La domenica dellโOttava di Pasqua, totalmente splendente di luce pasquale, nella gloria della Resurrezione del Signore, attraverso il brano del Vangelo di Giovanni, ci riporta spiritualmente nel cenacolo, dove Gesรน si manifesta ai suoi discepoli riuniti. Essi sono impauriti, se ne stanno rinchiusi nel cenacolo, dopo i fatti della passione e della morte, sono paralizzati dalla paura. Hanno giร ricevuto lโannuncio delle donne, ma hanno bisogno ancora di essere confermati nella fede.
ร Gesรน, che,ย ย manifestandosi, torna a dare pace e vita ai suoi, inviandoli in missione. Soltanto lโincontro con il Vivente, che mostra le sue mani e il suo fianco con i segni della sua passione impressi nel suo corpo glorificato, conferma ai suoi che la morte non ha avuto e non avrร mai piรน la meglio, ma รจ sempre la vita che trionfa. Lโincontro con il Risorto trasforma la paura in gioia. Da questo incontro scaturisce la missione: nella forza dello Spirito, โche รจ Signore e dร la vitaโ, i testimoni sono inviati a far fiorire la Pasqua nel cuore degli uomini, specialmente attraverso il miracolo del perdono. Come nel corpo glorificato di Gesรน, i segni del suo amore restano per sempre, cosรฌ la sua Parola sulla Chiesa rimane irrevocabile: quando i suoi rimetteranno i peccati, questi saranno rimessi; quando non lo faranno, i peccati rimarranno sui cuori.
Sulla veritร di questa parola di Gesรน, si gioca lโesperienza della vita nuova, la vita dei risorti, che si realizza nelle anime. Attraverso il miracolo della Misericordia e del perdono, lโevento della risurrezione continua ad avere effetto nelle nostre vite. Il primo destinatario della missione degli Apostoli รจ uno di loro, Tommaso, Didimo (dal greco โdidimosโ, gemello), il gemello di ciascuno di noi, che โ non essendo presente allโincontro dei suoi fratelli con il Risorto โ riceve la testimonianza della risurrezione. Tommaso dubita, ha bisogno di altro, non gli basta la testimonianza che tramanda lโevento, vuole toccare e fare esperienza delle piaghe del Risorto in maniera diretta. Ha visto morire Cristo, per accettare che sia vivo, vuole vederlo. Dopo una settimana il Vivente gli si manifesta.
Alla sua presenza, non ha bisogno di altro: esprime la piรน bella professione di fede del Nuovo Testamento, dice che Gesรน รจ il suo Signore (Kyrios, traduzione diย Elohim) e il suo Dio (Theos, traduzione diย Adonai). Usa le due espressioni del nome di Dio dellโAntico Testamento, i nomi della rivelazione di Dio, applicati a Gesรน. Il Risorto e il Vivente รจ il vero Dio creatore e Signore del tempo e della storia e, con quel pronome โmioโ, conferma tutta la sua adesione di fede personale a questa veritร .
Lโesperienza di Tommaso รจ lโesperienza di ciascuno di noi, quando nella notte del dubbio veniamo toccati dallโincontro con Cristo. Il percorso della fede di ciascuno di noi รจ fatto di ricerca, di momenti di crescita, ma anche di oscuritร . Quando perรฒ ci lasciamo coinvolgere dalla sua Presenza, la nostra fede matura e cresce e siamo destinatari di quella beatitudine espressa da Gesรน: sono beati coloro che pur non avendo visto con gli occhi fisici, credono nel cuore che Egli รจ risorto e vivente e da questa fede ricevono la vita.



