Il commento al Vangelo di domenica 5 luglio 2015 a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
DEBOLEZZA E PRESUNZIONE
[ads2] San Paolo scrivendo alla comunitร di Corinto, parla di una spina che il Signore gli ha confitto nella carne. Non specifica di cosa si tratti, se di un problema fisico o di un peccato di cui non รจ capace di liberarsi. Lโaccenno allโinviato di Satana fa pensare forse piรน a una tentazione cui non riesce a resistere. Non ha molta importanza capire di che si tratti, ciรฒ che piรน conta รจ che Paolo dice di trarre un vantaggio spirituale da una situazione apparentemente sfavorevole. Lโesperienza dellโApostolo parte sempre dalla sua conversione miracolosa in cui la potenza di Cristo ha prevalso sulla sua pretesa di sconfiggere il cristianesimo nascente. In questa prospettiva non cโรจ capacitร umana che possa impedire il compimento della volontร divina. In un ragionamento per assurdo altrove dice: perchรฉ ciรฒ che รจ stoltezza di Dio รจ piรน sapiente degli uomini, e ciรฒ che รจ debolezza di Dio รจ piรน forte degli uomini (1Cor 1,25). La vera forza รจ la grazia e lโefficacia dellโapostolato non dipende dalle possibilitร personali, ma solo dalla capacitร che lโuomo ha di lasciare che la grazia stessa entri nella sua vita. Il nostro compito รจ usare bene la libertร facendo spazio allo Spirito Santo in modo che Dio possa agire per mezzo nostro. San Paolo dicendo quando sono debole รจ allora che sono forte, intende che il Signore agisce in lui, malgrado la sua povertร e ci invita ad essere ugualmente disponibili, senza preoccuparci troppo della nostra inettitudine. Non montare in superbia significa credere che il successo spirituale non dipende da noi ma solo dalla grazia di Dio. Mettiamoci a disposizione! ร infatti la presunzione a frenare lโazione di Gesรน che nella sua patria non puรฒ guarire se non pochi malati. I suoi compaesani credevano di sapere tutto su di lui solo perchรฉ conoscevano la sua famiglia. Il termine fratello in aramaico, la lingua parlata da Gesรน, puรฒ significare anche fratellastro o cugino. Non dobbiamo perciรฒ pensare che questi fratelli e sorelle, tra cui รจ nominato Giuda Taddeo, siano figli di Maria, ma piuttosto cugini del Maestro. ร evidente che il Messia in quanto uomo dovesse avere una famiglia di origine, ma spesso anche noi tendiamo a credere che le persone importanti non possano venire da chi conosciamo. ร forse una sorta di invidia. Questa riserva diventa una chiusura e un rifiuto. Invece continuamente il Signore si serve degli uomini per parlarci. Non dobbiamo correre il rischio di buttar via un messaggio solo perchรฉ la busta che lo contiene non รจ come ci aspettiamo che sia.
XIV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
- Colore liturgico: verde
- Ez 2, 2-5; Sal.122; 2 Cor 12, 7-10; Mc 6, 1-6.
Mc 6, 1-6
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesรน venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: ยซDa dove gli vengono queste cose? E che sapienza รจ quella che gli รจ stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non รจ costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?ยป. Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesรน disse loro: ยซUn profeta non รจ disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa suaยป. E lรฌ non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarรฌ. E si meravigliava della loro incredulitร .
Gesรน percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
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C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
