IL CIELO DENTRO CASA
Luca oggi evidenzia
la figura di Anna,
laica, anziana, vedova,
terza delle tre
donne-protetesse,
insieme con Maria
ed Elisabetta, che sono
i primi profeti
del Nuovo Testamento.
Gesù lungo l’intero Vangelo mostra una predilezione
tutta particolare
per le donne
vedove e sole.
Appartengono,
in tutta la Bibbia,
alla triade sacra di cui
Dio di prende cura:
vedove, orfani, stranieri,
del cui diritto Dio
si erge a difensore.
Mi colpisce una parola: “servendo”, un termine
che qualifica Anna
non per età, sesso, funzioni, ma
per una relazione:
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serviva Dio giorno e notte
con digiuni e preghiere.
Anna non ha ruoli al tempio, neppure il minimo ruolo ufficiale, ma svolge il grande compito: servire Dio.
Lo fa con la preghiera e i digiuni.
Sui digiuni abbiamo
voltato pagina,
non li sentiamo più come dinamica spirituale importante.
Ma la preghiera è
la nostra quotidiana forma
di servizio, un modo
per aprire finestre sul cielo,
per far entrare il cielo
in una stanza.
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La preghiera è
«riattaccare la
terra al cielo»
(M. Zundel).
Terra senza cielo è polvere.
Terra con cielo é giardino.
Pregare dà forma
alla comunione con Dio,
la modalità per cui
accade ancora la quotidiana, perenne incarnazione di Dio
che viene nelle nostre vite.
In queste vite chiuse,
il nostro compito supremo è diventare canale aperto
con il Signore, dandogli spazio, tempo e cuore.
Pregare è
saldare il silenzio delle stelle
al frastuono dei giorni.
Svincolarsi
dalle catene del rumore
e scoprire le nostre
musiche sotterranee.
Pregare è aprire un passaggio
come si apre una chiusa
o una diga.
Aprire nella trama dei giorni,
delle finestre su Dio,
fino a rendere
la nostra vita porosa,
permeabile alla vita di Dio.
Fino a creare uno scambio,
un travaso, una osmosi di vita.
Pregare è indovinare
la presenza dell’eterno Assente,
e sapersene meravigliare,
e saperla respirare.
Per gentile concessione di p. Ermes, fonte.
