Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 26 ottobre 2025

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Due uomini salgono al tempio per pregare. Non li distingue tanto la loro condizione esteriore โ€” uno fariseo, lโ€™altro pubblicano โ€” quanto il modo in cui si pongono davanti a Dio. Il fariseo si presenta come giusto, sicuro di sรฉ, appagato della propria coerenza; il pubblicano invece non osa alzare lo sguardo, si riconosce peccatore e si affida alla misericordia. Entrambi pregano, ma solo uno di loro โ€œtorna a casa giustificatoโ€.

Il centro della parabola non รจ tanto il peccato del pubblicano o la virtรน del fariseo, quanto la veritร  del loro cuore. La preghiera del fariseo รจ corretta nelle parole, ma sbagliata nella direzione: parla a se stesso piรน che a Dio. รˆ un monologo travestito da preghiera. Il suo io occupa tutto lo spazio, fino a diventare lโ€™orizzonte unico del suo mondo spirituale.

La preghiera del pubblicano, invece, รจ povera, spoglia, ma aperta. Nel suo silenzio spezzato da poche parole โ€” โ€œO Dio, abbi pietร  di me peccatoreโ€ โ€” si apre un varco per lโ€™incontro. Gesรน ci mostra cosรฌ che lโ€™umiltร  รจ la veritร  che libera. Non รจ disprezzo di sรฉ, ma libertร  da sรฉ. Lโ€™umile non ha bisogno di misurarsi con gli altri nรฉ di costruire unโ€™immagine da difendere: si lascia guardare da Dio cosรฌ comโ€™รจ.

Lโ€™umiltร  nasce quando il Regno di Dio e la sua giustizia diventano davvero il nostro interesse piรน grande, quando possiamo permetterci di guardare lontano, non piรน la punta dei nostri piedi ma lโ€™orizzonte infinito della grazia. Chi si esalta, in fondo, non ha trovato nulla di piรน interessante di sรฉ stesso: e per questo rimane intrappolato nel proprio io, fragile e insicuro.

La parabola ci invita a rientrare nella veritร  della preghiera. Non รจ questione di accumulare meriti, ma piuttosto di accogliere un dono. Non si tratta di dover convincere Dio della nostra bontร , perchรฉ siamo tutti imperfetti, ma di lasciarci convincere da Lui che siamo amati e possiamo sempre diventare migliori.

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รˆ in questa esperienza che avviene la giustificazione: la grazia che raggiunge chi si riconosce bisognoso, non il premio per chi riesce a essere giusto con il proprio sforzo. Il pubblicano torna a casa โ€œgiustificatoโ€, cioรจ reso giusto da un amore che non dipende dai suoi meriti, ma solo dalla Misericordia di Dio.

La sua preghiera diventa cosรฌ la porta della salvezza, perchรฉ รจ la confessione piรน pura della fede: โ€œTu solo, Signore, puoi rendermi nuovo e io ho bisogno di Te!โ€. Lโ€™umiltร , dunque, รจ il vero cuore della vita spirituale. รˆ la condizione per conoscere Dio e per conoscere noi stessi.

Solo chi si piega davanti al mistero di un Amore piรน grande di ogni misura puรฒ finalmente rialzarsi nella libertร  dei figli. Perchรฉ, come dice Gesรน, โ€œchi si umilia sarร  esaltatoโ€: e lโ€™esaltazione dei poveri di spirito non รจ altro che la gioia di sentirsi abbracciati da Dio nella loro veritร  piรน profonda. Maria questo ce lo dice bene nel Cantico del Magnificat: โ€œHa guardato lโ€™umiltร  della sua servaโ€ฆ ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha innalzato gli umiliโ€.

Per gentile concessione di don Luciano Labanca, dal suo sito.

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