Carlo Miglietta – Commento alle letture di domenica 21 Dicembre 2025

- Pubblicità -

Il Dio con noi

L’amore di Dio verso gli uomini è fedele e tenace: Dio è l’innamorato che vuole incontrare la sua innamorata, il suo popolo. Lo ha promesso a Davide, assicurandogli un discendente di cui Dio stesso “sarà padre, ed egli gli sarà figlio” (2 Sam 7,12-16).

Ma quando la dinastia davidica è in pericolo, perché i re di Aram e di Israele vogliono proclamare re in Giuda il figlio di Tabael, probabilmente un arameo della corte di Damasco (Is 7,1.4-6), il re Acaz (736-713 a. C.), invece di chiedere aiuto a Dio, immola il suo primogenito agli idoli (2 Re 16,3), e poi ricerca l’alleanza dell’Assiria (2 Re 16,7). Nella prima Lettura odierna (Is 7,10-14), Isaia offre al re un segno della presenza di Dio al suo fianco, ma il sovrano non ha fede nel Signore e rifiuta: nonostante il peccato dell’uomo, il profeta ribadisce la promessa di un discendente davidico che sarà il “Dio con noi”.

Paolo, nella seconda Lettura (Rm 1,1-7), ricorda che quanto era stato annunciato dai profeti si è compiuto in Gesù Cristo, nostro Signore, Figlio stesso di Dio. E il Vangelo (Mt 1,18-24) ci racconta il concepimento di Gesù in maniera soprannaturale nel seno della vergine Maria, per opera dello Spirito Santo.

Nel vangelo dell’infanzia di Matteo, Giuseppe è la figura centrale e attiva. Egli è il destinatario della rivelazione che perviene a lui attraverso l’apparizione di un angelo nel sogno, modo biblico per indicare una rivelazione divina. La “tardemah”, il sonno estatico e profondo, spesso nella Bibbia è proprio il modo per esprimere un intervento soprannaturale (cfr Gen 2,21; 15,12; Mt 1,20; 2,12-13.19.22…).

Il diritto matrimoniale ebraico distingueva tra il fidanzamento (“erusin”) e le nozze (“qiddushin” o “santificazione” del matrimonio), entrambi già impegnativi. Giuseppe è chiamato “giusto” perché da una parte è desideroso di osservare la legge (che obbligava il marito a sciogliere il matrimonio in caso di adulterio: Maria, infatti, era incinta) e, dall’altra, mitiga con la magnanimità il rigore della legge (evita di esporre sua moglie alla pubblica diffamazione).

- Pubblicità -

Ma Giuseppe è anche “giusto” perché constatando una presenza di Dio, un’economia superiore, si ritira di fronte ad essa, senza pretese. “Giusto” ha così il senso tipico di Matteo, cioè accettazione del piano di Dio anche là dove esso sconcerta il proprio.

La nascita di Gesù è collocata all’interno del grande disegno divino della salvezza, già annunziato ai profeti e già in atto nella prima alleanza con Israele: questo è lo scopo della citazione di Isaia 7,14: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi” (Mt 1,23), che Matteo colloca a questo punto del racconto. Non per nulla il nome di Gesù rimanda al verbo ebraico “salvare”, come puntualizza l’angelo (1,21), e a lui si adatta in pienezza il titolo di Emmanuele, cioè “Dio-con-noi”. “La verginità di Maria ha anch’essa, prima di tutto, una funzione cristologica. Sulla linea della sterilità delle donne dell’antica Alleanza, essa è il segno che mette in luce l’azione divina nel piano della salvezza” (O. Da Spinetoli).

L’espressione “Dio con noi” la ritroveremo alla fine del Vangelo di Matteo: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (28,20). Gesù continua ad essere il Dio con noi. Il vangelo di Matteo non perde occasione per dirci i luoghi privilegiati della presenza del Risorto: nella comunità radunata nel suo nome (18,20), negli apostoli missionari (10,40), nei fratelli bisognosi (25,31), nella Chiesa che predica (28,20).

La presenza di Dio in mezzo a noi, realizzata con l’Incarnazione, continua oggi in vari modi, ma specialmente nell’Eucarestia. È il Gesù che ha assunto pienamente l’umanità in Maria che incontriamo nel mistero eucaristico: non esiste un Cristo eucaristico diverso dal Cristo storico.

Ma se importante è la Presenza di Gesù nell’Eucarestia, altrettanto lo è la sua Presenza nella Parola: “L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo… Noi mangiamo la carne e il sangue di Cristo nell’Eucarestia, ma anche nella lettura delle Scritture” (San Girolamo).

- Pubblicità -

Un’altra presenza costante di Dio è nei poveri. Qualunque cosa fatta o non fatta ai poveri è fatta o non fatta a Dio. Nel Nuovo Testamento viene ribadito che il Signore si identifica con l’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ignudo, il malato, il carcerato (Mt 25,31-46).

I poveri sono il sacramento vivente di Cristo, l’icona oggi della sua Passione e della sua Croce. Ed è nei poveri che si incontra Gesù sulle strade della vita.

Il commento alle letture della domenica a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.

Altri Articoli
Related

don Andrea Vena – Commento al Vangelo di giovedì 25 Dicembre 2025

Carissimi amici,il cammino liturgico dell’Avvento ci porta alla grotta...

Sr. Palmarita Guida – Commento al Vangelo del 22 Dicembre 2025

Maria ha già detto sì.Non chiede prove per credere.Eppure Dio,...

Giovani di Parola – Commento al Vangelo del 22 Dicembre 2025

Beati coloro che vivono e sentono l'amore di Dio....

Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 22 dicembre 2025

Cristo Signore è la pietra angolare, la roccia su...