Un cuore che ascolta
Che sia paragonata alla pioggia e alla neve che fecondano la terra e la fanno germogliare (come afferma la prima lettura: Is 55,10-11) o al seme seminato dal seminatore che dร frutto in proporzioni diverse a seconda dei differenti tipi di terreno (come emerge dal vangelo: Mt 13,1-23), la parola di Dio manifesta unโefficacia che non รจ dellโordine della magia, ma richiede la sinergia dellโuomo.
La prima lettura รจ costituita da un breve passo tratto dalla parte finale della profezia del Deuteroisaia (Is 40-55) e crea unโinclusione con lโaffermazione iniziale che dice che โla parola del nostro Dio dura per sempreโ (Is 40,8). Il testo sembra dire: avviene per la parola di Dio come per la pioggia: una volta caduta, essa irriga e fa germogliare. La pioggia produce effetti, non finisce nel nulla. E questi effetti sono positivi: poichรฉ il paese dโIsraele รจ terra arida e minacciata da siccitร , la pioggia รจ sentita come benedizione (Dt 11,11; Sal 65,10-11: โTu visiti la terra e la disseti โฆ ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle, la bagni con le piogge e benedici i suoi germogliโ). Il parlare di Dio รจ connesso anche altrove al piovere e al nevicare (Gb 37,6: โEgli dice alla neve: โCadi sulla terraโ e alle piogge torrenziali: โSiate violenteโโ; Sal 147,6: โManda sulla terra il suo messaggio: la sua parola corre veloce. Fa scendere la neve come lana, come polvere sparge la brinaโ). Tratte dallโambito dei fenomeni metereologici e atmosferici, la pioggia e la neve si rivelano una buona metafora per alludere al parlare di Dio, dunque alla potenza di Dio (cf. Gb 38,25-28, che culmina nella straordinaria domanda: โHa forse un padre la pioggia?โ). Lโanalogia tra i due fenomeni (parlare di Dio โ piovere) risiede nel movimento discensionale e nellโefficacia operativa, unโefficacia positiva: si tratta di โbenedizioni del cielo dallโaltoโ (Gen 49,25).
Lโespressione ebraica utilizzata per esprimere lโefficacia della parola divina suona letteralmente come โnon tornerร a me a vuotoโ (v. 11) e altrove indica la freccia che non fallisce il bersaglio (Ger 50,9) o la spada di Saul che colpisce con precisione (2Sam 1,22). La parola salda di Dio dice la sua fedeltร e la sua affidabilitร : la sua parola โnon torna indietroโ (Is 45,23), cioรจ egli non ritratta, non si rimangia la parola pronunciata. Tuttavia vi รจ anche un frutto che la parola produce nellโimpatto con lโumanitร : e se la pioggia fa germogliare erba, fiori e piante, la parola di Dio che cosa fa germogliare? Vi รจ un iter della Parola di Dio che รจ compiuto quando essa, dopo essere stata pronunciata da Dio, ritorna a Dio. Ed essa vi ritorna in forma di lode e ringraziamento, di supplica e invocazione, di preghiera personale e comunitaria, di orazione e di liturgia. Non a caso la preghiera dei Salmi, risposta umana alla Parola di Dio, รจ inglobata dal Canone biblico nella Scrittura che contiene e trasmette la Parola di Dio. Analogamente al dinamismo dellโincarnazione, la Parola di Dio ritorna a Dio in forma di parola umana, avendo suscitato una parola umana. La Parola di Dio รจ davvero tale (cf. 1Ts 2,13) quando รจ ascoltata e celebrata dagli uomini, quando รจ da loro riconosciuta e diviene fonte di dialogo personale e collettivo con il Signore. Concretamente, la Parola di Dio, che รจ anche storia ed evento, una volta riconosciuta nella realtร , suscita una risposta orante a Dio. La preghiera e la liturgia compiono la Parola di Dio.
Ma cโรจ un altro ritorno che la parola pronunciata da Dio vuole suscitare. E questo emerge con evidenza se si colloca il brano liturgico di Is 55,10-11 nel contesto dellโintero capitolo finale del Deuteroisaia. La parola salda e certa di Dio afferma che รจ finito lโesilio babilonese e che il popolo dโIsraele rientrerร nella sua terra. Questo dice il Deuteroisaia sigillando tale affermazione con lโespressione: โla bocca del Signore ha parlatoโ (Is 40,5). Il capitolo 55 รจ modellato sul formulario della liturgia di rinnovamento dellโalleanza che comprende lโinvito rivolto al popolo a volgersi a Dio di cui si ricordano le grazie e gli interventi prodigiosi del passato (55,1-5), lโappello pressante alla conversione (55,6-9), quindi lโaffermazione dellโefficacia della parola divina (55,10-11) e infine la promessa di benedizione, ovvero il ritorno dalla deportazione babilonese (55,12-13). Cosรฌ, le espressioni circa lโefficacia della parola di Dio si inseriscono nel contesto dialogico dellโalleanza e diventano un invito a conversione, al ritorno al Signore. Questo il ritorno che la parola divina suscita: la conversione รจ la risposta che il Dio che parla, il Dio dellโalleanza, sollecita dal suo popolo. La conversione รจ la responsabilitร dellโuomo di fronte alla parola di Dio. Il ritorno in patria dei figli dโIsraele esiliati sarebbe monco e gravemente carente senza ritorno spirituale al Signore, senza conversione. Lโazione trasformatrice della parola di Dio tende a suscitare la conversione dellโuomo e questo รจ anche il messaggio del testo evangelico.
E poichรฉ la conversione รจ atto della libertร dellโuomo, non stupisce che la parabola evangelica del seminatore presenti tre casi su quattro in cui la parola di Dio resta senza effetto (Mt 13,19.20-21.22) e anche il quarto caso, quello cioรจ in cui la parola viene ascoltata e compresa, produce frutto in maniera molto diversificata (โil cento, il sessanta, il trenta per unoโ: Mt 13,23). Dalla parola che Dio pronuncia lโaccento si sposta cosรฌ sullโascolto e sulla capacitร di comprensione dellโuomo. Ma forse proprio questa parabola esprime una forma di paradossale efficacia della parola di Dio svelando diverse forme di ascolto inadeguato della parola di Dio che arrivano a neutralizzarne la potenza trasformante. Vi รจ la possibilitร di guardare senza vedere, di sentire senza ascoltare, dice Gesรน riprendendo un testo di Isaia. E occhi che non vedono e orecchi che non ascoltano rivelano un cuore indurito (si noti la sequenza: cuore, orecchi, occhi โ occhi, orecchi, cuore in Mt 13,15). Il verbo utilizzato puรฒ indicare lโispessimento del cuore, il suo โessere ingrassatoโ, โdivenuto ottusoโ, โistupiditoโ. La stupiditร รจ il contrario dello stupore. Lo stupore aguzza i sensi, nasce da unโattenzione vigile, da una sensibilitร acuta e sottile verso tutto ciรฒ che esiste. Insomma, lโindurimento del cuore รจ anche intontimento, incapacitร di comprendere, di farsi spazio di accoglienza. Cuore grasso e mente ottusa: secondo il vangelo di Marco Gesรน non risparmierร queste immagini ai suoi discepoli: โAvete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete? Avete orecchi e non udite? Non vi ricordate โฆ?โ (Mc 8,17-18).
La parabola chiede dunque di essere recepita come ammonimento: i tipi di terreno sono delle possibilitร del cuore di ognuno. Tutti i terreni โ quelli elencati nella parabola e forse anche tanti altri che impediscono alla parola di portare frutto โ sono rappresentati nel nostro cuore. E in una vita di fede (perchรฉ anche la fede, la fede di ciascuno, ha una storia) si possono conoscere momenti di ascolto infecondo, perchรฉ distratto, perchรฉ il nostro cuore รจ sequestrato da sofferenze e preoccupazioni che ci tolgono la pace; perchรฉ siamo incapaci di dare continuitร e perseverare in una scelta; perchรฉ siamo superficiali e rifiutiamo di scendere nel profondo di noi stessi, lร dove la parola potrebbe davvero evangelizzare la nostra interioritร . Oppure perchรฉ siamo attratti da altre parole e messaggi decisamente piรน allettanti rispetto alla parola esigente del Signore e ci sembra che lโobbedienza a tale parola non ci abbia portato alcun miglioramento e nessun vantaggio. Oppure perchรฉ la negligenza e la pigrizia ci portano a smarrire lo slancio e a spegnere il desiderio e a rintanarci in noi stessi, nellโorticello rassicurante del nostro piccolo mondo. Oppure perchรฉ a un certo punto il costo di un ascolto che comprende e trasforma ci sembra troppo alto e preferiamo seguire il demone della facilitร . Oppure โฆ
Unโinteressante esegesi della parabola la interpreta alla luce della professione di fede ebraica espressa nello Shemร Israel, che chiede allโuomo di amare Dio con tutto il cuore, con tutte le forze e con tutta lโanima. Il terreno buono che porta frutto nella misura del cento per uno rappresenta coloro che amano Dio con tutta lโanima, ovvero โ secondo una diffusa interpretazione rabbinica โ โanche se il Signore ti strappa lโanimaโ, cioรจ fino al dono della vita, al martirio. Chi porta frutto al sessanta per uno รจ chi ama Dio con tutte le forze, cioรจ con tutte le ricchezze: sono coloro che danno via i loro beni ma non arrivano a donare la loro stessa vita; infine il terreno che produce il trenta per uno rappresenta chi ama Dio con tutto il cuore, con cuore saldo e indiviso, ma non giunge nรฉ a dare i propri beni e neppure a perdere la vita. Trovo suggestivo in questa interpretazione il rapporto che emerge tra ascolto e amore. Lโascolto apre la strada al bene, per sรฉ e per gli altri, mentre il non-ascolto โ si pensi al seme caduto lungo la strada e subito mangiato dagli uccelli spiegato in riferimento a chi ascolta la parola senza comprenderla (Mt 13,4.19) โ apre il cuore al male (โviene il Maligno e porta via ciรฒ che รจ stato seminato nel suo cuoreโ). Il male come chiusura allโascolto. Lโascolto emerge dunque come la grande responsabilitร del credente. Karl Rahner parlava dei credenti come del โpopolo degli ascoltanti della parola di Dioโ.
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose



