende una creatura nuova, capace di annunciare le opere di Dio perchรฉ capace di ascoltare. Spesso, anche la nostra fede si perde in un bicchier d’acqua, soprattutto quando ci concentriamo su alcune cose talmente insignificanti da un punto di vista anche pastorale da denotare la nostra bassezza e pochezza: e magari le rivestiamo d’importanza basando su di esse l’efficacia del Vangelo, cosรฌ come facevano i farisei con il loro legalismo e il loro formalismo. E questo perchรฉ non guardiamo al di lร della punta del nostro naso, perchรฉ ci chiudiamo sulle nostre certezze, perchรฉ non accettiamo modi diversi di vivere la fede e di annunciare il vangelo, e a forza di sentire sempre la stessa musica diventiamo sordi. Oppure, sordi lo siamo giร da sempre, “dalla nascita”, perchรฉ non ascoltiamo nulla e nessuno sulla scorta del fatto che pensiamo di sapere giร tutto noi, e quindi di non dover imparare nulla.
Ma se non ci mettiamo in ascolto, non possiamo nemmeno parlare; se per primi non siamo discepoli, non possiamo essere testimoni; se non ci mettiamo noi per primi alla sequela del Maestro, di certo non potremo annunciare nulla di buono. E soprattutto, perchรฉ i nostri orecchi si aprano all’ascolto, รจ bene farlo fuori dai nostri luoghi abituali; fuori dalla Galilea delle certezze, dei pani e dei pesci in abbondanza per tutti, nella Decapoli delle incognite, dei dubbi e spesso anche dell’ostilitร . Essere Chiesa missionaria nelle periferie esistenziale, oggi, passa da qui: dalla nostra capacitร di ascolto e di dialogo con chi รจ diverso da noi. Il resto, sono solo slogan e fanfaronate.
don Alberto Brignoli | via Qumran
XXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
- Colore liturgico: verde
- Is 35, 4-7; Sal.145; Gc 2, 1-5; Mc 7, 31-37
Mc 7, 31-37
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesรน, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidรฒne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decร poli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccรฒ la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: ยซEffatร ยป, cioรจ: ยซApriti!ยป. E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandรฒ loro di non dirlo a nessuno. Ma piรน egli lo proibiva, piรน essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: ยซHa fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!ยป.
Fonte: LaSacraBibbia.net
