SANTA FAMIGLIA
Letture: Sir 3,2-6.12-14; Col 3,12-21; Mt 2,13-15.19-23
La Famiglia icona dell’Amore di Dio
“O Dio nostro Padre, che nella Santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa’ nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore”: nella preghiera di colletta è sintetizzata quella dinamica di amore a cui le nostre realtà familiari sono invitate dalla Prima (Sir 3,2-6.12-14) e dalla Seconda Lettura (Col 3,12-21).
Permettetemi oggi di riflettere un momento con voi sul matrimonio cristiano, che nel progetto di Dio (Prima Lettura) è fondamento di ogni famiglia. Già la Genesi ci annuncia che l’adam, unione del maschio e della femmina, è “immagine e somiglianza di Dio”, è icona stessa di Dio (Gn 1,26-28). E quando per lo scrittore biblico vuole significare in qualche modo l’immenso amore di Dio per il suo popolo, la metafora che trova più espressiva è quella nuziale: Dio è il fidanzato, lo sposo, e Israele la fidanzata, la sposa.
Nell’immagine matrimoniale non viene però solo significato il rapporto d’amore tra Dio e il suo popolo, ma anche la sua “berit” – “alleanza” con Israele, il patto definitivo e solenne, il giuramento reciproco di fedeltà. Il matrimonio diventa quindi sacramento (la parola “sacramentum” significa “segno”) di una realtà che lo trascende, profezia di Dio e della sua alleanza con l’uomo.
- Pubblicità -
Dobbiamo abituarci a scorgere nelle unioni nuziali questa profezia di Dio. Ogni matrimonio deve essere visto da tutti come segno del suo amore: nella “cotta” tra due fidanzati, nelle tenerezze del corteggiamento, nella passione d’amore, nella fedeltà nonostante le tentazioni o i tradimenti del partner, nel perdono e nell’accoglienza reciproci, dobbiamo sempre vedere un’epifania di Dio che si innamora di noi, che ci cerca, ci accetta nonostante i nostri difetti, anzi trova in noi la sua gioia, che sempre ci attende nonostante il nostro peccato, pronto a farci nuovi e a unirsi a noi. Ci è dato un segno, un sacramento dell’amore di Dio: il matrimonio. Sappiamo coglierlo!
Ma al contempo ogni coppia cristiana è chiamata a modellarsi su Dio stesso: gli sposi dovranno amarsi sempre, perché “Dio è amore” (1 Gv 4,8), essersi fedeli sempre, perché Dio è “hesed”, fedeltà (Sl 117,2; 100,5…), assomigliare a Dio nella tenerezza, nella bontà, nella capacità di perdonare, nella misericordia, nella fecondità, collaborando all’opera creazionale di Dio…
La nuzialità umana è quindi sacramento dell’amore di Dio per noi, della sua volontà di farci uno con lui: in questo mistero è adombrata certamente l’Incarnazione del Figlio, tramite la quale Dio prende su di sé la carne umana, ma anche l’Eucarestia, momento supremo in cui Dio, sotto le specie del pane e del vino, ha trovato il modo di unirsi fisicamente a noi.
Anche in questo senso l’Eucarestia è davvero “nuova alleanza” (Lc 22,20), il nuovo “berit”, patto nuziale tra Dio e gli uomini! Non dobbiamo trovare ardita la metafora nuziale per esprimere il mistero eucaristico. L’Eucarestia è indubbiamente il momento in cui si compie la “love story” tra l’uomo e Dio, e in cui i mistici vedono realizzata l’allegoria nuziale che la tradizionale lettura rabbinica prima e patristica poi dà del Cantico dei Cantici.
Essi interpretano spesso la Sposa del Cantico non solo in senso collettivo (Israele, la Chiesa), ma in senso individuale: è l’anima del credente, che anela all’unione con Gesù. È il mistero di Dio che ci bacia con il bacio della sua bocca (Ct 1,2), bacio che secondo i Padri è il Figlio stesso, il Verbo, Gesù Cristo, che nella mistica cristiana si unisce a noi proprio nel sacramento eucaristico. Che le nostre famiglie sappiano trarre dall’Eucaristia quell’energia d’amore divino di cui sono chiamate ad essere segno nel mondo!
- Pubblicità -
Il commento alle letture della domenica a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.
