don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 15 Aprile 2024

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La sazietร  che non nutre

Dar ragione dei propri passi e purificare le nostre domandeโ€ฆ
Ecco dove ci conduce questa liturgia: a chiederci cosa cerchiamo quando ci mettiamo alla ricerca del Signore. Di che cosa ho veramente bisogno?

Cโ€™รจ una folla che va dietro a Gesรน perchรฉ รจ stata saziata. Dร  sicurezza un uomo che dice: prendi, mangia! Quante volte ci ha sedotto il miraggio di chi potesse finalmente assicurare approvvigionamento, dispensandoci dalla fatica di dover procurare da noi il necessario!

La folla รจ incapace di sintonizzarsi sulla stessa lunghezza dโ€™onda di Gesรน. Essa continua a inseguire qualcosa che plachi il suo bisogno. รˆ incapace di dare un nome a quella fame piรน profonda che porta dentro e perciรฒ non riesce a individuare un pane adeguato. Per questoย faticherร  a compiere il passaggio che Gesรน le proporrร : non sarร  in grado di passare dal ricercare Gesรน per aver visto ciรฒ che egli aveva fatto nei confronti dei malati, alla fede di chi decide di restare solo perchรฉ riconosce che la sua parola รจ parola di vita vera; non riuscirร  a passare dal bisogno di mangiare a quello di stabilire un rapporto personale con Gesรน. Non a caso la maggior parte di coloro che si erano messi sulle tracce di Gesรน, indietreggerร . Resisterร  ad essere messa in discussione.

รˆ lโ€™equivoco di sempre: lโ€™uomo รจ alla ricerca di Dio perchรฉ in fondo pensa che sia una facile assicurazione sulla vita. Dio utilizzato in vista dei propri scopi; ma il pane di Dio ti mette in guardia dalla sazietร . รˆ un pericolo su cui vigilare quello di mettere anche Dio, anche la religione, anche le relazioni, anche le cose che facciamo, a servizio della sazietร , direi, a servizio del proprio ben-essere.

La gente ci aveva preso gusto, dominata comโ€™era dalla logica del โ€œche me ne viene?โ€. Lโ€™approccio al reale รจ mediato da una lettura superficiale come testimonia la domanda posta a Gesรน:ย โ€œquando sei venuto qua?โ€. Non riesce a porsi la domanda sul perchรฉ. E Gesรน non tarda a manifestare il suo disagio e a smascherare le vere motivazioni di quella traversata:ย โ€œVoi mi cercate non perchรฉ avete visto dei segni, ma perchรฉ avete mangiato di quei pani e vi siete saziatiโ€.

Comincia cosรฌ un vero e proprio percorso educativo che il Signore non cessa di farci compiere. Il fraintendimento della folla non rappresenta un ostacolo per lui. Anzi, รจ piuttosto lโ€™occasione perchรฉ essa approdi a un nuovo modo di guardare le cose, se acconsentirร  a non fermarsi al bisogno e accetterร  di leggere quel pane di cui si รจ saziata, come segno di qualcosโ€™altro. Cโ€™รจ un oltre da riconoscere, dice il Signore: la vita non puรฒ essere ridotta a un cibo da mettere in bocca. La bocca non basta per esprimere il valore reale delle cose: รจ uno stadio regressivo fermarsi alla dimensione orale dellโ€™esistere. รˆ il bambino che tutto misura portando alla bocca, ma non lโ€™adulto.

Per lโ€™adulto, infatti, il pane ha una forte valenza simbolica. Nutrirsi di esso significa che nessuno di noi รจ in grado di assicurarsi la sussistenza da solo: essa รจ assicurata soltanto da qualcosa di esterno a noi. Non รจ forse cosรฌ sin dai primi vagiti? Essere nutriti ci assicura dellโ€™essere amati. E perchรฉ essere grati se non per la consapevolezza che io devo tutto di me ad un altro? Perchรฉ lโ€™Eucaristia se non per dire grazie per la vita a noi partecipata mediante la morte e risurrezione di Gesรน?Ge

sรน insiste:ย procuratevi un cibo che non perisceโ€ฆย Non basta placare i morsi della fame. Il problema, sostiene Gesรน, รจ individuare il pane vero e lasciarsi trasformare da esso. Finchรฉ a dominarci sarร  la logica vorace del possesso, non ci sarร  pane che potrร  saziarci fino in fondo. In guardia, perciรฒ, dal leggere la vita soltanto come una spasmodica soddisfazione dei propri bisogni. รˆ un atteggiamento mortifero, senza uscita. Quante esistenze sazie ma spente, morte!

La nostra fame vera, infatti, sarร  saziata solo quando allโ€™accaparramento saremo in grado di sostituire la logica del dono e dellโ€™offerta di sรฉ. Ciรฒ che dura in eterno non รจ quanto finalmente sarai riuscito a cristallizzare come tuo, ma quanto sarai stato capace di condividere nellโ€™amore. Perchรฉ mai Gesรน aveva messo alla prova i discepoli se non perchรฉ imparassero a non trattenere nulla di sรฉ?ย โ€œNulla di voi trattenete per voi affinchรฉ totalmente vi accolga colui che totalmente a voi si donaโ€, dirร  Francesco di Assisi.

Il pane che non perisce non รจ un altro genere di pane: imputridisce nelle nostre stesse mani tutto ciรฒ che tratteniamo egoisticamente, mentre ha il carattere di eterno ciรฒ che รจ condiviso.

Che cosa รจ necessario compiere per avere questo pane, chiede interessata la folla che, tuttavia, continua ad equivocare? Una cosa soltanto: credere, vale a dire, lasciarsi coinvolgere nello stesso stile che ha contrassegnato la vita di Gesรน, una vita fatta pane per la fame di altri.

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Al popolo che chiede cosa sia necessario compiere, Gesรน risponde che lโ€™unica cosa da fare รจ lasciarsi trasformare in colui di cui ci si nutre. Lasciarsi fare da lui. Imparare ad alzare gli occhi al cielo e non passare la vita a precipitarsi su qualcosa che puรฒ saziare solo per un istante. Se non riesci a dare un nome a ciรฒ di cui ti nutri (Che cosโ€™รจ?, si chiedevano gli Ebrei nel deserto), se non riuscirai a leggere tutto come segno di un Dio che sempre provvede alla fame del suo popolo, potrai ingurgitare tutto il cibo di questo mondo ma non ti sarai mai nutrito.

Ancora una volta emerge lโ€™incomprensione dei suoi interlocutori:ย quale segno compi perchรฉ vediamo e ti crediamo?ย A nulla era valso quanto era accaduto soltanto il giorno prima. Era bastato solo a saziare la fame del corpo. Quella folla รจ incapace di lasciar parlare la vita.
Se Dio dispensasse qualche segnoโ€ฆ cosรฌ preghiamo talvolta, ma la fede non matura in modo automatico dal segno ma dal saper leggere i segni.

Dacci sempre questo paneโ€ฆย Ecco la domanda giusta: ma guai a far sรฌ che questa richiesta venga dallo stomaco e non dal cuore.

Per gentile concessione di don Antonio Savone dal suo blog | CANALE YOUTUBE | TELEGRAM

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