don Fabio Rosini – Commento al Vangelo di domenica 28 Dicembre 2025

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San Giuseppe e la Custodia della Sacra Famiglia

Il commento di don Fabio analizza il significato profondo della Santa Famiglia, evidenziando il ruolo cruciale di San Giuseppe come protettore e custode attento contro le insidie del mondo.

Don Fabio mette in guardia contro l’ingenuità e l’arroganza di chi crede di poter affrontare le sfide della vita senza una guida spirituale o una strategia saggia. Attraverso una riflessione sui ruoli naturali, l’uomo viene descritto come il baluardo difensivo della casa, mentre la donna ne rappresenta il cuore fecondo e l’intimità.

La forza necessaria per proteggere i propri cari non deriva però dai muscoli, ma da una vita interiore profonda capace di ascoltare la volontà divina. In un’epoca di confusione, l’invito è quello di riscoprire la bellezza della reciprocità tra maschile e femminile, superando i narcisismi per farsi custodi dei propri affetti. Questa vocazione trasforma la famiglia in una piccola chiesa, dove la cura dell’altro diventa una missione sacra e feconda.

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Il Tuo Superpotere Nascosto:
La Lezione di San Giuseppe sulla Vera Forza che Difende la Famiglia

Introduzione: La Sfida di Essere un Custode Oggi

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Viviamo in un’epoca che ci fa sentire spesso sopraffatti. Pressioni esterne, rivalità sul lavoro e in famiglia, e una confusione generale sui nostri ruoli possono lasciarci disorientati. In questo scenario, come possiamo proteggere ciò che amiamo di più? E se la chiave della nostra resilienza non si trovasse in nuove ideologie, bensì nella sapienza antica incarnata da un falegname silenzioso? La storia della Sacra Famiglia e di San Giuseppe offre un modello sorprendentemente attuale per navigare le difficoltà di oggi, svelandoci che la vera forza, quella capace di custodire e difendere, non risiede dove comunemente pensiamo, ma sgorga da una fonte interiore molto più profonda.

Il mondo è pieno di “Erode”. Non essere ingenuo.

Il Vangelo non è un libro di storia; i suoi personaggi sono archetipi. Re Erode è più di un uomo: è lo spirito intramontabile dell’invidia e del potere che ancora oggi cerca di distruggere ciò che è nuovo e puro nel mondo. Questa logica di rivalità si manifesta ovunque: le “lotte di potere” infuriano “nei luoghi di lavoro, nelle famiglie, … persino nelle parrocchie”.

Il messaggio è un potente richiamo al realismo: non possiamo permetterci di essere ingenui, con un’ingenuità che “talvolta rasenta la superbia”, pensando di poter affrontare ogni sfida da soli. Dobbiamo essere vigili e adottare una strategia saggia che fa i conti con le nostre debolezze.

“La gente che vuole un briciolo di potere, che deve per forza avere uno spazio, essere qualcuno e allora bisogna adombrare le qualità altrui come appare qualcuno che forse ci può… mettere in ombra, allora bisogna parlar male…”

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Se il mondo è pieno di questi “Erode”, qual è la prima linea di difesa? Non una fortezza di pietra, ma la fortezza ben ordinata della famiglia.

Il marito è le mura, la sposa è il cuore della casa.

Superata l’ingenuità, la Scrittura ci offre una visione potente e complementare della famiglia, descritta magnificamente nel Salmo responsoriale. Questa visione definisce due ruoli distinti ma interconnessi: la tua sposa come “vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa”.

• Il marito/padre: Il suo compito è essere “le mura della casa”. Agisce come “il custode, il baluardo, lo scudo” per sua moglie e i suoi figli. La sua forza non è fine a se stessa, ma è un sostegno affidabile su cui la famiglia può contare.

• La moglie/madre: Lei è “l’intimità della casa”, “il cuore”, la fonte di vita e calore, una “vite feconda” da cui germogliano i “virgulti d’ulivo”.

Insieme, creano quel “luogo tenero, caldo” indispensabile perché un bambino possa crescere. Serve un cuore che ama e delle mani che lo proteggono. All’interno di questa struttura di sostegno reciproco, il ruolo maschile di essere “le mura” trova la sua espressione più critica nell’affidabilità. È una qualità la cui assenza, come sottolinea una riflessione acuta, risulta particolarmente devastante.

“Una cosa che una donna non perdona è l’inaffidabilità. Quando le donne si trovano di fronte a una inaffidabilità maschile, questo è imperdonabile perché… l’uomo deve essere forte.”

La vera forza non viene dai muscoli, ma dalla vita interiore.

Questa è la lezione più profonda e rivoluzionaria. La forza che ha permesso a San Giuseppe di proteggere la sua famiglia non era una forza fisica, ma una forza interiore. Il Vangelo ce lo descrive come “un uomo interiore, profondo”, capace di avere sogni che rivelano la volontà di Dio, di percepire i pericoli e di agire con decisione: “si alza nella notte, prende il bambino e sua madre” e fugge.

In questo, risuona un’eco meravigliosa che attraversa la storia della salvezza. È bello, infatti, che Giuseppe porti lo stesso nome del suo predecessore, il figlio di Giacobbe, che era anche lui un uomo che sapeva comprendere i sogni. È un’immagine arcaica di una vita profonda, che ci insegna una verità fondamentale. La capacità di essere un custode non deriva dalla prestanza fisica, ma da un dialogo costante con Dio.

“Non si è buoni custodi delle cose perché si hanno i muscoli, perché si è forti, ma perché si ha una vita interiore.”

Conclusione: Custodi, non Narcisisti

La storia di San Giuseppe ci mette di fronte a un compito tanto bello quanto esigente: essere custodi ed essere fecondi. Per farlo, siamo chiamati a rifiutare le scorciatoie dei “narcisismi, infantilismi, immaturità, mondanità”. La vera protezione della nostra famiglia richiede la sintesi delle tre lezioni: la lucidità di riconoscere i pericoli del mondo superando la nostra superbia, la saggezza di abbracciare la bellezza dei ruoli complementari e, soprattutto, il coraggio di coltivare quella profonda vita interiore che appartiene a una tradizione sacra e senza tempo.

In un’epoca che celebra l’affermazione di sé, siamo ancora capaci di coltivare la profondità interiore necessaria per diventare veri custodi delle persone che amiamo?

[testo non di don Fabio]

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Commento di don Fabio Rosini al Vangelo di domenica 28 dicembre 2025 – Anno A, dai microfoni di Radio Vaticana (dove potete trovare il file audio originale utilizzato nel video).

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