p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 31 dicembre 2025

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E il gioco di sguardi continua, e il gioco di sguardi si amplifica, e il gioco di sguardi trova la sua origine.

Il Verbo era presso Dio, stava cioè rivolto a Dio Padre, in relazione continua. E il Verbo non ha bisogno di parlare col Padre, gli basta uno sguardo. E lo sguardo del verbo verso il Padre è uno sguardo penetrante, talmente penetrante che fa nascere e scaturire l’amore, talmente penetrante perché lo Spirito di amore aleggia sui loro sguardi. E questo sguardo divino si fa umano, questo sguardo divino si fa carne. Lo sguardo divino facendosi carne crea tutte le cose. E quando noi siamo guardati dall’Amato e dall’Amata, noi ci illuminiamo.

È lo sguardo del Padre nel Figlio tramite lo Spirito Santo, che arriva fino a noi. Siamo guardati da Dio Trinità, non come lo si intendeva una volta il Dio ti vede, il grande occhio raffigurato nelle nostre chiese, pronto a fare il guardone sui nostri peccati. No, il suo sguardo è ben altro. Il suo è uno sguardo amorevole e tenero che accarezza il nostro volto. È uno sguardo che tutto vede, anche i nostri peccati, ma soprattutto è uno sguardo che tutto ama con tenerezza. Ci guarda e ci accarezza col suo sguardo.

Questo sguardo del Padre verso il Verbo e del Verbo verso il Padre, nel dono dello Spirito Santo si fa carne. Vale a dire che diventa motivo di relazione con ogni persona. Lui si fa carne e facendosi carne ci illumina rendendoci di nuovo vivi, perché amati sotto uno sguardo di amore. E quando noi ci sentiamo amati ci illuminiamo, ci sembra che le difficoltà della vita quasi spariscano. Quando noi sentiamo la fiducia dell’altro noi riprendiamo fiato e ripartiamo col nostro cammino.

E Dio volge il suo sguardo su di noi nell’incarnazione del Verbo che è Gesù bambino. Uno sguardo furbetto e simpatico, uno sguardo ridente, uno sguardo che apre il cuore. E questa incarnazione diventa un invito a noi a gestire la nostra vita in modo nuovo.

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Ogni volta che siamo tentati di guardare in alto, siamo invitati a guardare in basso, a guardare orizzontale. Sì, perché lo sguardo di Dio si è incarnato nella sua Parola. Lui è venuto a guardarci negli occhi non dall’alto dei cieli, ma dal basso di una mangiatoia. Guardare in alto rischia di essere una fuga e una negazione della volontà del Padre. Volontà del Padre che dobbiamo smettere di identificare con le cose negative della vita e con le sue sofferenze: queste sono le vere bestemmie verso Dio. La volontà del Padre è questa: che ci lasciamo guardare dal Figlio, dal Bambino Gesù, dal Verbo fatto carne e ci lasciamo provocare a guardarci gli uni negli occhi degli altri.

Così il Verbo si incarna di nuovo, così il Verbo è luce che illumina la mia e l’altrui vita. Così il Verbo diventa via alla verità. Così il Verbo accolto nella sua incarnazione e nella sua illuminazione ci rende figli di Dio. Illuminati dal suo sguardo e testimoni di questo suo sguardo luminoso perché illuminanti a nostra volta i nostri fratelli. Non per vedere le loro magagne, anche quelle. Ma non è questo il punto. Il punto è che noi abbiamo uno sguardo di amore verso di loro. Amore: questa parola mi fa ogni giorno sempre più paura. Perché piena di violenza e di sopraffazione, è piena di odio e di omicidi, è piena di possesso e di negazione dell’altro.

Amore: sguardo fessurante che lascia trasparire la luce e la bellezza del cuore raggiungendo lo sguardo dell’altro e accendendolo di nuovo alla vita. Quasi senza accorgersene, senza farlo apposta.

Così noi diventiamo martiri come il Battista. I martiri sono i testimoni dello sguardo di Dio sull’umanità. E il testimone più vero, colui che meglio incarna l’amore di Dio è colui che dona la vita per i propri fratelli, si perché non c’è amore più grande di questo. Il martire è in fondo colui che guarda la vita con lo sguardo amorevole di Dio. È colui che lascia che il verbo luce si incarni e splenda sul suo volto. È colui che diventa luce riscaldante e illuminante il cuore di fratelli freddi, morti viventi, zombie vittime della nostra società. Così diventiamo creatori col Verbo incarnato, così diventiamo come Dio, suoi figli, partecipi dell’opera di creazione e non di distruzione del creato stesso.

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