Il Prologo di Giovanni ci ricorda che la nostra storia non è solo una corsa di giorni che passano, ma un grembo che accoglie Dio che entra nel tempo.
Anche quest’anno solare, con i suoi ritmi veloci, le sue fatiche e i suoi imprevisti, è stato attraversato dal kairos, il tempo di Dio.
Il chronos scorre e consuma, il kairos invece abita, rallenta, incide, trasfigura. Il chronos corre come un fiume, il kairos scende come una rugiada: silenziosa, lenta… ma capace di generare vita.
Il Prologo ci dice che la Luce vera è venuta nel mondo e ha preso dimora in mezzo a noi. Allora la domanda è provocatoria:
Dove ho lasciato che la Luce mi abitasse? Dove il kairos ha vinto la fretta e mi ha rivestito della sua bellezza?
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Perché non basta attraversare un anno.
È decisivo lasciare che un anno attraversi noi.
Beati noi se, in mezzo alle corse del chronos, abbiamo avuto il coraggio di fermarci, ascoltare, accogliere, riconoscere.
Beati noi se almeno una volta abbiamo lasciato che il Verbo si facesse carne nella nostra storia concreta.
Beati noi se il kairos ci ha toccati, anche solo in una piccola fessura della vita: lì si è fatta carne la Luce.
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Il Prologo oggi ci affida un compito:
Non iniziare un altro anno nel chronos, ma nel kairos.
Camminare dentro la Luce, lasciarsi plasmare da essa, diventare anche noi una parola buona, una presenza che illumina.
Allora sì: saremo rivestiti della sua bellezza.
E il nuovo inizio non sarà un calendario… ma una nascita.
Oggi ringrazio Dio per questo anno trascorso, e lo faccio alla luce di questa Parola, lasciandomi invadere il cuore e l’anima dalla Luce della Vita attraverso la quale sono stato amato anche quest’anno. Dono che porto nella mia carne come debito d’amore infinito.
Sr Palmarita Guida fvt
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade
