Tempo di Natale I, Colore Bianco – Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 1
Custodire la vita: Dio abita le relazioni che salvano
La liturgia del 30 dicembre ci conduce dentro la casa della vita quotidiana, là dove Dio sceglie di abitare: nelle relazioni, nella cura reciproca, nella fedeltà silenziosa che protegge e fa crescere. Non ci parla di gesti straordinari, ma di legami custoditi, di scelte concrete, di un amore che si fa responsabilità.
1Gv 2,3-11
Chi fa la volontà di Dio rimane in eterno.
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
Scrivo a voi, figlioli,
perché vi sono stati perdonati i peccati in virtù del suo nome.
Scrivo a voi, padri,
perché avete conosciuto colui che è da principio.
Scrivo a voi, giovani,
perché avete vinto il Maligno.
Ho scritto a voi, figlioli,
perché avete conosciuto il Padre.
Ho scritto a voi, padri,
perché avete conosciuto colui che è da principio.
Ho scritto a voi, giovani,
perché siete forti
e la parola di Dio rimane in voi
e avete vinto il Maligno.
Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo – la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita – non viene dal Padre, ma viene dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!
- Pubblicità -
Parola di Dio.
Dal Sal 95 (96)
R. Gloria nei cieli e gioia sulla terra.
Oppure:
R. Lode, a te, Signore, re di eterna gloria.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome. R.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra. R.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine. R.
Vangelo del giorno di Lc 2,36-40
Anna parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione.
Dal Vangelo secondo Luca
[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Parola del Signore.
Ascolta il commento
La Parola di Dio apre oggi con la sapienza antica di chi ha osservato a lungo il cuore umano. Onorare il padre e la madre non è solo un dovere morale: è riconoscere che la vita ci è stata consegnata, che non ci siamo dati origine da soli. Chi custodisce le proprie radici impara a benedire il tempo, anche quando è segnato da fragilità e limiti. C’è una promessa discreta ma profonda: la cura dei legami genera pace interiore, apre uno spazio dove Dio può agire.
Il Salmo risponde come un canto domestico. Non un inno solenne nel tempio, ma una benedizione che nasce attorno alla tavola, tra il lavoro delle mani e la gioia semplice dei giorni condivisi. È felice chi teme il Signore perché impara a riconoscere che ogni bene non è possesso, ma dono. La famiglia diventa così il primo luogo in cui la fede prende corpo, dove la benedizione non è astratta ma passa attraverso la pazienza, la fedeltà, la quotidianità.
San Paolo raccoglie questo filo e lo tende verso la vita cristiana concreta. Rivestirsi di misericordia, di bontà, di umiltà non è un linguaggio spirituale distante, ma una scelta che riguarda il modo di stare insieme. La comunità e la famiglia diventano lo spazio in cui Cristo può davvero abitare, quando il perdono supera il rancore, quando l’amore è più forte del potere, quando l’autorità si fa servizio e non dominio. Tutto trova unità in una parola semplice e radicale: fare ogni cosa nel nome del Signore Gesù.
Il Vangelo ci porta infine dentro una casa fragile, segnata dalla paura e dall’esilio. Giuseppe non parla, ma ascolta. Non discute, ma si alza nella notte. Custodisce la vita affidata alle sue mani, anche quando questo significa fuggire, ricominciare, abitare la precarietà. Gesù cresce così, protetto da scelte silenziose e coraggiose. Dio entra nella storia non imponendosi, ma affidandosi a relazioni che sanno obbedire all’amore prima ancora di comprenderne il disegno.
In questo intreccio di sapienza, salmo, lettera e Vangelo, emerge un unico messaggio: la salvezza passa attraverso legami custoditi. Dio non salva da lontano, ma dall’interno delle nostre case, delle nostre relazioni, delle nostre decisioni quotidiane.
🌿 Commento finale
La liturgia ci invita a riconoscere che ogni gesto di cura, ogni scelta di amore fedele, ogni relazione vissuta nella luce di Cristo diventa spazio di salvezza. Custodire la vita è già partecipare all’opera di Dio.
