Enzo Bianchi – Commento al Vangelo del 12 Maggio 2024

Domenica 12 Maggio 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 16, 15-20

Data:

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Lโ€™annuncio del Vangelo a tutta la creazione

Il Vangelo non puรฒ essere contenuto nรฉ in un popolo, nรฉ in una cultura, e neppure in un modo religioso di vivere la fede: gli inviati devono lasciarsi alle loro spalle terra, famiglia, legami e cultura, per guardare a nuove terre, a nuove culture, nelle quali il semplice Vangelo potrร  essere seminato e dare frutti abbondanti.

Il brano evangelico che la chiesa ci propone per la solennitร  dellโ€™Ascensione del Signore รจ tratto dalla conclusione aggiunta piรน tardi al vangelo secondo Marco da parte di โ€œscribi cristianiโ€, che lo hanno completato con una chiusura meno brusca di quella del racconto originale (cf. Mc 16,1-8).

Sono versetti che non si trovano nei manoscritti piรน antichi e sono sconosciuti a molti padri della chiesa. Tuttavia la chiesa li ha accolti come ispirati, cioรจ contenenti la parola di Dio, tanto quanto il resto del vangelo, e infatti sono conformi alle Scritture (secundum Scripturas: 1Cor 15,3.4); sono addirittura una sintesi dei finali degli altri vangeli (soprattutto dei sinottici), che raccontano gli eventi riguardanti Gesรน risorto, asceso al cielo e glorificato dal Padre.

Secondo questa conclusione, Gesรน appare al gruppo dei Dodici privi di Giuda, agli Undici dunque, mentre stanno a tavola. Costoro che, chiamati da Gesรน alla sua sequela, erano stati coinvolti nella sua vita e avevano appreso da lui un insegnamento autorevole per almeno tre anni, ma che nellโ€™ora della passione erano fuggiti tutti e lo avevano abbandonato (cf. Mc 14,50), nellโ€™alba pasquale avevano ascoltato da Maria di Magdala lโ€™annuncio della resurrezione di Gesรน (cf. Mc 16,9-10), ma a lei โ€œnon credetteroโ€ (epรญstesan: Mc 16,11); anche i due discepoli di Emmaus avevano raccontato come il Risorto si era manifestato sulla strada โ€œsotto un altro aspettoโ€ (cf. Mc 16,12-13), โ€œma non credettero (epรญsteusan) neppure a loroโ€ (v. 13).

Per questo, quando Gesรน โ€œalla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, li rimproverรฒ per la loro incredulitร  (apistรญa) e durezza di cuore (sklerokardรญa), perchรฉ non avevano creduto (epรญsteusan) a quelli che lo avevano visto risortoโ€ (Mc 16,14).

Questa รจ la veritร  che va detta, ed รจ stata detta nella chiesa (prova ne sia questo testo) quando non erano ancora dominanti il trionfalismo e lโ€™adulazione delle autoritร . Gli Undici sono stati preda del dubbio profondo, sono stati increduli dopo la morte di Gesรน come lo erano stati durante la sua sequela, quando egli era stato costretto a rivolgersi alla sua comunitร  dicendo: โ€œNon capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non ascoltate?โ€ (Mc 8,17-18).

Gli Undici in veritร  sono ancora nella situazione di incredulitร  che Gesรน aveva rimproverato ai suoi oppositori, scribi e farisei (cf. Mc 10,5), e agli abitanti del suo villaggio di Nazaret (cf. Mc 6,6). Situazione dunque disperante quella dei futuri testimoni, assaliti dallโ€™incredulitร ! Come potranno annunciare la buona notizia, se neppure loro credono?

In questa chiusura โ€“ si faccia attenzione โ€“ dopo i rimproveri Gesรน non mostra segni per portare i suoi discepoli a credere, come la trafittura delle mani e dei piedi (cf. Lc 24,39-40) o quella del costato (cf. Gv 20,20.27), ma nonostante il persistere di questa poca fede invia proprio loro in una missione senza confini, veramente universale. Una missione cosmica, si potrebbe anche dire: โ€œAndate in tutto il mondo e annunciate la buona notizia a tutta la creazioneโ€.

Dovunque andranno, in tutte le terre e in tutte le culture, i discepoli di Gesรน devono annunciare la buona notizia, proclamare il Vangelo a tutta la creazione. In tal modo Gesรน indica certamente lโ€™orientamento universale della predicazione ma chiarisce anche che la buona notizia riguarda ogni creatura, animata e inanimata, quindi anche gli animali, gli angeli e i demoni. Non ci sono piรน le barriere del popolo eletto di Israele, non ci sono piรน i confini della terra santa: davanti a quei poveri discepoli titubanti cโ€™รจ tutta la creazione e ogni creatura!

Il Vangelo non puรฒ essere contenuto nรฉ in un popolo, nรฉ in una cultura, e neppure in un modo religioso di vivere la fede nel Dio unico e vero: gli inviati devono lasciarsi alle loro spalle terra, famiglia, legami e cultura, per guardare a nuove terre, a nuove culture, nelle quali il semplice Vangelo potrร  essere seminato e dare frutti abbondanti.

Quella che viene richiesta รจ unโ€™opera di spogliazione ben piรน faticosa di quella dai semplici mezzi economici: si tratta, infatti, di abbandonare le certezze, gli appoggi intellettuali e culturali, gli assetti religiosi praticati fino a quel momento, e di immergersi tra le genti. Certo, per fare questo ci vuole fede nel Vangelo, nella sua โ€œpotenza divinaโ€ (dรฝnamis theoรป: Rm 1,16), mentre occorre smettere di porre fede nella propria elaborazione o nei propri progetti culturali.

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Piรน spogli si va, piรน il Vangelo รจ annunciato con franchezza e, come seme non rivestito caduto a terra, germoglia subito e piรน facilmente. Quanti errori abbiamo commesso nellโ€™evangelizzazione, confidando nei nostri mezzi, nelle nostre โ€œideologieโ€, e, in parallelo, disprezzando le culture degli altri, che sovente abbiamo mortificato per imporre la nostra! E la sterilitร  del seme del Vangelo, soprattutto in Asia, dove esistevano culture che potevano concorrere con la nostra occidentale, รจ un segno evidente dellโ€™errore fatto. Il Vangelo รจ caduto a terra come un seme ma, essendo un seme troppo rivestito, per causa nostra, non ha potuto marcire nรฉ, di conseguenza, germogliare.

Ecco il compito dei cristiani: senza febbre โ€œproselitistaโ€, senza cercare di guadagnare a ogni costo dei credenti, percorrendo i mari e le terre come i farisei (cf. Mt 23,15) e dovunque si trovino, i cristiani annuncino il Vangelo innanzitutto con la vita; poi, se Dio lo concede, con le parole. Sono parole di Francesco di Assisi, riprese da papa Francescoโ€ฆ Gesรน non chiede di convincere nรฉ di imporre, ma di vivere il Vangelo con gioia, perchรฉ questa รจ la testimonianza.

Oggi ci sono molti cristiani che passano di palco in palco โ€œper dare testimonianzaโ€, finendo per raccontare la propria storia o il successo della loro comunitร . Cโ€™รจ solo da arrossire nel chiamare questo comportamento โ€œtestimonianzaโ€! Meglio quei cristiani quotidiani a volte dubbiosi, come gli Undici, che tentano semplicemente e umilmente ogni giorno di essere cristiani dove si trovano, vivendo il Vangelo e amando Gesรน Cristo al di sopra di tutto e di tutti. รˆ di questi cristiani e cristiane che abbiamo bisogno, di discepoli e discepole, non di militanti!

Certo, di fronte allโ€™annuncio del Vangelo, si puรฒ โ€œcredereโ€ o โ€œnon credereโ€, aderire al Signore Gesรน o rifiutarlo: per noi il mistero รจ grande e non siamo in grado di leggerlo compiutamenteโ€ฆ Gesรน afferma: โ€œChi crederร  e sarร  battezzato sarร  salvato, chi non crederร  sarร  condannatoโ€, ma solo lui, il Signore, puรฒ vedere e giudicare chi crede e chi non crede; noi, invece, non possiamo nรฉ appropriarci del suo giudizio nรฉ partecipare ad esso. Infatti, credere in Gesรน, aderire a lui รจ una risposta che puรฒ essere data soltanto dallโ€™imperscrutabile cuore di ogni persona.

Noi dobbiamo accettare di restare sulla soglia dellโ€™incontro tra il Signore e lโ€™altro, sapendo che lโ€™annuncio del Vangelo opera un giudizio e chiede conversione e fede in Gesรน. Resta vero che lโ€™impegno della fede, sancito nellโ€™immersione della morte di Cristo per risorgere con lui (cf. Rm 6,1-6), rende i cristiani partecipi delle energie della resurrezione, abilitandoli a compiere quei segni che Gesรน stesso operava nella sua vita: โ€œsegniโ€ (semeรฎa) che, nel nome di Gesรน, significheranno lโ€™arretramento del demonio e delle potenze del male, significheranno possibilitร  di comunicazione tra genti e lingue differenti, significheranno salute e vita piena per i malati.

Dopo questo mandato agli Undici, โ€œil Signore Gesรน fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dioโ€. Questa la conclusione del vangelo secondo Marco: come Elia, il profeta escatologico (cf. 2Re 2,9-18), e come gli uomini giusti e santi che hanno camminato con Dio (cf. Gen 5,24), Gesรน fu elevato dalla potenza di Dio in cielo, accanto a lui, e si assise alla sua destra quale Messia e Signore profetizzato da David nel salmo 110. Gesรน risorto รจ vivente per sempre in Dio; รจ il Figlio che regna con Dio, partecipe della sua potenza e della sua gloria, perchรฉ vincitore della morte; รจ il Signore del cosmo, proclamato tale da ogni creatura alla quale รจ stato annunciato; รจ il Giudice che verrร  alla fine dei tempi.

I discepoli, non piรน increduli ma sempre uomini e donne fragili e tentati dallโ€™incredulitร , da allora vanno per il mondo a predicare in ogni luogo, consapevoli che ogni terra puรฒ accogliere il Vangelo e puรฒ essere per loro terra di missione: essi non sono soli ma il Signore risorto รจ con loro, opera con loro e conferma la parola del Vangelo con segni capaci di indicarne lโ€™autorevolezza e la veritร .

Tra lโ€™ascensione e la parusia finale il Signore Gesรน non รจ perรฒ assente ma รจ presente piรน che mai, quale soggetto della missione della chiesa tra le genti. Alla chiesa spetta credere ed essere sempre evangelizzata: allora sarร  capace di evangelizzare efficacemente, mostrando con segni e parole che Gesรน opera in lei e con lei, offrendo a tutta lโ€™umanitร  la salvezza.

Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.

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