don Antonello Iapicca – Vangelo del giorno – 19 Gennaio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mc 3, 13-19

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Gesรน vuole te, solo perchรฉ sei tu, cosรฌ come sei. Ogni chiamata sorge da questa scelta del Signore, misteriosa e gratuita, che fonda la nostra vita nello stare con Lui. Tutto ha origine da questa intimitร  d’amore che plasma l’apostolo, un altro se stesso di Gesรน inviato nel mondo.

CHIAMATI A STARE CON GESU’ NELL’INTIMITA’ FECONDA DELLA CROCE DALLA QUALE PREDICARE IL VANGELO E SCACCIARE I DEMONI DI QUESTA GENERAZIONE

Gesรน chiama quelli che โ€œvuole”. In spagnolo amare e volere si esprimono con la stessa parola, โ€œquererโ€.
Eโ€™ salito sul monte Golgota perchรฉ solo inchiodato sulla Croce dai nostri peccati poteva conoscere e cosรฌ volere e amare ciascuno di noi โ€œcosรฌ come siamoโ€. Che follia…

Gesรน vuole e sceglie in base al requisito che chiunque rifiuterebbe. Non ci ha scelto per le nostre capacitร  ma per quello che nascondiamo.

Come ha voluto e scelto quei dodici uomini perchรฉ conosceva il loro cuore e sapeva che lโ€™avrebbero vigliaccamente tradito: ha voluto e scelto la povertร  e la debolezza dei peccatori, tu ed io, per poterli amare.

Eโ€™ questo il senso di ogni chiamata. Per questo proprio dalla Croce che oggi ci limita e umilia nella nostra realtร , il Signore ci attira a sรฉ per strapparci alla superbia che ci obbliga a essere il dio che non siamo accogliendoci senza riserve nel suo amore.

L’abbandono del ministero, come il divorzio, le fughe di ogni giorno dal sacrificio e dalla sofferenza nascono sempre da un errore di prospettiva che ci fa scambiare Colui che chiama con colui che รจ chiamato.
Quando entriamo in crisi dinanzi alla nostra debolezza per lโ€™orgoglio con cui il demonio vorrebbe rubarci la chiamata, occorre tornare sempre alla sua origine che รจ Cristo e lo stare stare con Lui nella Chiesa, dove sperimentare il suo amore che assume la nostra realtร  per trasfigurarla.

Come ha fatto con Giacomo di Zebedรจo e Giovanni suo fratello, ai quali diede il nome di Boanรจrghes, figli del tuono. Come ti chiamerร  oggi il Signore? Lucia โ€œfiglia della burrascaโ€ per la tua nevrosi? Giuseppe โ€œpentola di fagioliโ€ per la tua pignoleria che ti fa puntualizzare su tutto? Claudio โ€œtopo gigioโ€ perchรฉ sempre timoroso a causa delle sofferenze patite? Marisa โ€œnuvole e soleโ€ per i cambiamenti di umore repentini?
Ebbene, proprio i difetti e le debolezze, le sofferenze della storia che nel mondo attirano ironia e spesso disprezzo e rifiuto sono il nome nuovo – il suo – che Gesรน imprime in noi unendoci a Lui sulla Croce dove ci “fa” apostoli.

Attraverso la Parola, i sacramenti e la comunione con i fratelli, come un artigiano, plasmando la materia grezza che gli offriamo crea in noi la sua immagine.

Apostolo infatti significa inviato, in ebraico โ€œshaliahโ€, ovvero un altro se stesso di colui che lo inviava. Come la Sposa dellโ€™Agnello, senza macchia nรฉ ruga, bella della bellezza del suo Sposo; la comunitร  che ci accoglie e della quale, fondati sulla fede degli Apostoli, siamo chiamati ad essere le porte sempre aperte per offrire al mondo la salvezza.

Niente piรน paura, perchรฉ Cristo ha vinto la morte e la notte non esiste piรน; nella Chiesa Egli ha il potere di trasformare tutte le debolezze in pietre preziose e meravigliose attraverso le quali risplende la luce del giorno eterno sul mondo.

Sรฌ, sulla Croce le lacrime, i lutti, il pianto, tutto di noi rifulge della gloria della resurrezione, predicazione credibile del Regno che pregustiamo e vessillo di vittoria capace di scacciare i demoni che tengono schiavi gli uomini con la paura della morte.

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