Messaggio di Papa Francesco ai partecipanti al IV incontro annuale di The Economy of Francesco

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Carissime e carissimi giovani,

รจ bello ritrovarvi a un anno dallโ€™evento di Assisi e sapere che il vostro lavoro per rianimare lโ€™economia va avanti con frutti, entusiasmo e impegno.

Mi avete spesso sentito dire che la realtร  รจ superiore allโ€™idea [1] . E tuttavia le idee ispirano e ce nโ€™รจ una che, sin da quando ero un giovane studente di teologia, mi affascina. In latino si chiama la coincidentia oppositorum , cioรจ lโ€™unitร  degli opposti. Secondo questa idea la realtร  รจ fatta di poli opposti, di coppie che sono in opposizione tra loro. Alcuni esempi sono il grande e il piccolo, la grazia e la libertร , la giustizia e lโ€™amore, e cosรฌ via. Cosa fare di questi opposti? Certo si puรฒ tentare di scegliere uno dei due e di eliminare lโ€™altro. Oppure, come suggerivano gli autori che studiavo, nel tentativo di conciliare gli opposti, si potrebbe fare una sintesi, evitando di cancellare un polo o lโ€™altro, per risolverli in un piano superiore, dove perรฒ la tensione non sia eliminata.

Cari giovani, ogni teoria รจ parziale, limitata, non puรฒ pretendere di racchiudere o risolvere completamente gli opposti. Cosรฌ รจ anche ogni progetto umano. La realtร  sfugge sempre. Allora, da giovane gesuita, questa idea dellโ€™unitร  degli opposti mi sembrava un paradigma efficace per capire il ruolo della Chiesa nella storia. Se ci pensate bene, perรฒ, รจ utile per capire che cosa succede nellโ€™economia di oggi. Grande e piccolo, povertร  e ricchezza e tanti altri opposti ci sono anche in economia. Economia sono le bancarelle del mercato, cosรฌ come gli snodi della finanza internazionale; cโ€™รจ lโ€™economia concreta fatta di volti, sguardi, persone, di piccole banche e imprese, e cโ€™รจ lโ€™economia tanto grande da sembrare astratta delle multinazionali, degli Stati, delle banche, dei fondi dโ€™investimento; cโ€™รจ lโ€™economia del denaro, dei bonus e di stipendi altissimi accanto a una economia della cura, delle relazioni umane, di stipendi troppo bassi per poter vivere bene. Dove รจ la coincidenza tra questi opposti? Essa si trova nella natura autentica dellโ€™economia: essere luogo di inclusione e cooperazione, generazione continua di valore da creare e mettere in circolo con gli altri. Il piccolo ha bisogno del grande, il concreto dellโ€™astratto, il contratto del dono, la povertร  della ricchezza condivisa.

Tuttavia, non dimenticatelo, ci sono opposizioni che non generano affatto unโ€™armonia. Lโ€™economia che uccide non coincide con unโ€™economia che fa vivere; lโ€™economia delle enormi ricchezze per pochi non si armonizza dal proprio interno con i troppi poveri che non hanno di come vivere; il gigantesco business delle armi non avrร  mai nulla in comune con lโ€™economia della pace; lโ€™economia che inquina e distrugge il pianeta non trova nessuna sintesi con quella che lo rispetta e lo custodisce.

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รˆ proprio in queste consapevolezze il cuore della nuova economia per la quale vi impegnate. Lโ€™economia che uccide, che esclude, che inquina, che produce guerra, non รจ economia : altri la chiamano economia, ma รจ solo un vuoto, unโ€™assenza, รจ una malattia, una perversione dellโ€™economia stessa e della sua vocazione. Le armi prodotte e vendute per le guerre, i profitti fatti sulla pelle dei piรน vulnerabili e indifesi, come chi lascia la propria terra in cerca di un migliore avvenire, lo sfruttamento delle risorse e dei popoli che rubano terre e salute: tutto questo non รจ economia, non รจ un polo buono della realtร , da mantenere. รˆ solo prepotenza, violenza, รจ solo un assetto predatorio da cui liberare lโ€™umanitร .

Vorrei proporvi una seconda idea che mi sta molto a cuore, legata a quanto vi ho appena detto sulle tensioni interne allโ€™economia: lโ€™economia delle terra e lโ€™economia del cammino . Lโ€™ economia della terra viene dal primo significato della parola economia, quello di cura della casa . La casa non รจ solo il luogo fisico dove viviamo, ma รจ la nostra comunitร , le nostre relazioni, sono le cittร  che abitiamo, le nostre radici. Per estensione, la casa รจ il mondo intero, lโ€™unico che abbiamo, affidato a tutti noi. Per il solo fatto di essere nati siamo chiamati a diventare custodi di questa casa comune e, quindi, fratelli e sorelle di ogni abitante della terra. Fare economia significa prenderci cura della casa comune, e questo non sarร  possibile se non avremo occhi allenati a vedere il mondo a partire dalle periferie: lo sguardo degli esclusi, degli ultimi. Finora lo sguardo sulla casa che si รจ imposto รจ stato quello degli uomini, dei maschi, in genere occidentali e del nord del mondo. Abbiamo lasciato fuori per secoli โ€“ tra gli altri – lo sguardo delle donne: se fossero stati presenti, ci avrebbero fatto vedere meno merci e piรน relazioni, meno denaro e piรน redistribuzione, piรน attenzione a chi ha e a chi non ha, piรน realtร  e meno astrazione, piรน corpo e meno chiacchiere. Non possiamo piรน continuare a escludere sguardi diversi dalla prassi e dalla teoria economica, cosรฌ come dalla vita della Chiesa. Per questo, una mia gioia speciale รจ vedere quante giovani donne sono protagoniste di Economy of Francesco. Lโ€™economia integrale รจ quella che si fa con e per i poveri – in tutti i modi in cui si รจ poveri oggi – gli esclusi, gli invisibili, quelli che non hanno voce per farsi sentire. Dobbiamo trovarci lรฌ, sulle faglie della storia e dell’esistenza e, per chi si dedica allo studio dell’economia, anche alle periferie del pensiero, che non sono meno importanti. Allora domandatevi: quali sono oggi le periferie della scienza economica? Non basta un pensiero su e per i poveri, ma con i poveri, con gli esclusi. Anche nella teologia abbiamo troppe volte โ€˜studiato i poveriโ€™ ma abbiamo poco studiato โ€˜con i poveriโ€™: da oggetto della scienza devono diventare soggetti, perchรฉ ogni persona ha storie da raccontare, ha un pensiero sul mondo: la prima povertร  dei poveri รจ essere esclusi dal dire la loro, esclusi dalla stessa possibilitร  di esprimere un pensiero considerato serio. Si tratta di dignitร  e rispetto, troppo spesso negati.

Ecco allora lโ€™economia del cammino . Se guardiamo lโ€™esperienza di Gesรน e dei primi discepoli รจ quella del โ€˜Figlio dellโ€™uomo che non sa dove posare il capoโ€™ (Lc, 9). Uno dei piรน antichi modi di descrivere i cristiani era: โ€œquelli della viaโ€. E quando Francesco dโ€™Assisi, a noi tanto caro, iniziรฒ la sua rivoluzione anche economica in nome del solo vangelo, tornรฒ mendicante, errante: si mise a camminare, lasciando la casa di suo padre Bernardone. Quale via, allora, per chi vuole rinnovare dalle radici lโ€™economia? Il cammino dei pellegrini รจ da sempre rischioso, intessuto di fiducia e di vulnerabilitร . Chi lo intraprende deve presto riconosce la sua dipendenza dagli altri, lungo il percorso: cosรฌ, voi comprendete che anche lโ€™economia รจ mendicante delle altre discipline e saperi. E come il pellegrino sa che il suo viaggio sarร  impolverato, cosรฌ voi sapete che il bene comune richiede un impegno che sporca le mani. Solo le mani sporche sanno cambiare la terra: la giustizia si vive, la caritร  si incarna e, solidali nelle sfide, in esse si persevera con coraggio. Essere economisti e imprenditori โ€œdi Francescoโ€ oggi significa essere necessariamente donne e uomini di pace: non darsi pace per la pace.

Cari giovani, non abbiate paura delle tensioni e dei conflitti, cercate di abitarli e di umanizzarli, ogni giorno. Vi affido il compito di custodire la casa comune e avere il coraggio del cammino .

รˆ difficile, ma so che voi potete farcela perchรฉ ce la state giร  facendo. So che non รจ immediato inserire i vostri sforzi e condividere i vostri sogni allโ€™interno delle vostre Chiese e tra le realtร  economiche dei territori che abitate. La realtร  sembra giร  configurata, spesso impermeabile come un terreno su cui non piove da troppo tempo. Non vi manchino pazienza e intraprendenza per lasciarvi conoscere e per stabilire connessioni via via piรน stabili e feconde. Il desiderio di un mondo nuovo รจ piรน diffuso di quanto appaia. Non chiudetevi in voi stessi: le oasi nel deserto sono luoghi cui tutti devono potere accedere, crocevia in cui sostare e da cui ripartire diversi. Rimanete dunque aperti e cercate con determinazione ed entusiasmo i vostri colleghi, i vostri vescovi, i vostri concittadini. E in questo, vi ripeto, i poveri siano con voi. Date voce e date forma a un popolo, perchรฉ la concretezza dellโ€™economia e delle soluzioni che state studiando e sperimentando coinvolgono la vita di tutti. Cโ€™รจ piรน spazio per voi di quanto oggi non appaia. Vi chiedo quindi di rimanere attivamente uniti, costruendo su temi operativi veri e propri ponti fra i continenti, che portino definitivamente fuori lโ€™umanitร  dallโ€™era coloniale e delle diseguaglianze. Date volti, contenuto e progetti a una fraternitร  universale. Siate pionieri dallโ€™interno della vita economica e imprenditoriale di uno sviluppo umano integrale.

Mi fido di voi, e, non dimenticatelo mai: vi voglio molto bene.

FRANCESCO

[1] EG 217-237

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