Carissime e carissimi giovani,
รจ bello ritrovarvi a un anno dallโevento di Assisi e sapere che il vostro lavoro per rianimare lโeconomia va avanti con frutti, entusiasmo e impegno.
Mi avete spesso sentito dire che la realtร รจ superiore allโidea [1] . E tuttavia le idee ispirano e ce nโรจ una che, sin da quando ero un giovane studente di teologia, mi affascina. In latino si chiama la coincidentia oppositorum , cioรจ lโunitร degli opposti. Secondo questa idea la realtร รจ fatta di poli opposti, di coppie che sono in opposizione tra loro. Alcuni esempi sono il grande e il piccolo, la grazia e la libertร , la giustizia e lโamore, e cosรฌ via. Cosa fare di questi opposti? Certo si puรฒ tentare di scegliere uno dei due e di eliminare lโaltro. Oppure, come suggerivano gli autori che studiavo, nel tentativo di conciliare gli opposti, si potrebbe fare una sintesi, evitando di cancellare un polo o lโaltro, per risolverli in un piano superiore, dove perรฒ la tensione non sia eliminata.
Cari giovani, ogni teoria รจ parziale, limitata, non puรฒ pretendere di racchiudere o risolvere completamente gli opposti. Cosรฌ รจ anche ogni progetto umano. La realtร sfugge sempre. Allora, da giovane gesuita, questa idea dellโunitร degli opposti mi sembrava un paradigma efficace per capire il ruolo della Chiesa nella storia. Se ci pensate bene, perรฒ, รจ utile per capire che cosa succede nellโeconomia di oggi. Grande e piccolo, povertร e ricchezza e tanti altri opposti ci sono anche in economia. Economia sono le bancarelle del mercato, cosรฌ come gli snodi della finanza internazionale; cโรจ lโeconomia concreta fatta di volti, sguardi, persone, di piccole banche e imprese, e cโรจ lโeconomia tanto grande da sembrare astratta delle multinazionali, degli Stati, delle banche, dei fondi dโinvestimento; cโรจ lโeconomia del denaro, dei bonus e di stipendi altissimi accanto a una economia della cura, delle relazioni umane, di stipendi troppo bassi per poter vivere bene. Dove รจ la coincidenza tra questi opposti? Essa si trova nella natura autentica dellโeconomia: essere luogo di inclusione e cooperazione, generazione continua di valore da creare e mettere in circolo con gli altri. Il piccolo ha bisogno del grande, il concreto dellโastratto, il contratto del dono, la povertร della ricchezza condivisa.
Tuttavia, non dimenticatelo, ci sono opposizioni che non generano affatto unโarmonia. Lโeconomia che uccide non coincide con unโeconomia che fa vivere; lโeconomia delle enormi ricchezze per pochi non si armonizza dal proprio interno con i troppi poveri che non hanno di come vivere; il gigantesco business delle armi non avrร mai nulla in comune con lโeconomia della pace; lโeconomia che inquina e distrugge il pianeta non trova nessuna sintesi con quella che lo rispetta e lo custodisce.
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ร proprio in queste consapevolezze il cuore della nuova economia per la quale vi impegnate. Lโeconomia che uccide, che esclude, che inquina, che produce guerra, non รจ economia : altri la chiamano economia, ma รจ solo un vuoto, unโassenza, รจ una malattia, una perversione dellโeconomia stessa e della sua vocazione. Le armi prodotte e vendute per le guerre, i profitti fatti sulla pelle dei piรน vulnerabili e indifesi, come chi lascia la propria terra in cerca di un migliore avvenire, lo sfruttamento delle risorse e dei popoli che rubano terre e salute: tutto questo non รจ economia, non รจ un polo buono della realtร , da mantenere. ร solo prepotenza, violenza, รจ solo un assetto predatorio da cui liberare lโumanitร .
Vorrei proporvi una seconda idea che mi sta molto a cuore, legata a quanto vi ho appena detto sulle tensioni interne allโeconomia: lโeconomia delle terra e lโeconomia del cammino . Lโ economia della terra viene dal primo significato della parola economia, quello di cura della casa . La casa non รจ solo il luogo fisico dove viviamo, ma รจ la nostra comunitร , le nostre relazioni, sono le cittร che abitiamo, le nostre radici. Per estensione, la casa รจ il mondo intero, lโunico che abbiamo, affidato a tutti noi. Per il solo fatto di essere nati siamo chiamati a diventare custodi di questa casa comune e, quindi, fratelli e sorelle di ogni abitante della terra. Fare economia significa prenderci cura della casa comune, e questo non sarร possibile se non avremo occhi allenati a vedere il mondo a partire dalle periferie: lo sguardo degli esclusi, degli ultimi. Finora lo sguardo sulla casa che si รจ imposto รจ stato quello degli uomini, dei maschi, in genere occidentali e del nord del mondo. Abbiamo lasciato fuori per secoli โ tra gli altri – lo sguardo delle donne: se fossero stati presenti, ci avrebbero fatto vedere meno merci e piรน relazioni, meno denaro e piรน redistribuzione, piรน attenzione a chi ha e a chi non ha, piรน realtร e meno astrazione, piรน corpo e meno chiacchiere. Non possiamo piรน continuare a escludere sguardi diversi dalla prassi e dalla teoria economica, cosรฌ come dalla vita della Chiesa. Per questo, una mia gioia speciale รจ vedere quante giovani donne sono protagoniste di Economy of Francesco. Lโeconomia integrale รจ quella che si fa con e per i poveri – in tutti i modi in cui si รจ poveri oggi – gli esclusi, gli invisibili, quelli che non hanno voce per farsi sentire. Dobbiamo trovarci lรฌ, sulle faglie della storia e dell’esistenza e, per chi si dedica allo studio dell’economia, anche alle periferie del pensiero, che non sono meno importanti. Allora domandatevi: quali sono oggi le periferie della scienza economica? Non basta un pensiero su e per i poveri, ma con i poveri, con gli esclusi. Anche nella teologia abbiamo troppe volte โstudiato i poveriโ ma abbiamo poco studiato โcon i poveriโ: da oggetto della scienza devono diventare soggetti, perchรฉ ogni persona ha storie da raccontare, ha un pensiero sul mondo: la prima povertร dei poveri รจ essere esclusi dal dire la loro, esclusi dalla stessa possibilitร di esprimere un pensiero considerato serio. Si tratta di dignitร e rispetto, troppo spesso negati.
Ecco allora lโeconomia del cammino . Se guardiamo lโesperienza di Gesรน e dei primi discepoli รจ quella del โFiglio dellโuomo che non sa dove posare il capoโ (Lc, 9). Uno dei piรน antichi modi di descrivere i cristiani era: โquelli della viaโ. E quando Francesco dโAssisi, a noi tanto caro, iniziรฒ la sua rivoluzione anche economica in nome del solo vangelo, tornรฒ mendicante, errante: si mise a camminare, lasciando la casa di suo padre Bernardone. Quale via, allora, per chi vuole rinnovare dalle radici lโeconomia? Il cammino dei pellegrini รจ da sempre rischioso, intessuto di fiducia e di vulnerabilitร . Chi lo intraprende deve presto riconosce la sua dipendenza dagli altri, lungo il percorso: cosรฌ, voi comprendete che anche lโeconomia รจ mendicante delle altre discipline e saperi. E come il pellegrino sa che il suo viaggio sarร impolverato, cosรฌ voi sapete che il bene comune richiede un impegno che sporca le mani. Solo le mani sporche sanno cambiare la terra: la giustizia si vive, la caritร si incarna e, solidali nelle sfide, in esse si persevera con coraggio. Essere economisti e imprenditori โdi Francescoโ oggi significa essere necessariamente donne e uomini di pace: non darsi pace per la pace.
Cari giovani, non abbiate paura delle tensioni e dei conflitti, cercate di abitarli e di umanizzarli, ogni giorno. Vi affido il compito di custodire la casa comune e avere il coraggio del cammino .
ร difficile, ma so che voi potete farcela perchรฉ ce la state giร facendo. So che non รจ immediato inserire i vostri sforzi e condividere i vostri sogni allโinterno delle vostre Chiese e tra le realtร economiche dei territori che abitate. La realtร sembra giร configurata, spesso impermeabile come un terreno su cui non piove da troppo tempo. Non vi manchino pazienza e intraprendenza per lasciarvi conoscere e per stabilire connessioni via via piรน stabili e feconde. Il desiderio di un mondo nuovo รจ piรน diffuso di quanto appaia. Non chiudetevi in voi stessi: le oasi nel deserto sono luoghi cui tutti devono potere accedere, crocevia in cui sostare e da cui ripartire diversi. Rimanete dunque aperti e cercate con determinazione ed entusiasmo i vostri colleghi, i vostri vescovi, i vostri concittadini. E in questo, vi ripeto, i poveri siano con voi. Date voce e date forma a un popolo, perchรฉ la concretezza dellโeconomia e delle soluzioni che state studiando e sperimentando coinvolgono la vita di tutti. Cโรจ piรน spazio per voi di quanto oggi non appaia. Vi chiedo quindi di rimanere attivamente uniti, costruendo su temi operativi veri e propri ponti fra i continenti, che portino definitivamente fuori lโumanitร dallโera coloniale e delle diseguaglianze. Date volti, contenuto e progetti a una fraternitร universale. Siate pionieri dallโinterno della vita economica e imprenditoriale di uno sviluppo umano integrale.
Mi fido di voi, e, non dimenticatelo mai: vi voglio molto bene.
FRANCESCO
[1] EG 217-237



