Carlo Miglietta – Commento alle letture di domenica 30 Novembre 2025

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โ€œNellโ€™attesa della tua venutaโ€

Con gioia iniziamo questโ€™anno liturgico nella contemplazione della Parola di Dio domenicale. 

Innanzitutto facciamo conoscenza con lโ€™Evangelista che ci accompagnerร  questโ€™anno: รจ Matteo, un โ€œimpuroโ€ perchรฉ pubblicano e quindi collaborazionista con il regime di Roma (Mt 9,9), che Gesรน chiama, tra lo scandalo generale, a diventare uno dei suoi intimi: il suo nome รจ assonante con โ€œMaththaรฌosโ€, โ€œDiscepoloโ€: โ€œed egli, lasciando tutti, lo seguรฌโ€ (Lc 5,27-32). Matteo scrive il suo Vangelo per le comunitร  cristiane di provenienza dallโ€™ebraismo: รจ uno scriba (sofer) divenuto discepolo del regno dei cieli (Mt 13,52). 

Il Vangelo di oggi ci fa meditare sulla venuta definitiva del Signore. Sarร  un momento splendido, ci ricorda la prima Lettura (Is 2,1-5), di riconciliazione tra le genti, giorno in cui il sogno dellโ€™agognata pace finalmente si realizzerร , e la luce del Signore sarร  finalmente tutto in tutti. Ma Paolo, nella seconda Lettura (Rom 13,11-14), e il Vangelo (Mt 24,37-44) ci esortano ad unโ€™attesa vigilante ed operosa.

Lโ€™Eucarestia celebra lโ€™attesa gioiosa dellโ€™incontro definitivo con Dio: โ€œOgni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finchรฉ egli vengaโ€ (1 Cor 11,26). Dopo aver pronunciato le parole sul calice, Gesรน afferma: โ€œIo non berrรฒ piรน del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrรฒ nuovo nel Regno di Dioโ€ (Mc 14,25). Questโ€™accenno escatologico รจ presente in tutte le narrazioni di istituzione dellโ€™Eucarestia, al punto che alcune liturgie orientali includono questo versetto nelle formule di consacrazione.

Inoltre โ€œil vino del banchetto celeste viene detto ยซnuovoยป (kainon), cioรจ non ยซgiovaneยป in rapporto a ยซvecchioยป, ma radicalmente diverso, inventato, inaspettato, proprio come la terra nuova e i cieliโ€ (X. Lรฉon-Dufour). Scriveva il cardinal Pellegrino: โ€œVi sembra possibileโ€ฆ celebrare la Messa e poi tuffarsi nella realtร  di ogni giorno lasciandoci inghiottire dalle cose che passano, senza alzare il capo in attesa vigilante โ€“ la ยซapokaradokรฌaยป di cui parla Paolo ai Romani (8,19) โ€“ a Colui che verrร  per prenderci con sรฉ, ยซe cosรฌ saremo sempre col Signoreยป (1 Ts 4,17)โ€ฆ?

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Come lโ€™apostolo anela a salpare dal porto dellโ€™esistenza terrena per ยซessere con Cristoยป (Fil 1,23), il cristiano pienamente consapevole della sua vocazione sa cosa significa lโ€™ยซimpazienza di Dioยปโ€ฆ, il ยซquerere Deumยป del salmistaโ€ฆ, lโ€™immagine del cervo che anela alla fonte dโ€™acqua viva (Sl 42)โ€. Ecco perchรฉ nella liturgia eucaristica dei primi cristiani risuonava proprio il grido: โ€œMaranatha! Vieni, o Signore!โ€ (1 Cor 16,22). 

Abbiamo perso questa dimensione di attesa: invece โ€œla caratteristica dei cristiani รจ che aspettanoโ€ (Schlatter). Oppure talora attendiamo la venuta del Signore con la noia con cui… si aspetta il tram alla fermata. Le letture odierne ci invitano allโ€™entusiasmo, alla veglia gioiosa, ad uscire da un cristianesimo โ€œaddormentatoโ€ (Mt 24,42; Rm 13,11), per attendere il Signore con lโ€™ansia con cui lโ€™innamorata attende lโ€™innamorato (Ct 3,1-4; 5,2), la sposa lo Sposo, colui solo che puรฒ darci senso, liberazione, pienezza di vita, Amore.

Il commento alle letture della domenica a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ โ€œBuona Bibbia a tuttiโ€œ.

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