SE VI IMPASTATE CON I FERITI DELLA TERRA, FARETE MIRACOLI PIÙ GRANDI DEI MIEI
Allora toccò loro gli occhi e disse:
“Avvenga per voi
secondo la vostra fede”.
E si aprirono loro gli occhi.
Sta a noi ora prolungare
i gesti di Gesù:
“Se io riesco ad aiutare
una sola persona
a vivere meglio, questo
è sufficiente a giustificare
la mia vita.
E acquistiamo pienezza
quando rompiamo le pareti
e il nostro cuore
si riempie di volti e di nomi”. (Evangelii gaudium, n. 274)
Dio comincia dagli ultimi.
È vero, per qualche cieco guarito,
legioni d’altri
sono rimasti nella notte.
Nessun deserto
si è coperto di gigli, anzi,
il deserto con i suoi veleni
si espande e
corrode i gigli della terra.
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Ma è questione di lievito,
di un pizzico di lievito nella pasta.
Gesù è un Dio
che non brucia i peccatori,
come annunciava il Battista,
ma siede a tavola con loro;
non promette
di risolvere i problemi
attraverso un pacchetto
di miracoli,
ma attraverso di noi:
“voi farete miracoli
più grandi dei miei”,
se vi impastate
con i feriti della terra.
Ho visto uomini e donne compiere miracoli.
Molte volte, in molti modi.
Li ho visti, e ho pianto
con loro di gioia.
Quel miracolo é allora
l’utopia di una storia
che va nascendo.
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Sono le mani di Dio
impigliate nel folto della vita,
attraverso le nostre mani.
Beato chi non trova in me
motivo di scandalo.
Gesù portava scandalo
e lo porta oggi,
a meno che
non ci facciamo
un Cristo a nostra misura.
Non stava con la maggioranza,
ha cambiato le regole del potere,
ha messo la persona
prima della legge,
e il prossimo al mio pari.
E tutto con i mezzi poveri,
di cui il più scandalosamente povero è stata la croce.
Gesù: un uomo solo,
con un pugno di amici,
di fronte ai mali immensi
del mondo.
Beato chi lo sente
come piccolo e fortissimo
seme di luce,
come un seme di fuoco
che divampa e accende
non solo credenti,
ma credenti credibili.
Per gentile concessione di p. Ermes – Fonte.
