p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 10 dicembre 2025

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Quando noi ci mettiamo in viaggio ci proponiamo una meta e tutto quello che si pone frammezzo fra noi e la meta, ci disturba, ci fa arrabbiare, ci pone delle domande. Avere una meta e uno scopo nella vita รจ una cosa importante ma rendere questa meta, qualsiasi essa sia, il nostro dio, appesantisce la vita e rischia di renderla schiava di quella pesantezza, di quellโ€™idolo.

Ascoltare il Signore che dice: โ€œVenite a meโ€, significa porci nella disposizione dโ€™animo di abbandonare lโ€™idolo o il potere che pensiamo di avere per volere o potere raggiungere lo scopo che ci siamo prefissati.

โ€œVenite a meโ€: andare a Lui che ci chiama sul monte delle beatitudini, abbandonare le nostre saggezze e sicurezze per ascoltare la sapienza evangelica secretata nelle beatitudini stesse.  รˆ uno dei passi fondamentali della nostra fede. Fino a quando non abbandoniamo le nostre certezze e i nostri appoggi, noi rimaniamo ad una fede adolescenziale o giovanile. La fede adulta chiede lโ€™abbandono, il non sentirci piรน nostri. Lโ€™essere di qualcun Altro: piรน amore di cosรฌ.

โ€œVenite a meโ€, significa contemplare il dito del Battista che indica lโ€™Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo per seguire Lui ed essere come agnelli in mezzo ai lupi.

โ€œVenite a meโ€ che sono lโ€™acqua viva, significa accettare lโ€™invito a bere di Lui per non avere piรน sete, per essere liberati da quella fatica assetante che ci porta a rincorrere con stoltezza i nostri falsi quotidiani, alla ricerca di sempre nuove cisterne che risultano volta per volta screpolate, non tengono acqua e quella poco che vi rimane risulta essere fangosa. Bere Lui significa lasciarci ristorare da quellโ€™acqua viva che sgorga dal suo cuore, quellโ€™acqua viva che รจ sapienza dโ€™amore, sapienza di dono. Abbiamo sete, andiamo a Lui e beviamo. Noi stanchi a causa delle nostre inutilitร  e oppressi dalle fatiche a seguire lโ€™umana sapienza che non accetta la sapienza della croce, siamo chiamati a seguire Lui che รจ la vite e noi i tralci.

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Venite e rimanete per ricevere quella linfa vitale che diventa giร  di per sรฉ un andare perchรฉ lโ€™andare รจ fondamentalmente ed รจ un rimanere nellโ€™amore. โ€œVenite a me voi tutti affaticati e oppressi e io vi ristorerรฒโ€ perchรฉ chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna. La vita di Dio e questo cibo diventa il banchetto della misericordia per tutti i disobbedienti, perchรฉ il banchetto della misericordia ci rende obbedienti per misericordia non per merito.

Noi che siamo affaticati dalla Legge e oppressi dalla consapevolezza di non saperla osservare e di non riuscire a viverla, ascoltiamo la tua chiamata: โ€œVenite a me!โ€

Ascoltare questa chiamata significa comprendere che la Legge non dร  forza, รจ solo lโ€™amore libero che fa vivere ciรฒ che la legge dice, ma non dร .

La nostra fatica di tutti i giorni o il nostro essere oppressi dalle nostre giravolte, spesso condannati allโ€™ingarbugliamento della ragnatela delle nostre schiavitรน, in Lui amore incarnato del Padre diventa chiamata alla gioia del cammino, al riposo dellโ€™amore, alla sua giustizia che ci fa mangiare di Lui e vivere di Lui.

Il nostro riposo รจ Dio stesso, รจ Lui la casa dellโ€™uomo, quella casa a cui siamo invitati a ritornare continuamente dopo le nostre fughe, dopo i nostri reiterati tentativi di uccidere il Padre misericordioso pensando di poter fare a meno di Lui e di poterci appropriare della sua ereditร , di quella parte che ci spetta.

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Venite a me e state nella mia casa, la casa dello Spirito dโ€™amore reciproco del Padre e del Figlio: riceverete ristoro!

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